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Close to home di simone margelli – testo di federicapaola capecchi

Simone Margelli, Siria, storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Yahia

Reportage fotografico di Simone Margelli, in mostra fino al 7 aprile 2019, realizzato con il giornalista Enrico Nardi.

Close to home

Testo di Federicapaola Capecchi

Storie e fotografie che riportano le persone, le famiglie, le vite e Mafraq, una “polverosa e congestionata città di frontiera” – come scrive Enrico Nardi – a poco più di 15 chilometri dal confine Siriano. Vicino a casa, ma non casa.

Un reportage non predatorio – chiave che facilmente avrebbe potuto prendere il sopravvento nella cruenza di un territorio soggetto ad una guerra devastante ormai da sette anni – che vive di molti ritratti.

Simone Margelli documenta e trascrive il tempo e la situazione, rendendo evidente lo spirito umano delle vicende, degli accadimenti e anche della terra, di quel particolare pezzo di terra, La Giordania, che confina a sud con la Siria.

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Fatima

Osserva gli avvenimenti da una nuova prospettiva, non cerca il sensazionalismo dell’evento, motivo per cui non va “in guerra” ma cerca l’aftermath – le conseguenze -, per far posto ad una visione più intima. Ognuna delle fotografie di questo reportage offre uno sguardo profondo, restituendo status e dignità ad ogni soggetto fotografato e riuscendo, egualmente, a rivelare speranze e paure. Lontano dalla crudeltà diretta della guerra, Simone Margelli dà vita ad una narrazione sottile di questo complesso dramma che è la situazione siriana.

A metà tra letteratura e giornalismo Simone Margelli ed Enrico Nardi uniscono il ruolo del reportage e dell’inviato speciale. E scrivono un pezzo di storia, non quella che finisce nei libri, ma quella del presente, della realtà contingente, degli esseri umani. Descrivono un evento e lo contestualizzano, dando un nome e un volto alla loro storia e a questo presente; conducono per mano un osservatore su luoghi e fatti scarsamente conosciuti dal lettore italiano; riescono a trovare un punto di incontro tra cause ed effetti; provano a dare un’interpretazione dei fatti. Un’esplorazione a tutto tondo – unendo fotografia e parola – su un’esperienza che diviene scrittura. Segno e icona.

In alcune fotografie sembra di vederli, Simone Margelli ed Enrico Nardi, muoversi nel territorio, ad incontrare le persone, per imparare e capire. E infatti nel loro reportage di fotografia e parola, segno e icona, parlano una lingua intima e forte al tempo stesso, fatta di orgoglio, guerra, povertà, lacrime e colori. Le fotografie, non a caso, sono tutte a colori. Una scelta anche difficile e audace per un reportage di questo tipo.

È un reportage che indaga la “condizione umana”, che cerca di evitare stereotipi e che, in ogni situazione, scelta e inquadratura, vuole documentare ed evidenziare i tratti che creano comprensione, dialogo, forse anche legami. Uno stile semplice ed umile, che ci rende partecipi di ogni scena, illuminandola a colori.

Scatti che documentano la vita. E i bambini, sicuramente colpiti da traumi e ferite, in queste fotografie divengono la voce positiva delle vittime silenziose del conflitto; grazie ad uno sguardo sensibile, sono proprio i ritratti dei bambini, i loro occhi lucenti e grandi, a documentare e restituire una vivida speranza nel futuro.

Sia pur in uno stile, in un modo e con obiettivi diversi, questo reportage di Simone Margelli fa tornare alla mente la “delicatezza” con cui Larry Towell offrì una documentazione esaustiva dei rapporti arabo-israeliani. Violenza, morte, fuga, esilio, conflitti quotidiani di vita ma che si raccontano con garbo, che con garbo documentano la storia di popoli che lottano per sopravvivere.

Quello di Simone Margelli è un linguaggio fotografico ben caratterizzato: già con Take Refuges (storie di profughi e rifugiati) ha mostrato di non voler essere un fotografo d’assalto ma di voler indagare la “normalità” e le conseguenze successive all’accadimento bellico o migratorio che sia. Fotografie concatenate l’una con l’altra, come le frasi di un discorso. Un racconto che ha in sé il concetto di unità tanto quanto di identità di un luogo fisico.

Un reportage che fonde l’accaduto all’esperienza individuale, che permette di porsi domande per iniziare una reale analisi del problema. Fatto anche di sensazione – che non è certo sconveniente – tanto nelle domande che si pone e che pone a chi guarda, quanto nella scelta della rappresentazione.

E quando ci troviamo dinanzi ai volti, questi ci guardano, diretti.

Una scelta precisa, non solo di approccio del fotografo, che sembra voler dire: questa lotta vi riguarda.

