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La città: l’Etico e lo Spazio mostra di Emilio Tadini

A vent’anni dalla morte di Emilio Tadini, pittore, scrittore e saggista di rilievo nel panorama italiano, presso la sede dell’archivio, la Casa Museo Spazio Tadini, in via Jommelli, 24, si svolge dal 1 giugno 2022 al 15 aprile 2023 la mostra Le città: l’Etico e lo Spazio che vede esposte tele, documenti inediti dell’archivio e scritti dell’artista. La mostra e gli eventi correlati saranno realizzati in collaborazione con Fondazione del Corriere della Sera e Fondazione Marconi.

Tadini si è interessato alla città come spazio di relazione, di crescita culturale e sviluppo fino ad eleggerla simbolo della cultura di un popolo. Ne ha parlato attraverso la sua pittura, con un ciclo pittorico dedicato, Città italiane (1988-1991), in molti suoi romanzi che hanno al centro la città di Milano (come La lunga notte, 1987, e La tempesta, 1993), ma anche trattando temi attinenti alla gestione pubblica della città nei suoi articoli sul “Corriere della Sera” e su altre testate come la rivista “La città” ideata nel 1997 da Carlo Orsi con Tadini, Vergani, Giorgio Teruzzi e Gianfranco Pardi. (Scarica pdf comunicato stampa)

Città Italiana – Emilio Tadini

Questa mostra costituisce una continuazione ideale di quella terminata il 5 marzo 2022 presso la galleria Giò Marconi di Milano, Viaggio in Italia, testimoniando, ancora una volta, l’importanza attribuita da Tadini alla relazione tra l’uomo e il paesaggio

Città- Emilio Tadini

Scriveva l’artista nel catalogo Le città Italiane, mostra Salone Filiale Renault 1989:

Potremmo sostenere che il Diritto sta all’Etico come l’Architettura sta allo Spazio. E potremmo anche sostenere che è nel Diritto che l’Etico si mostra, si fa vedere, così come lo Spazio si mostra, si fa vedere nell’architettura. E se è vero che (…), è più facile parlare del Diritto che non dell’Etico è anche vero che è molto più facile parlare dell’Architettura che non dello Spazio. (…) Potremmo addirittura arrivare a dire, ma sottovoce, che c’è qualcosa in comune, tra l’Etico e lo Spazio”.

La capacità di analisi e di porre questioni di valore esistenziale e gnoseologico è una caratteristica dell’artista. Proprio per questo, molto del suo lavoro possiede la grande capacità di farsi interprete di importanti temi contemporanei. La storia recente ci impone più che mai una riflessione tra l’Etico e lo Spazio. È per ragioni di “spazio” e di “diritto” che si scatenano le guerre – come quella in corso – e, per la stessa ragione si distruggono o si costruiscono le case, le città, che per Tadini sono “un sistema ordinato di distanze”.

Città Italiana – Emilio Tadini

Emilio Tadini, nato nel 1927, aveva visto distruggere le case durante l’ultimo conflitto mondiale e questo sguardo su città illuminate dalla luna, abitate da giganti e clown, e attraversate dai profughi ricordano a tutti noi, metaforicamente, il viaggio esistenziale di ciascuno, dove tragico e comico non sono in contrapposizione, ma consequenziali, e dove, si manifesta, in qualche misura, il ripetersi della storia.

Il tragico è (ricordiamoci l’opera di Nietzsche) è estatico, il comico infinitamente temporale. Non si finirebbe mai di ridere.(…) Tadini utilizza prima il comico per esprimere il tragico (…) usa certe veline manieristiche per moltiplicare la meccanicità delle cose, per farle diventare un’anti-natura, per rendere possibile la ripetizione. (…) Ciò che è visto è la città detemporalizzata (…) la città-mito”.
(Mario Santagostini, Città Italiane, catalogo mostra Galleria D’Arte Contemporanea di Arezzo 1989).

Città – Emilio Tadini

Nel 1989 cadeva il Muro di Berlino e Tadini, sempre attento osservatore del sociale, intorno a quell’anno si stava dedicando a due cicli pittorici dai temi emblematici: il Profugo e le Città. Come scrisse nel catalogo della mostra Trittici del 1989 (che dà inizio alla sua produzione di trittici negli ultimi anni del suo lavoro pittorico), erano caduti dei miti, dei valori, il mondo stava prendendo una nuova direzione: il crollo dei grandi sistemi alle nostre spalle ha questo di buono: che i suoi incendi possono illuminare la strada mentre stiamo andando via da qualche altra parte”. 

