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Fadwa Rouhana: Storms in souls عواصف في أرواح Mostra fotografica

Giovedì 21 settembre 2023, alle ore 19, Opificio della Fotografia – che ha sede in quello che era lo Studio di Emilio Tadini – apre la stagione espositiva 2023/2024 con la fotografa Palestinese Fadwa Rouhana, per la prima volta a Milano con una mostra personale. In Via Niccolò Jommelli n° 24 a Milano, in collaborazione con Spazio Tadini Casa Museo e con PhotoMilano.

Fadwa Rouhana sarà presente sia giovedì 21 settembre per l’inaugurazione che sabato 23 settembre per un incontro con il pubblico.

Cinquantasette fotografie che attraverso l’uso del mosso, della multi esposizione, di velature e sfocati, aprono lo sguardo e la riflessione su molti temi, in una cifra stilistica che permette di avvicinarsi davvero all’animo di Fadwa Rouhana e al suo pensiero. “A volte sento che tutta la mia esperienza fotografica è solo un’eco di un profondo desiderio di visualizzare il mio trauma intrinseco come donna e come palestinese“. [Fadwa Rouhana]

Le fotografie selezionate, per senso e carattere” – dichiara la curatrice della Mostra Federicapaola Capecchi – “sono il ritmo pulsante di un corpo e di un dolore, quello di un popolo in continua lotta, di identità, di sopravvivenza. Situazione, oggi, che coinvolge sempre più territori e popolazioni, con esodi, migrazioni. Fadwa Rouhana interessata alla vita e al suo significato, parla del rapporto con la propria terra, con il proprio passato e con la propria realtà. Ha sentito la necessità e forse anche il dovere di guardare alla propria realtà, alla propria Patria, a tutta un’esistenza spezzata e trasformata, il volto distrutto di un luogo”

INFORMAZIONI DETTAGLIATE QUI

STORMS IN SOULS عواصف في أرواح

Mostra Fotografica Personale di Fadwa Rouhana

A cura di Federicapaola Capecchi

IN COLLABORAZIONE CON: Spazio Tadini Casa Museo, PhotoMilano

OPENING 21 settembre 2023

Dal 22 settembre al 28 ottobre 2023

Apertura al pubblico: mercoledì – sabato 15:30 / 19:30

Visite guidate su prenotazione a pagamento (€ 10)

Info per la stampa: Federicapaola Capecchi +39 347 7134066 –federicapaola@opificiodellafotografia.it

Info per il pubblico: info@opificiodellafotografia.it

http://www.opificiodellafotografia.it/

Fuorisalone e arte tessile: Sa vallìgia de is disìgius / La valigia dei desideri

Quaranta studenti dell’Istituto tecnico moda Caterina da Siena di Milano partono ad
ottobre per un viaggio alla scoperta del patrimonio della tessitura sarda, destinazione il
comune di Isili. Accompagnati dalle tessitrici Dolores Ghiani, Daniela Ghiani e Ilse Atzori
si immergono per una settimana nell’esperienza della tessitura a rovescio, nella ricerca di
erbe per la tintura naturale della lana, nello studio e reinterpretazione dei motivi tipici
del repertorio figurativo degli arazzi isilesi.
È da questa esperienza, realizzata con il supporto del Municipio 3 di Milano, che prende
forma per la Design Week 2023 “Sa vallìgia de is disìgius / La valigia dei desideri”,
un’esposizione che sarà inaugurata lunedì 17 aprile alle 19:00 presso la Casa Museo
Spazio Tadini in via Niccolò Jommelli, 24.


Nella mostra i manufatti tessili frutto della collaborazione tra la scuola e le maestranze
isilesi,
creati specificamente per il progetto a partire dalla rielaborazione di motivi
tradizionali della tessitura locale, dialogano con una selezione di arazzi provenienti dal
museo Maratè a testimonianza della produzione storica del comune sardo. A completare
l’esposizione quattro mini collezioni di capi, accessori, oggetti per la casa mettono in
scena la reinterpretazione elaborata dagli studenti dei temi degli arazzi, confrontandosi
con differenti materiali e tecniche di realizzazione
.
Il progetto ha permesso di costruire una rete di istituzioni, associazioni e realtà
produttive tra Milano e Isili attorno all’idea di una valorizzazione delle pratiche tessili
nelle loro potenzialità espressive e formative, partendo dalla condivisione di esperienza
tra vecchie e nuove generazioni.
Un percorso, promosso dai docenti Alberto Graglia e Carmen Manuela Ziccardi e
dall’architetto Mariella Bianchin,
che ha dato la possibilità di rafforzare la già consolidata
partnership tra l’IIS Caterina da Siena, il Municipio 3 e la Casa Museo Spazio Tadini di
Milano nonchè di avviare una fruttuosa collaborazione con le tessitrici, il Comune e il
Museo Maratè di Isili. La fase di sviluppo e realizzazione dei manufatti si è inoltre avvalsa
del supporto delle docenti modelliste Maria Bonura e Domenica Caria e della ceramista
Tanja Haraminčić.

L’esposizione è a ingresso libero e resterà aperta dal 19 al 22 aprile dalle 15:30 alle
19:30. Tutti i pomeriggi alcune studentesse del Tecnico Moda effettueranno delle
dimostrazioni di tessitura e i visitatori avranno l’occasione di sperimentare l’arte del
telaio.

