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Compagnia Atopos: laboratorio teatrale a Spazio Tadini dal 6 al 9 dicembre 2012

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Laboratorio Teatrale Compagnia Atopos

All’interno del progetto Spazio, corpo e potere, si svolgerà dal 6 al 9 dicembre 2012, il Laboratorio Teatrale della Compagnia Atopos sull’identità di gener*

La compagnia teatrale Atopos, vincitrice del Premio Tuttoteatro.com Alle Arti Sceniche “Dante Cappelletti” 2010 con lo spettacolo Variabili Umane sull’identità di genere, propone un laboratorio teatrale rivolto ad attori, danzatori e artisti dai diversi linguaggi espressivi, ma anche a tutti coloro che sono curiosi di sperimentare le proprie possibilità creative indagando sulla propria identità, e in particolare sulle proprie componenti maschile e femminile.

Il laboratorio teatrale è diretto da Marcela Serli con la collaborazione di Irene Serini, Cesare Benedetti, Noemi Bresciani, con la partecipazione di Laura Caruso e Antonia Monopoli.

Spazio Tadini spettacoli: CONVERSAZIONE, Perfomance del progetto Girls Girls Girls di Giulia Abbate e Fabrio Cherstich per la rassegna Spazio Corpo e Potere

Conversazione

performance di Container teatro all’interno del progetto “Girls Girls Girls” per Spazio corpo e potere

di Giulia Abbate e Fabio Cherstich

con la collaborazione di Edy Quaggio

Spazio Tadini – 21 e 22 Giugno, dalle ore 21A Spazio Tadini: Girls, Girls , Girls di Giulia Abbate e Fabio Cherstich  con la collaborazione di Edy Quaggio Quali meccanismi vengono utilizzati per la costruzione degli stereotipi di genere, quali fragilità utilizzate e ostentate, quali conflitti entrano in campo tra il punto di vista maschile e quello femminile quando veniamo interrogati su temi come la paura, la gioia, la violenza, il sesso?  Chi è soggetto consumatore oggi, chi è oggetto consumato? Quali sono stati nel nostro paese i condizionamenti, le distorte sovrastrutture mentali, le paure instillate da un uso repressivo della religione e della politica? Che effetto fa riascoltare quello che si è affermato se riproposto in un contesto diverso da quello originario? Come cambia la nostra opinione perosnale quando ci confrontiamo con gli altri? Cosa significa confrontarsi con un altro sguardo? 

A pratire da queste domande nasce la performance  “Conversazione”  che è parte del progetto  “Girls Girls Girls” della compagnia container.

Girls Girls Girls

è uno spettacolo che nasce dall’incontro con il documentario di Lorella Zanardo “Il corpo delle donne”.
Il 60% del pubblico televisivo è composto da donne. L’immagine del corpo femminile in televisione è offerto come bene di consumo. Al pari di molte altre cose.
Ci sarà allora un consumatore e un consumato? E come ci mettiamo in vendita,
come compriamo?

Girls riflette e analizza le immagini della televisione e cerca un cortocircuito nell’unidirezionalità dell’odierno immaginario. Girls a dispetto del titolo, non rappresenta solo lo stereotipo di genere sulla mercificazione televisiva del corpo della donna. Esso mostra come, in una televisione completamente a servizio degli istinti più bassi, anche l’uomo non abbia più solo il ruolo di soggetto consumatore, ma anche quello di oggetto consumato, anche gli uomini diventano delle Girls.

“Buono soltanto a consumare, il corpo, è nello stesso tempo il più lussuoso dei beni di consumo attualmente in circolazione, la merce-faro che serve a vendere tutte le altre, il sogno finalmente realizzato del più fantasioso dei commercianti: la merce autonoma che parla e cammina, la cosa finalmente vivente”.¹

¹ Elementi per un teoria della jeune-fille, Tiqqun, Bollati Boringhieri, 2003



Alle ore 21 del 28 e del 29 aprile in occasione della giornata mondiale della danza, J’AI PAS Primo Studio compagnia OpificioTrame

 SPAZIO, CORPO E POTERE: Stagione Spettacoli 2011/2012 sesto appuntamento

J’AI PAS S…

SABATO 28 APRILE ore 21

e

29 aprile alle ore 21 con la proeizioni di AB (Against Body)

Primo Studiocompagnia OpificioTrame, di Federicapaola Capecchi, con Federicapaola Capecchi e Stefano Roveda

Federicapaola Capecchi per Coreografia d'arte

L’attenzione, in questo primo studio ancora in corso, si è soffermata e soppesata su una parola: esclusione. L’atto, l’effetto dell’escludere; lasciar fuori, non ammettere. Rappresentava una ricerca precisa, strettamente ancorata allo spazio, e a quello scenico, e in quel mentre ci siamo trovati, forse, in un altro itineriaro: quello che consiste nel prendere atto di un ambiente, di una condizione sociale, di un confine psicologico, che è poi il solo ad accomunare, a volte, uomini altrimenti dissimili: l’esclusione. Non siamo riusciti a non sentirla come qualcosa che, oggi, incombe e preme più che mai sulla nostra società.

Presi dalle indagini di Spazio, corpo e potere, abbiamo sposato la visione di Peter Brook “l’architettura lavora nella durata mentre il teatro agisce nell’urgenza” e l’urgenza per noi, oggi, è la logica del vivente, degli esseri umani. Sempre meno umani, sempre più esclusi, anche da sé e dal proprio corpo.

Lasciamo volutamente lo spazio vuoto, ma non nel senso orientale come risultato di una progressiva eliminazione, come acquisizione e non premessa, bensì lo lasciamo vuoto a rimarcare un’indifferenza che ci circonda: un’indifferenza, una vera e propria latitanza della coscienza di tutto un contesto, di tutto uno spazio.

 Ah…rileggendo Kafka è rimasta impressa una frase … “gabbia cerca prigioniero”, che viene voglia, però, di giocare al contrario, capovolta, come provocazione un altro passo: prigioniero cerca gabbia.