Oggi ci stiamo muovendo da qualche altra parte e la mostra di Emilio Tadini sulla città è anche l’occasione per parlarne con una serie di incontri che vedrà partecipare figure dell’arte, della politica, del giornalismo, della cultura.

Casa Museo Spazio Tadini

Le città, l’Etico e lo Spazio

dal 1 giugno 2022 al 15 aprile 2023

inaugurazione 1 giugno ore 18.30

apertura da mercoledì a sabato dalle 15.30 alle 19.30.

Per visite guidate prenotazioni via mail museospaziotadini@gmail.com costo 10 euro.

Contatti stampa

Melina Scalise cell.3664584532

Sport Photography Museum al Museo Tadini


La casa Museo Spazio Tadini si arricchisce di un nuovo luogo museale permanente: lo Sport Photography Museum (SPM) . Una realtà unica in Europa. Si sviluppa nelle sale dell’ex studio di Emilio Tadini e presenterà, oltre a mostre di fotografia sportiva, incontri sullo sport, la fotografia e lavorerà come centro archivio e centro di promozione della cultura dello sport attraverso il linguaggio fotografico. L’apertura al pubblico è il 21 ottobre 2021, alle ore 19, presso la sede della Casa Museo Spazio Tadini – via Niccolò Jommelli 24 – in quello che era lo studio dell’artista e scrittore Emilio Tadini. L’ingresso all’opening del 21 ottobre 2021 è su invito e su prenotazione.

L’idea nasce da Federicapaola Capecchi quando scelse di lavorare con la fotografia di Alessandro Trovati, fotografo sportivo tra i più importanti sulla scena internazionale (Canon Ambassador dal 2017), presentandola come foto d’arte. La prima mostra di Alessandro Trovati a cura di Federicapaola Capecchi si svolse proprio alla Casa Museo Spazio Tadini intitolata: Lo sport in bianco e nero. Fu così che nacque un nuovo modo di avvicinarsi agli scatti che raffigurano atleti, gare, eventi legati allo sport e, di conseguenza, l’idea di estendere questo “sguardo” verso altri fotografi del settore valorizzando il loro lavoro su un piano anche culturale e artistico.

I due ideatori, fondatori e direttori artistici sono Federicapaola Capecchi, curatrice di fotografia – già curatrice e agente di Alessandro Trovati – e coreografa e Alessandro Trovati, fotografo sportivo, i co-fondatori sono Luigi Sordi, imprenditore, Beatrice Ravelli, consulente nell’ambito della progettazione culturale. Partner Ufficiale di Sport Photography Museum è Robert Riger Living Trust che gestisce la straordinaria
collezione di immagini, per lo più inedite, di uno degli interpreti visivi più acclamati dello sport. Insieme ad esso Spazio Tadini Casa Museo, PhotoMilano, DenebMedia, Dario Piletti/Capricorn Studio Creativo.

Altri se ne stanno aggiungendo nel corso dell’attivazione della realtà.

Partner sostenitori attraverso crowdfunding (sostieni): Enrica Viola; Ivana Galli; Renato Iurato, Presidente Gruppo Fotografico Luce Iblea; Roberto Manfredi; Elena Galimberti; Gianfranco Bellini; Fabrizio Favale; Enrico Coco; Rosy Volpi; Umberto Millefanti; Ester Scagnelli; Flavio Savio; Luciano Maria Bisi; Corrado Formenti;Maria Grazia e Pino Tomasoni; Emanuele Cortellezzi.

“Il progetto nasce dalla volontà di dare vita anche a qualcosa di concreto per la fotografia sportiva – dice Federicapaola Capecchi-. Innanzi tutto per esprimere il suo valore non solo documentativo, ma anche di divulgazione culturale perché lo sport è occasione di scambio politico-sociale ed etico, è promozione di sani stili di vita e diritto alla salute e all’uguaglianza, e non ultimo, del bello, ovvero della rappresentazione artistica del movimento e del corpo. SPM e la fotografia sportiva hanno in sé valori distintivi quali la contemporaneità, l’universalità, una chiara e potente relazione con la storia e i valori dello sport. Ulteriore preziosità del progetto è quella di dedicare spazio ad un genere fotografico di grande diffusione ma poco valorizzato in termini autoriali.
Lo SPORT PHOTOGRAPHY MUSEUM si propone inoltre, come punto di riferimento per la ricerca, la formazione, la storia, la conservazione, l’approfondimento e l’archiviazione della fotografia sportiva e la stampa. Al suo interno, infatti, sarà presente anche un laboratorio di stampa e Fine Art così come il primo archivio fotografico sportivo internazionale che si occupa anche di digitalizzare tutto quello che acquisisce in pellicola.