I visitatori potranno avere accesso a tutte le esposizioni in corso presso la Casa Museo
Spazio Tadini e per tutta la settimana saranno anche disponibili su appuntamento delle
visite guidate alle scuole a prezzo ridotto di 8 euro (intero 10 euro) prenotando
all’indirizzo email melina@spaziotadini.com.

John Bacon in mostra a Milano

In mostra a Milano dal 23 marzo al 9 aprile l’artista americano John Bacon presentato da Monteoliveto Gallery e con testo a cura di Melina Scalise. Inaugurazione il 23 marzo alle ore 18.30 alla Casa Museo Spazio Tadini in via Jommelli, 24 Milano. Per l’occasione apertura fino alle 21.

“L’opera di John Bacon nasce innanzi tutto da un occhio allenato a vedere l’arte della seconda metà del Novecento. Collezionista di quadri, subisce l’influenza della libertà espressiva del Surrealismo, dell’astrattismo, dell’action painting. Con il tempo, passa dall’osservazione all’azione ed elabora un suo linguaggio espressivo e comincia a dipingere.

Dal flusso di coscienza all’azione, dal segno al colore, dalla forma geometrica alla figura, la pittura di John Bacon porta l’osservatore a scoprire percorsi visivi che partono da contesti geometrici per giungere alla ricerca di figure riconoscibili attraverso il supporto emozionale del colore. La Gestalt ha insegnato quanto l’occhio sia portato alla riconoscibilità della forma e le sue tele danno ampio spazio a questa ricerca e gioco del perdere e ritrovare la rassicurante presenza della figura. Non dimentichiamo che la parola figura, etimologicamente, ha a che fare con il plasmare, con il dare consistenza a qualcosa e quindi non può prescindere da chi guarda, ovvero da colui che dà senso.

Le opere di John Bacon presentano temperature prevalentemente calde, come le crete, accolgono chi guarda in un’atmosfera riconoscibile e rassicurante che è quella della natura espressa nei colori tipici delle stagioni. Il paesaggio, il contesto, in cui sono riconoscibili le figure, in particolare volti, è totalmente astratto.

La figura umana emerge dalla trama fluida di forme geometriche dominate da linee curve come un’apparizione. Il corpo o la testa di chi si manifesta non è mai chiuso in un contorno definito. L’Essere entra ed esce dal paesaggio in un continuo scambio tra un dentro e fuori che tanto fa pensare all’impossibilità dell’Uomo di “essere” a prescindere dal contesto.

Chi siamo? Forse semplicemente incidenti di un caso e di un apparente caos, come parti di un flusso. E’ proprio il flusso ciò che segue l’artista stesso che non parte mai da un progetto predefinito di composizione, da un piano razionale, da un obiettivo prefissato, ma usa – per l’appunto – lo stream of consciousness.

Il quadro è dentro di lui senza una riconoscibilità razionale che lo ordina, esce e si compone man mano come in una visione mistica e si rivela a lui e al mondo destando lo stupore che merita ogni nascita.

Ciò che prima non c’era all’improvviso c’è, diventa oggetto e soggetto del nostro guardare. Il pittore è come un vaso che svuota la sua visione emozionale e si confronta con l’estraneo che esce da lui.

Nei suoi quadri scopriamo un’umanità popolosa e spesso dai grandi occhi increduli e melanconici.

Come potrebbe del resto un pittore non confrontarsi con la melanconia intesa come una sorta di nostalgia e stupore che è, necessariamente, il risultato del tempo che passa e che ci costringe a lasciare delle cose e a trovarne di nuove. Il fluire inarrestabile del mondo va oltre la nostra volontà e, di fronte a questo, ci sorprendiamo, ci troviamo increduli, ci scopriamo nostalgici, ma a volte, anche semplicemente felici del cambiamento. E’ forse per questo che i volti dei personaggi delle opere di John Bacon hanno spesso grandi occhi, come immobilizzati, a differenza delle bocche che raffigura a volte schiuse, a volte imbronciate o pronte a sorridere. La parola sembra arrivare attraverso il colore e abbandona il suono perché, forse, per John Bacon ciò che conta è far vibrare le corde dell’intero corpo, far entrare lo spettatore in un paesaggio emozionale nella sua interezza, con tutta la sua presenza.

Queste vibrazioni arrivano anche attraverso il social. Su Instagram John Bacon ha 17.300 followers e ciò che sorprende è che ogni opera non ha alcuna descrizione, né titolo. L’artista si affida totalmente alle immagini, alle opere tal quali e la loro potenza espressiva riesce ad arrivare anche attraverso la piccola visione di un mezzo informatico”.

Melina Scalise

BIOGRAFIA

John Bacon è nato nel 1951. E’ un appassionato collezionista di arte astratta fin dai primi anni 1990 e questa sua passione lo porta a diventare pittore. I suoi lavori sono in gran parte astratti e caratterizzati da un uso istintivo del colore e della forma con un gusto particolare per la sperimentazione. Per Bacon l’arte non è solo visiva ma soprattutto emotiva.

Ha esposto a livello internazionale attraverso diverse gallerie d’arte.