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La fiaba possibile progetto didattico con la scuola E. Fermi di Cusano Milanino

Tre Classi della scuola elementare della città hanno partecipato al percorso didattico La fiaba possibile a cura di Melina Scalise, responsabile dell’Archivio di Emilio Tadini. Dopo la visita al museo, in base agli stimoli ricevuti dalle opere di Tadini, i bambini sono stati invitati a scrivere delle favole per gli adulti. Un’occasione per riflettere sulla fiaba e sul suo ruolo sociale ed educativo.

I lavori pervenuti sono straordinari per spessore e capacità di apprendimento ed elaborazione.

LEGGI LE FAVOLE DELLA 5 A – Docente Sara Pantò


Leggi le favole della 3 A Docente Irene Caracciolo


Leggi le Favole della 3 C – Docente Monica Bisi


Tutte le scuole che intendono prendere parte ad iniziativa didattiche possono contattare melina@melinascalise.com

Il progetto didattico La Fiaba possibile sarà riproposto anche nel 2024.

La città in scena – Mostra fotografica

Sabato 24 settembre 2022 Casa Museo Spazio Tadini – contemporaneamente alla Mostra Tadini & Co.” a cura di Melina Scalise inaugura la Mostra fotografica collettiva “La città in scena a cura di Federicapaola Capecchi.

In mostra: Alessandro Accordini, Ludovico Balena, Stefano Barattini, Giada Calamida, Corrado Formenti, Antonio Fumagalli, Gianni Grattacaso, Luigi Grieco, Roberto Manfredi, Guia Medolla, Catia Mencacci, Giovanni Paolini, Ida Marinella Rigo, Patrizia Riviera, Ruggero Ruggeri, Flavio Savio, Anna Signorini, Domenico Summa, Francesco Tadini, Nella Tarantino.

Venti autori, quarantasei fotografie a raccontare la molteplicità vitale che va in scena ogni giorno nella città, che fa dell’apparente vuoto delle distanze un pieno. Venti cifre stilistiche a scandire un racconto sempre al confine tra visibile e visionario, in omaggio alla vittoria dell’onirica visionarietà delle opere pittoriche e di alcuni testi (La Tempesta per esempio) di Emilio Tadini. “La città in scena” è palcoscenico del teatro della vita: ha presa sul reale e sa camminare nel sogno, riconosce il tragico e pensa l’utopia, sente l’angoscia ma sa sorridere al niente.

Le figure sono ombre,le ombre delle coseportate dalla luce dello sguardo.Dev’essere cosìche si fanno i dipinti: guardandodi lato – come i ciechi,che guardano sempre altrove,senza fretta, convintie sorridono al niente”. Emilio Tadini da L’insieme delle cose”

Il lato emotivo della realtà di Patrizia Riviera, la trasfigurazione, creazione e immaginazione densa di bruciante presa sul reale di Francesco Tadini, il silenzio e mistero di Nella Tarantino, le figure e simboli malinconici di Catia Mencacci, la grammatica visiva di Ida Marinella Rigo immersa a cercare l’indefinitino nel finito, gli interrogativi e le vertigini di Ruggero Ruggieri, i pretesti di Giovanni Paolini – in bianco e nero e a colori – in cui personaggi muti reinventano la metropoli, la leggerezza di un ultimo giro di giostra di Flavio Savio, gli schermi/confine di Gianni Grattacaso da oltrepassare per proseguire il cammino, la selettività, atemporalità, e, a volte, tendenza ad estetizzare di Stefano Barattini, il punto di vista “freddo” per sottolineare gli aspetti sublimi delle cose di tutti i giorni di Ludovico Balena – solo per citarne alcuni – disegnano momenti di vita quotidiana in un complesso di particolari che liberano passante, soggetto, oggetto e architettura dall’anonimato. E ne fanno molteplicità vitale.

Una mostra fotografica con una precisa visione dello spazio della città, di cui vuole parlare quando si fa luogo: “quando si dà un senso, un valore, una funzione allo spazio lo si trasforma in un luogo” – afferma la curatrice Federicapaola Capecchi – “qui entrano in scena, individui, relazioni, comportamenti. Gli uomini. Molte opere di Emilio Tadini sono forma e sintesi, equilibrio e maestria affabulatoria e pittorica. Una continua discussione della forma d’arte per eccellenza: la vita. Dunque ‘La città in scena’ parla della vita, delle persone, delle maglie della vita, dei corpi, degli individui, dei rapporti, come dei silenzi e delle voci troppo alte”.