Federicapaola Capecchi

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Hassna

Siria: storie di fuga e accoglienza. Mostra fotografica di Simone Margelli

Parallelamente alla Mostra Profughi, mercoledì 27 febbraio, apre al pubblico la mostra fotografica “Siria: storie di fuga e accoglienza Al Mafraq Close to home”A Cura di Federicapaola Capecchi.  Un progetto realizzato a quattro mani da Simone Margelli, fotoreporter, insieme ad Enrico Nardi, giornalista. Racconta storie di alcune famiglie siriane.

La mostra è inserita nel Festival Fotografico Europeo 2019

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza; Fatima è arrivata nel 2013 dal Golan; nella guerra ha perso 3 figli e il marito

Un reportage fotogiornalistico sui profughi siriani, nel delicato confine tra Siria e Giordania.

Yahia, Fatima, Ahmed, Ibrahim, Sali e Hassna hanno aperto le loro abitazioni per condividere l’esperienza dell’esilio e delle nuove vite che si sono dovuti costruire. Testimonianze che regalano un punto di vista reale di cosa sia stata la Primavera Araba, la guerra, le contraddizioni di un conflitto di tali dimensioni. E di cosa sia l’accoglienza in un paese, la Giordania, che ha visto arrivare dal 2011 circa 670 mila emigrati siriani; un paese dove, però, la lingua, la cultura e la religione sono patrimoni comuni a entrambe le popolazioni.

Fotografie che riportano le persone, le famiglie e Mafraq, una “polverosa e congestionata città di frontiera” – come scrive Enrico Nardi – a poco più di 15 chilometri dal confine Siriano, vicino a casa dunque, ma non casa.

In mostra un reportage non predatorio – cosa che sarebbe potuta essere facile nella cruenza di un territorio soggetto ad una guerra devastante ormai da sette anni – e che vive anche di molti ritratti. Simone Margelli documenta e trascrive il tempo e la situazione, rendendo evidente lo spirito umano delle vicende, degli accadimenti e anche della terra, di quel particolare pezzo di terra, La Giordania, che confina a sud con la Siria.

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Yahia

A metà tra letteratura e giornalismo – scrive Federicapaola Capecchi – “Simone Margelli ed Enrico Nardi uniscono il ruolo del reportage e dell’inviato speciale. E scrivono un pezzo di storia, non quella che finisce nei libri, ma quella del presente, della realtà contingente, degli esseri umani. Descrivono un evento e lo contestualizzano, dando un nome e un volto alla loro storia e a questo presente; conducono per mano osservatore e lettore, che probabilmente non ha mai avuto modo di approfondire né di vedere determinati luoghi o fatti; riescono a trovare un punto di incontro tra cause ed effetti; provano a dare un’interpretazione dei fatti. Un’esplorazione a tutto tondo – unendo fotografia e parola – su un’esperienza che diviene scrittura. Segno e icona”.

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Hassna

In mostra un linguaggio fotografico ben caratterizzato: Simone Margelli già con Take Refuges (storie di profughi e rifugiati) ha mostrato di non voler essere un fotografo d’assalto ma di voler indagare la “normalità” e le conseguenze successive all’accadimento bellico o migratorio che sia. Fotografie concatenate l’una con l’altra, come le frasi di un discorso. Un racconto che ha in sé il concetto di unità tanto quanto di identità di un luogo fisico.

Venticinque fotografie di un reportage che fonde l’accaduto all’esperienza individuale, che permette di porsi domande per iniziare una reale analisi del problema. Fatto anche di sensazione – che non è certo sconveniente – tanto nelle domande che si pone e che pone a chi guarda, quanto nella scelta della rappresentazione.

E quando ci troviamo dinanzi ai volti, questi ci guardano, diretti. Una scelta precisa, non solo di approccio del fotografo, che sembra voler dire: questa lotta vi riguarda.

Simone Margelli, Siria, Storie di fuga e accoglienza, Famiglia di Hassna

La mostra fotografica di Simone Margelli è parallela a “Profughi” – a cura di Francesco Tadini e Melina Scalise – incentrata su un ciclo pittorico emblematico ed attuale di Emilio Tadini e sulle opere di circa 50 tra artisti e fotografi che raccontano cosa significa essere profughi oggi; che raccontano questa umanità in viaggio nell’Era globale. Una mostra per parlare di profughi non solo nelle sedi della Politica, ma anche e soprattutto in quelle della Cultura.

Leggi il testo di Federicapaola Capecchi QUI 

SIRIA: STORIE DI FUGA E ACCOGLIENZA – AL MAFRAQ, CLOSE TO HOME

DI SIMONE MARGELLI

A CURA DI FEDERICAPAOLA CAPECCHI

Spazio Tadini Casa Museo

Via Niccolò Jommelli 24, 20131 Milano – MM1 Loreto, MM2 Piola, Bus 81-62

Orari apertura Casa Museo: dal mercoledì al sabato 15:30/19:30 – domenica 15:00/18:30 – lunedì e martedì: chiuso

Ingresso € 5

INFO PER LA STAMPA

Federicapaola Capecchi

Tel +39 347 71 34 066

federicapaola@spaziotadini.it