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Nonostante tutto mostra fotografica di riccardo bononi

Fotogiornalismo a Spazio Tadini Casa Museo. Venerdì 24 gennaio 2020 inaugura la mostra fotografica personale di Riccardo Bononi “Nonostante tutto.

A cura di Federicapaola Capecchi, propone una selezione di 4 reportage frutto di 10 anni in Madagascar: Generation Graveyad, The Red Island and the Black Death, The Cities of Flies e Una belle vie, une belle mort.

Riccardo Bononi – Graveyard Generation @Irfoss-Prospekt

Quarantatre fotografie di una forza tagliente e con un grande carattere che propongono un’attenta analisi antropologica, una sottile e impegnativa cronaca sociale, etica e un lieve quanto determinato invito ad un’umanità possibile. Perché nonostante tutto, si può e si deve vivere. Solo uno dei tanti insegnamenti di questi reportage.

Generation Graveyad racconta di una generazione di bambini e adolescenti divenuti orfani in seguito al colpo di Stato del 2009, che hanno trasformato il cimitero monumentale della capitale nella loro casa, dove vivono tutti insieme come una grande famiglia.

The Red Island and the Black Death analizza un fenomeno ciciclo in Madagascar, la peste bubbonica e polmonare. Da quasi un secolo affligge il Paese e Riccardo Bononi ne indaga le cause e le conseguenze sulla popolazione.

The Cities of Flies racconta della “Città delle mosche”, la più grande discarica a cielo aperto forse mai vista al mondo. Ne descrive la vita al suo interno: cimitero per gli indesiderati e Casa per chi è stato abbandonato dalla società.

Riccardo Bononi – Graveyard Generation @Irfoss-Prospekt

Una belle vie, une belle mort  è il libro di Riccardo Bononi capace di contenere e veicolare tutte queste analisi, cronache e riflessioni e che pone un’arguta, acuta e penetrante – quanto affascinante – provocazione: “Potresti immaginare un mondo in cui l’idea stessa della morte non esiste? Dove gli uomini non sono spaventati dalla morte e dai tabù ossessivi riguardanti la mortalità umana? L’antropologo britannico Geoffrey Gorer ha scritto di come la morte sia diventata “pornografica” per noi occidentali, un contenuto osceno da cui proteggere i bambini. La paura associata alla morte è sempre stata considerata un universale culturale nel tempo e nello spazio: <Gli uomini temono la morte>, e questa convinzione non è mai stata messa in dubbio. Tuttavia questa verità viene meno in Madagascar, dove il Culto degli Antenati è la religione di stato: un mondo agli antipodi, dove i vivi e i morti intrattengono discussioni, condividono esperienze e spazi domestici, dove i bambini giocano tra i cadaveri e la morte non è mai considerata come antitetica alla vita”.

Riccardo Bononi – Graveyard Generation @Irfoss-Prospekt

Come antropologo culturale, Riccardo Bononi ha vissuto per dieci anni a stretto contatto con il popolo malgascio, nelle loro case e nelle loro tombe, immergendosi completamente con le loro usanze, linguaggi e tradizioni peculiari, condividendone tanto la vita quotidiana, quanto la quotidianità della morte.

Un fotogiornalista capace di dare corpo e voce, con intelligenza e in modo penetrante, a storie non solo di estremo interesse antropologico” – scrive la curatrice della mostra Federicapaola Capecchi – “ma che sono anche dei veri e propri insegnamenti. Fotografie che narrano in modo veritiero, con acume di indagine e riflessione, le vicende. Una sintesi, splendida e drammatica al tempo stesso, di vaste problematiche e distonie … la disperazione, il silenzio, la ferocia, l’idifferenza e le invincibili e ataviche – o moderne? – paure della nostra società. Al tempo stesso, una vera e propria speranza ed elogio della bellezza. In ognuno di questi reportage, nonostante tutto, emerge in modo forte come solo accettando la crudeltà saremo capaci di perseguire la bellezza. Altrettanto, di fotografia in fotografia, taglia e fende colpi precisi e ben assestati, un senso di liberazione, a tratti, di resurrezione. Un uomo, Riccardo Bononi, capace, attraverso il mezzo fotografico, di spalancare un orizzonte nuovo, un punto di vista al quale, forse, non giungeremmo da soli, ma che la fotografia cattura, quel punto di vista e capacità di porgerlo, che prende forma nella critica sociale, graffiante e incisiva, che sposta il “fuoco” (e le parole) del discorso, e la visione delle cose”.