LA MOSTRA INAUGURALE DELLO SPORT PHOTOGRAPHY MUSEUM.

Rio 2016 Olympic games, August 2016, Syncronised swimming Photo by Alessandro Trovati, Pentaphoto, Mate Images
Rio 2016 Olympic games, August 2016, Syncronised swimming Photo by Alessandro Trovati, Pentaphoto, Mate Images

Il 21 ottobre 2021 apriamo al pubblico con la Mostra Permanente di Alessandro Trovati, Canon Ambassador: un percorso attraverso il suo bianco e nero e il suo colore; attraverso la sua assoluta e suggestiva bellezza formale. Un viaggio in quella sua arcana capacità di continuare il racconto, prima e dopo, oltre e fuori dall’inquadratura e dai bordi
della fotografia stessa. Attraverso gli scatti di Mohammed Farah e Usain Bolt (Rio 2016), Yuri Chechi (Atene 2004), Simone Beals (Rio 2016), Michael Fred Phelps, Sofia Goggia (Pyeongchang 2018), l’Hockey femminile (Londra 2012), il nuoto sincronizzato – solo per citarne alcuni – ci muoviamo tra fotografie che si distinguono subito per la luce, i piani, la
tonalità, l’inquadratura, il punto di vista, i soggetti, la struttura e la dinamicità. Dove il movimento è nella sua natura e
nella sua testa prima ancora che nel mirino della macchina fotografica. Un movimento che non è mai congelato ma sempre in divenire per ogni secondo del nostro sguardo sulla foto, obbligandoci a vedere e non semplicemente a guardare.

Parallelamente un piccolo omaggio “Hall of fame” ad alcuni scatti iconici di fotografi sportivi storici come cesare Galimberti, Armando Trovati, Carlo Borlenghi, Giancarlo Colombo, Ercole Colombo.

Sport Photography Museum, via Jommelli, 24 Milano (sito per eventi)

apertura da mercoledì a sabato dalle 15.30 alle 19.30.

Conferenza su Il pittore del parto: da Pier della Francesca a Emilio Tadini

Sabato 10 ottobre ore 15.30- 16.30 Conferenza Il pittore del parto: da Pier Della Francesca a Emilio Tadini, relatore Melina Scalise, psicologa e studiosa dell’arte di Emilio Tadini. La conferenza si svolgerà nella cornice della mostra Parlami di lei: tenerAmente forte nel palinsesto I talenti delle donne, con il patrocino del Comune di Milano e del Municipio 3.

Se esiste un pittore del Novecento che si è confrontato con i sacri trittici del Quattrocento e con i rapporti matematici di cui è intrisa l’arte del Rinascimento questo certamente è Emilio Tadini. E’ quanto emerso dall’analisi simbolica di un trittico di Emilio Tadini degli anni 90 intitolato Il pittore del parto e le donne fecondanti a cura di Melina Scalise. Il pittore del parto per antonomasia nella storia dell’arte è Pier della Francesca che dipinse La madonna del parto nel 1400.

La Madonna del parto Pier della Francesca 1400

Da studioso della storia dell’arte quale era Tadini certamente il riferimento al pittore Rinascimento era presente nel suo pensiero quando dipinse questo grande trittico. Da questa prima considerazione è nato un approfondimento e un confronto tra i due pittori e sono emersi elementi comuni, come il ventre “aperto”, che riporta all’antica figura di Cibele,

il richiamo ai colori base primari verde, rosso e giallo, il numero sette che si ripete nel rispetto di un rigore matematico che caratterizza entrambe le composizioni, ma emergono anche contaminazioni tra la religione cristiana e l’induismo.

Dentro questo trittico di Tadini c’è la ricerca dell’Uomo, in quanto maschio, a confrontarsi con il processo creativo che è possibile solo senza “la carne”, a prescindere dal corpo di cui è dipendente invece la donna, la quale, nel dipinto tadiniano, si trasforma in donna fecondante. Un ruolo che la donna assolve solo diventando musa e seduttrice dell’uomo, divisa, qual è, tra sacro e profano, tra santa e meretrice, tra i piaceri della carne e “mezzo terreno” attraverso cui si esplica e ripete il mistero della vita.

Queste e altre riflessioni saranno parte della conferenza che si svolgerà sabato 10 ottobre alle 15.30 alla Casa Museo Spazio Tadini a cura di Melina Scalise, psicologa e studiosa del lavoro simbolico di Emilio Tadini. Per prenotazioni inviare mail a melina@spaziotadini.com posti limitati per rispetto protocollo sanitario. Partecipazione con donazione a sostegno degli studi dell’Archivio Emilio Tadini.