La città in scena”, attraverso lo stile peculiare di ogni autore, indaga la città come in una sorta di collage, spesso fatto di pieni e di vuoti. Il pecorso vuole porre l’accento sul valore etico dell’immaginazione, come del gioco, della semplicità come della poetica delle piccole cose, quelle di tutti i giorni e quelle visionarie. Una narrazione che vuole lasciare ampio spazio all’osservatore.

Lo stesso spazio infinito che Emilio Tadini, ho sempre pensato, lasciasse al lettore dei suoi testi e all’osservatore dei suoi quadri”– prosegue Federicapaola Capecchi – “Così, grazie allo spessore degli autori selezionati, ‘La città in scena’ lascia uno spazio vuoto (positivo) per muoversi tra differenti versioni, visioni e racconti. Dove visibile e invisibile, detto e non detto si contendono lo spazio, che non riesce a contenere la narrazione. Dove non si riesce a prescindere dalle persone: chi sono, il loro soggettivo, il carattere, la natura; dove il corpo immerso in ciò che chiamiamo mondo, conduce in un luogo da abitare, in un immaginario che manifesta presenze concrete, in un sapere sensibile che risponde al desiderio e che, al tempo stesso, lo suscita. Dove infanzia ed età adulta sono legate da un filo che tesse domande e trame all’infinito, senza mai riuscire a colmarle. Proprio come succede per esempio nel quadro di Tadini <L’occhio della pittura>. Dove in un mondo in cui tutto procede per significati indotti, la semplicità è una delle cose più difficili da ottenere, da riconquistare, insieme alla propria identità”.

Quando la vita reale e la fotografia sanno contenere e contemplare immaginario, visioni e sogni, una città-mondo capace di cogliere immagini al di là del presente è possibile.

LA CITTÀ IN SCENA

Mostra Fotografica Collettiva – AA.VV.

A Cura di Federicapaola Capecchi

OPENING 24 SETTEMBRE 2022ore 18:30

dal 24 settembre al 26 ottobre 2022

Ingresso: mercoledì / sabato 15.30/19:30

visite guidate (€ 8) su prenotazione federicapaola@gmail.com

Il museo degli amori perduti

Un libro da leggere tutto d’un fiato Il Museo degli amori perduti. Trae ispirazione da una storia vera perchè esiste realmente un museo degli amori interrotti, a Zagabria. Il 16 giugno alle ore 19 alla Casa Museo Spazio Tadini di Milano potrete conoscere la storia che ha ispirato il romanzo e l’autrice, Valentina Giuliani con le sue storie di cose, di persone, di sentimenti e -perchè no – d’amore. Lo presenta Melina Scalise, autrice di Favole della notte perchè le favole a volte esistono veramente e “forse le cose conservano per sempre ciò che gli uomini non riescono a fare….

Il libro è edito da Armando Dadò e ha già affascinato molti lettori in Svizzera dove oggi vive a lavora Valentina e dove ha avuto la prima distribuzione. Il libro, con illustrazioni di Barbara  Fässler e prefazione del giornalista Sergio Roic è una raccolta di racconti accompagnati da cose, oggetti del quotidiano che sanciscono, in qualche misura un punto di partenza o d’arrivo di memorie o desideri.

Quanto siamo legati alle cose spesso lo dimentichiamo, ma ogni oggetto della nostra vita è parte di un racconto. Lo hanno dimostrato proprio i fondatori del museo croato Museum of broken relationships. Valentina Giuliani ne resta affascinata dell’idea e, ancora più, dagli oggetti esposti e dagli script anonimi che li accompagnano perchè nel tempo, questo luogo ha finito col raccogliere gli oggetti di altre storie d’amore finite.

Nel libro, Valentina sceglie quindi il museo come cornice per legare storie diverse ma con un comune denominatore: la fine di una relazione amorosa. Ciascuna storia è introdotta da un oggetto che simbolicamente la riassume e la rappresenta.
“Un prezioso libretto, quasi un quaderno terapeutico per le pene del cuore che, con una varietà di personaggi, situazioni, luoghi e tempi, ci porta a conoscere mondi diversi nello spazio di poche pagine, frammenti di realtà e umanità in cui ciascuno di noi potrà riconoscere una parte di sé e della propria storia”.

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