Riccardo Bononi – Biografia

Laureato in due distinte branche delle scienze sociali (psicologia e antropologia), dal 2010 è ricercatore e docente di Antropologia Visuale presso l’Istituto Ricerca e Formazione nelle Scienze

Sociali (Irfoss) di Padova, dal 2015 entra a far parte dell’agenzia fotografica internazionale Prospekt Photographers. La scelta di associare la fotografia alla sua attività di ricerca sul campo lo ha portato a lavorare in Africa, Sud America, Sud Est asiatico, India, Europa e Stati Uniti. Dal 2006 ha cominciato ha lavorato come antropologo in Madagascar, dove sta ancora portando avanti un progetto a lungo termine su importanti tematiche sociali. Già curatore di numerosi percorsi di fotografia etnografia in collaborazione con le istituzioni accademiche, le sue immagini sono state pubblicate su numerose testate nazionali ed internazionali ed esposte a Londra, Parigi, Berlino, Pechino, Lishui, Bucarest. Il suo lavoro sulla lucha libre femminile in Bolivia gli è valso il primo premio ed il titolo di “Miglior Fotografo dell’Anno” (categoria Professional, sport) ai World Photography Awards 2015.

Nella sua visione, la fotografia documentaria e molto di più di un semplice strumento di descrizione della realtà: è la base per un linguaggio universale, un ponte tra popoli e luoghi diversi capace di superare i confini invisibili tra culture.

NONOSTANTE TUTTO

RICCARDO BONONI

MOSTRA FOTOGRAFICA

A CURA DI FEDERICAPAOLA CAPECCHI

DAL 24 GENNAIO AL 23 FEBBRAIO 2020

CASA MUSEO SPAZIO TADINI

SEDE DI PHOTOMILANO

VIA NICCOLò JOMMELLI 24, 20131 MILANO

GIORNI E ORARI APERTURA MOSTRA:

DAL MERCOLEDì AL SABATO DALLE 15:30 ALLE 19:30 – DOMENICA SOLO SU APPUNTAMENTO – LUNEDì E MARTEDì CHIUSO

VISITE GUIDATE SABATO POMERIGGIO ON PRENOTAZIONE A FEDERICAPAOLA@GMAIL.COM

EVENTO COLLEGATO ALLA MOSTRA

UNE BELLE VIE UNE BELLE MORT

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI RICCARDO BONONI

MERCOLEDì 5 FEBBRAIO 2020 ALL’INTERNO DEI “DIMERCOLEDì” DI PHOTOMILANO – ORE 19:30

WWW.PHOTOMILANO.ORG

INFORMAZIONI PER LA STAMPA: FEDERICAPAOLA CAPECCHI, FEDERICAPAOLA@GMAIL.COM +39 347 7134066

FOTOGIORNALISMO-REPORTAGE A SPAZIO TADINI CASA MUSEO

The Melancholy of shadows di Moises Saman A cura di Chiara Oggioni Tiepolo – Ideazione e coordinamento Daria Bonera (giugno 2010)

Afghanistan e Libia Martyrs del fotoreporter Riccardo Venturi (febbraio 2016) a Cura di Federicapaola Capecchi

Francesco Cito e la fotografia di reportage (febbraio 2017) a Cura di Federicapaola Capecchi

(espongono anche 8 giovani Hermes Mereghetti, Simone Margelli, Andrea Brera, Luca Monelli, Gianluca Micheletti, Massimo Allegro, Virginia Bettoja, Stefania Villani)

Berengo Gardin e 8 fotografi per Photofestival Milano 2017 (aprile2017)a Cura di Federicapaola Capecchi

Placespast di Giovanni Mereghetti (gennaio 2018) a Cura di Federicapaola Capecchi e Francesco Tadini

Dal reportage al sogno di Graziano Perotti (marzo 2018) a Cura di Federicapaola Capecchi e Melina Scalise

Siria: storie di fuga e accoglienza di Simone Margelli (febbraio 2019) a Cura di Federicapaola Capecchi

Va tutto bene di Andrea Simeone – mostra inserita in PhotoFestival 2019 – (maggio 2019) a Cura di Federicapaola Capecchi

Siria: storie di fuga e accoglienza. Mostra fotografica di Simone Margelli

Parallelamente alla Mostra Profughi, mercoledì 27 febbraio, apre al pubblico la mostra fotografica “Siria: storie di fuga e accoglienza Al Mafraq Close to home”A Cura di Federicapaola Capecchi.  Un progetto realizzato a quattro mani da Simone Margelli, fotoreporter, insieme ad Enrico Nardi, giornalista. Racconta storie di alcune famiglie siriane.

La mostra è inserita nel Festival Fotografico Europeo 2019

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza; Fatima è arrivata nel 2013 dal Golan; nella guerra ha perso 3 figli e il marito

Un reportage fotogiornalistico sui profughi siriani, nel delicato confine tra Siria e Giordania.

Yahia, Fatima, Ahmed, Ibrahim, Sali e Hassna hanno aperto le loro abitazioni per condividere l’esperienza dell’esilio e delle nuove vite che si sono dovuti costruire. Testimonianze che regalano un punto di vista reale di cosa sia stata la Primavera Araba, la guerra, le contraddizioni di un conflitto di tali dimensioni. E di cosa sia l’accoglienza in un paese, la Giordania, che ha visto arrivare dal 2011 circa 670 mila emigrati siriani; un paese dove, però, la lingua, la cultura e la religione sono patrimoni comuni a entrambe le popolazioni.

Fotografie che riportano le persone, le famiglie e Mafraq, una “polverosa e congestionata città di frontiera” – come scrive Enrico Nardi – a poco più di 15 chilometri dal confine Siriano, vicino a casa dunque, ma non casa.

In mostra un reportage non predatorio – cosa che sarebbe potuta essere facile nella cruenza di un territorio soggetto ad una guerra devastante ormai da sette anni – e che vive anche di molti ritratti. Simone Margelli documenta e trascrive il tempo e la situazione, rendendo evidente lo spirito umano delle vicende, degli accadimenti e anche della terra, di quel particolare pezzo di terra, La Giordania, che confina a sud con la Siria.

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Yahia

A metà tra letteratura e giornalismo – scrive Federicapaola Capecchi – “Simone Margelli ed Enrico Nardi uniscono il ruolo del reportage e dell’inviato speciale. E scrivono un pezzo di storia, non quella che finisce nei libri, ma quella del presente, della realtà contingente, degli esseri umani. Descrivono un evento e lo contestualizzano, dando un nome e un volto alla loro storia e a questo presente; conducono per mano osservatore e lettore, che probabilmente non ha mai avuto modo di approfondire né di vedere determinati luoghi o fatti; riescono a trovare un punto di incontro tra cause ed effetti; provano a dare un’interpretazione dei fatti. Un’esplorazione a tutto tondo – unendo fotografia e parola – su un’esperienza che diviene scrittura. Segno e icona”.

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Hassna

In mostra un linguaggio fotografico ben caratterizzato: Simone Margelli già con Take Refuges (storie di profughi e rifugiati) ha mostrato di non voler essere un fotografo d’assalto ma di voler indagare la “normalità” e le conseguenze successive all’accadimento bellico o migratorio che sia. Fotografie concatenate l’una con l’altra, come le frasi di un discorso. Un racconto che ha in sé il concetto di unità tanto quanto di identità di un luogo fisico.

Venticinque fotografie di un reportage che fonde l’accaduto all’esperienza individuale, che permette di porsi domande per iniziare una reale analisi del problema. Fatto anche di sensazione – che non è certo sconveniente – tanto nelle domande che si pone e che pone a chi guarda, quanto nella scelta della rappresentazione.

E quando ci troviamo dinanzi ai volti, questi ci guardano, diretti. Una scelta precisa, non solo di approccio del fotografo, che sembra voler dire: questa lotta vi riguarda.

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Hassna

La mostra fotografica di Simone Margelli è parallela a “Profughi” – a cura di Francesco Tadini e Melina Scalise – incentrata su un ciclo pittorico emblematico ed attuale di Emilio Tadini e sulle opere di circa 50 tra artisti e fotografi che raccontano cosa significa essere profughi oggi; che raccontano questa umanità in viaggio nell’Era globale. Una mostra per parlare di profughi non solo nelle sedi della Politica, ma anche e soprattutto in quelle della Cultura.

Leggi il testo di Federicapaola Capecchi QUI 

SIRIA: STORIE DI FUGA E ACCOGLIENZA – AL MAFRAQ, CLOSE TO HOME

DI SIMONE MARGELLI

A CURA DI FEDERICAPAOLA CAPECCHI

Spazio Tadini Casa Museo

Via Niccolò Jommelli 24, 20131 Milano – MM1 Loreto, MM2 Piola, Bus 81-62

Orari apertura Casa Museo: dal mercoledì al sabato 15:30/19:30 – domenica 15:00/18:30 – lunedì e martedì: chiuso

Ingresso € 5

INFO PER LA STAMPA

Federicapaola Capecchi

Tel +39 347 71 34 066

federicapaola@spaziotadini.it

Fotografia: Dal reportage al sogno, mostra fotografica di Graziano Perotti

Foto Graziano Perotti, Yemen, marib-empio regina di saba-il salto
Foto Graziano Perotti, Yemen, marib tempio regina di saba, il salto

DAL REPORTAGE AL SOGNO Mostra Fotografica di Graziano Perotti

A Cura di Federicapaola Capecchi e Melina Scalise

PRODUCE LA MOSTRA: FRANCESCO TADINI

La mostra è inserita nel Festival Fotografico Europeo 2018

DAL 23 MARZO AL 22 APRILE 2018  apertura al pubblico venerdì 23 marzo 2018 ore 18:30

Apre a Spazio Tadini Casa Museo, venerdì 23 marzo 2018, una grande mostra che racconta Graziano Perotti e il suo lavoro di fotoreporter. 50 fotografie e testi – una mostra che occupa quasi tutta la Casa Museo – a raccontare la sua capacità reportagistica di narrare la realtà entrando con delicatezza, ma in profondità, “nello spirito degli uomini e dei luoghi da loro vissuti”. (R.Mutti)

Fotografia di viaggio, reportage sociale, ritratti, piccole e grandi storie di umanità e di luoghi. Questa la nervatura della mostra, per raccontare il modo di incontrare il mondo di Graziano Perotti. Un modo sempre e comunque positivo, in cui non traspare mai tristezza (anche laddove non si può non immaginarla), un modo sempre curioso e delicato, anche laddove è coraggioso, che cerca negli occhi delle persone, in ogni situazione, di dar di sprone alla vita. Un modo rispettoso, capace di cogliere l’attimo, emotivo, ma mai pietistico, indagatore, scopritore e di grande forza espressiva.

Nel Salone principale della Casa Museo le foto più importanti dei suoi reportage – premiate, in collezioni importanti o divenute copertine di riviste nazionali e internazionali -, muovendoci tra Cuba, l’India, l’Ecuador, lo Yemen, il Guatemala, il Marocco, Giordania, Palestina. Nelle Sale al piano inferiore 6 reportage a raccontare l’attenzione di Graziano Perotti per l’umanità: Intrecci, Il Carnevale Antropologico in Sardegna, Dammi la mano, Ghost Town Hebron, Scuola di gomme Khan al Khmar, Il Muro. Ed un unica fotografia emblematica del reportage Idomeni Open Borders.

Cuba, Avana Foto Graziano Perotti
Cuba, Avana Foto Graziano Perotti

Intrecci è una storia molto attuale quanto delicata, una storia di poliamore convinto tanto nelle relazioni quanto nelle passioni; le corde il mezzo di espressione e di comunicazione con l’altro. Il Carnevale Antropologico in Sardegna è un duro quanto affascinante viaggio a Lula dove il carnevale, come in alcuni altri paesi della Sardegna si veste di antropologia. Qui bisogna dimenticare carri allegorici e stelle filanti, si tratta di ben altro, qui si celebrano antichi riti Dionisiaci che si perdono nella notte dei tempi. Dammi la mano è un progetto e un libro fotografico realizzati in occasione del venticinquesimo anniversario dell’Associazione Pavese per la Cura del Dolore Onlus Lino Sartori. Argomento del progetto è infatti l’attività di assistenza dei volontari dell’Associazione, che offre assistenza domiciliare gratuita grazie al volontariato di medici specialisti, psicologi, infermieri professionali, ausiliari socio-assistenziali, operatori socio-sanitari e fisioterapisti.

Ghost Town Hebron e Il Muro raccontano, nel silenzio, il rumore assordante di un luogo invisibile (fantasma) agli uomini e a Dio, la Palestina. Idomeni Open Borders reportage da Idomeni tra il peregrinare di uomini alla ricerca di un futuro diverso.

Yemen, shibam, donne nella tempesta di sabbia, Foto Graziano Perotti
Yemen, shibam, donne nella tempesta di sabbia, Foto Graziano Perotti

Scuola di gomme Khan al Khmar racconta una storia di ingiustizia e di genialità al tempo stesso. A fronte dell’insediamento di oltre 40 mila coloni israeliani, dal ’67 non erano stati concessi permessi di costruzione ai palestinesi, e le baracche in lamiera, considerate illegali, venivano periodicamente demolite. Un gruppo di architetti italiani, collegati all’Università di Pavia, decise di costruire una struttura “non permanente” senza incorrere negli strali delle normative militari israeliane. Materiali locali, la soluzione proposta dal team di progettazione, era basata sulle straordinarie qualità costruttive del materiale prescelto: i pneumatici. Questi, riempiti di sabbia a pressione, impilati a file alterne, vengono a costituire pareti di 60 cm di spessore. Intonacati adeguatamente, i muri non rilasciano sostanze inquinanti e rappresentano un isolante ideale sia in inverno, sia in estate. E impediscono gli Israeliani di avere motivi legali per demolirla. La scuola è stata costruita dalla Onlus “Vento di Terra”.

Due video verranno proiettati per tutta la durata della mostra. Uno – Graziano Perotti Fotoreporter – è una presentazione del lavoro reportagistico di Graziano Perotti, che mette in evidenza stile e sensibilità. L’altro, Venice in love, uno degli ultimi lavori di Graziano Perotti divenuto anche un libro, fa da chiusa alla mostra facendoci passare dalla realtà al sogno. Venice in love è infatti una storia d’amore, un sogno. “Una storia d’amore tra Marcello e la contessina Violet: lui non compare mai e viene il sospetto che Marcello sia in realtà la fotocamera e, quindi, il lettore che cerca la donna nei luoghi che sono stati loro, ma che sono anche nell’immaginario di chi guarda; lei è una presenza incorporea, di un’eleganza senza lineamenti, che appare e scompare dissolvendosi tra le nebbia e il sogno”. (Graziano Perotti)

Graziano Perotti è fotoreporter pluripremiato che ha grande attenzione per l’uomo, sempre, anche quando fotografa un luogo, il solo ambiente. È capace di descrivere grandi difficoltà, anche atrocità – penso ai reportage su Giordania, Palestina, Siria – restituendo dignità ad ogni singolo soggetto fotografato, anche allo spazio architettonico o ambientale laddove compare, rivelando terrore e speranza, violenza e pace, sofferenza e compassione. Che si tratti di reportage in luoghi di guerra, o di viaggio, o di documentazione di un territorio o di storie, i suoi sono progetti e fotografie di grande intensità. Ed infatti diventano spesso copertine di importanti testate e magazine. Ha la capacità di osservare il Mondo riuscendo a contenere nello scatto l’urgenza del racconto come della notizia, il fascino del colore come del bianco e nero, forza e delicatezza, realtà e immaginazione. Ha una affascinante acutezza nel raccontare, nell’essere testimone, nel restituire un punto di vista, nel prendere una posizione; ha pensiero, sensibilità, capacità di vedere, cultura, metodo e molta passione. E a questa sua maestria dedichiamo questa grande mostra, con 8 reportage, restituendo il senso della fotografia oggi e del mestiere del fotoreporter.

Graziano Perotti

Graziano Perotti è nato a Pavia nel 1954 dove tuttora risiede.

In veste di fotoreporter ha pubblicato oltre 200 reportage (di viaggio, cultura e sociale) sui più importanti magazine, ottenendo 25 copertine e prodotto foto per importanti campagne pubblicitarie “Grand foulard Bassetti”, Alpitour-Francorosso, Hotelplan, Brunello di Montalcino della Fattoria dei Barbi per citarne alcuni. Di lui hanno scritto e pubblicato lavori su riviste specializzate di fotografia e sui maggior quotidiani italiani i più noti critici. Numerose sono le sue mostre personali e partecipazioni a collettive con grandi fotografi in rassegne di livello internazionale. Recentemente Pio Tarantini lo ha inserito nel suo libro “Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stile” tra fotografi contemporanei più significativi.

Ha vinto importanti premi in Italia e all’estero “Destino Madrid”, “Scatti Divini”, “Il genio Fiorentino” e sue fotografie sono in importanti collezioni private, fondazioni e musei.

2015 Sue fotografie tratte dai lavori “Rennaisance” e “The beauty of geese” ed “Enchanted Forest” vengono selezionate alla Saatchi Gallery on screen la galleria d’arte moderna più importante di Londra e una delle più importanti al mondo.

E’ stato uno dei 12 fotografi selezionati da PhotoVogue per raccontare il mondo di Swatch (pubblicato su Vogue Marzo 2015) per i festeggiamenti dei 50 anni della rivista di moda più prestigiosa al mondo.

La RAI ha mandato in onda nel TG3 delle 19,30, quello di massima fascia d’ascolto un’ampia intervista in occasione della sua ultima mostra e libro d’arte “Terra di Risaie” commissionato dalla città di Vigevano e con il patrocinio di Expo 2015.

2016 E’ uno dei fotografi Italiani selezionati dal FIOF “Fondo Internazionale per la Fotografia” come ambasciatore della fotografia italiana in Cina nel prestigioso progetto IMAGO.IT.

Premiato con 8 Honorable Mention agli International Photography Award nel concorso mondiale di “Family of man ispirato dal libro fotografico più venduto al mondo. 2016. Premiato con due Honorable Mention al PX3-Prix International Photography di Parigi.

International Photo Award Los Angeles viene premiato con 5 Honorable Mention.

Premiato con due Honorable mention al PX3 – Prix de la Photographie di Parigi e un secondo premio assoluto con il lavoro “The beauty of geese” nella categoria documentary book con fotografi partecipanti di 97 paesi del mondo.

Venezia…il famoso architetto Massimo Alvisi dello studio Alvisi-Kirimoto & Partners inserisce il suo progetto fotografico “In fuga da Homs” nel Suo Sketch Book per la mostra “Sketch For Siria” una mostra con il patrocinio delle Nazioni Unite.

Trieste International Photoday, invitato ad aprire la conferenza d’inaugurazione con una sua sua serata d’autore alla Sala del Giubileo e un workshop fotografico sulla città di Trieste Russia Photovisa partecipa come ambasciatore della fotografia italiana per il FIOF “Fondo Internazionale per la Fotografia”.

Cina Shenzen rassegna Fotografi Italiani partecipa come ambasciatore della fotografia italiana in Cina.

Cina partecipa alla Biennale d’Arte di Shandong, invitato a rappresentare l’Italia dal maestro Athos Collura assieme ai migliori studenti di Brera e con artisti di tutto il mondo, vincendo l’award per la fotografia artistica.

E’ uno dei cento volti della fotografia italiana nel libro di Hermes Mereghetti editato dall’A.F.I. archivio fotografico Italiano.

2017 Londra International Photographer of the year, vince un secondo premio assoluto e tre Honorable Mention con due reportage sociali e due lavori artistici ed è il fotografo Italiano più premiato agli Awards.

International Photo Award Los Angeles il suo libro “Dammi la mano” viene premiato con 2 Honorable Mention e ne riceve altre 2 su altri lavori

SPAZIO TADINI CASA MUSEO

DAL REPORTAGE AL SOGNO Mostra fotografica di Graziano Perotti

A cura di Federicapaola Capecchi e Melina Scalise

DAL 23 MARZO AL 22 APRILE 2018

Via Niccolò Jommelli 24, 20131, Milano, tel +39 02 26110481, MM1 Loreto, MM2 Piola, http://www.spaziotadini.com – ingresso € 5

Apertura Casa Museo Spazio Tadini

dal mercoledì al sabato dalle 15:30 alle 19:30 – domenica dalle 15 alle 18:30

lunedì e martedì: chiuso