La fotografia di Giovanni Candida, in arte, Walls of Milano, racconta la Street art nella veste di fotografo “ufficiale” della maggior parte degli arstisti da strada di Milano e delle loro crew. Da 12 anni “vive” con loro, prevalentemente di notte, ma anche di giorno, a raccontare le loro storie, le loro evoluzioni e tracce stilistiche, la loro passione per ridisegnare tratti di periferia degradata, ma anche zone centrali della città dove la Street Art è riuscita a conquistarsi un ruolo ufficiale. La mostra alla Casa Museo Spazio Tadini racconta parti fondamentali del suo percorso e dell’evoluzione della Street a Milano.
WallsOfMilano
Apertura al pubblico
Mostra a cura di Francesco Tadini e Melina Scalise
12 luglio alle ore 18.30
Durata della mostra da 12 luglio al 9 agosto 2018
(ingresso su invito e a pagamento con aperitivo di benvenuto)
Spazio Tadini via Niccolò Jommelli, 24 Milano
Orari: da Mercoledì a sabato dalle 15.30 alle 19.30 e domenica dalle 15 alle 18.30 – Ingresso 5 euro
wallsofmilano primawallsofmilano dopo
La mostra presenta diversi percorsi che raccontano luoghi della città che si sono trasformati nel tempo con l’intervento di vari artisti, che documentano il lavoro impegnativo e difficile di questi “artigiani dei muri” – come li definisce Giovanni –, racconta di personaggi, dell’uso del colore e delle sue evoluzioni tecniche.
La mostra dunque non si presenta come una carrellata di opere di street fotografate, ma guarda anche i dettagli e i contorni, è un insieme di racconti che permettono al visitatore di entrare nel back stage.
mappatura WallsofMilano
“Quando, nel 2006, ho iniziato a scattare foto dei muri di Milano, non avrei mai immaginato che la street art sarebbe diventata la grande passione della mia vita – racconta Giovanni Candida, soprannominato dagli Street Artist, Walls of Milano – Senza fotografia, senza immagini, sin dai suoi inizi negli anni ’70, gran parte di quest’arte non esisterebbe proprio. L’aver documentato con costanza questo movimento artistico, in un contesto preciso e geograficamente connotato, permette non solo di godere della bellezza delle opere, ma anche di mantenerne memoria laddove, per sua stessa natura, la street art è effimera.
Ho costruito un archivio di immagini che custodisce la street art milanese; una documentazione lunga 12 anni che continua ad evolversi ed arricchirsi giorno dopo giorno.
Col tempo WallsOfMilano, con le sue mostre e la relativa pagina FB ( http://www.facebook.com/wallsofmilano), è diventato un punto di riferimento della street art milanese”.
A seguire alle ore 21, per completare la serata alla Casa Museo appuntamento con la danza di Federicapaola Capecchi.
Biografia
Giovanni “Gianfranco” Candida in arte Walls of Milano
E’ fotografo di street art ma di professione fa il dirigente in una importante multinazionale. Nato nel 1958, solo nel 2006 inizia ad interessarsi di Street art. Ovunque si trovi a viaggiare scatta foto di “muri” ma per dare coerenza al suo lavoro di fotografo e collezionista di opere di Street art e Writing ha deciso di focalizzarsi sulla città di Milano dove vive. La sua pagina Facebook www.facebook.com/wallsofmilano è punto di riferimento delle scena della Street art milanese. Ha una moglie molto paziente che tollera le lunghe giornate da lui passate con i giovani artisti.
Mostre
Marzo 2014: ‘’Streetartists in action’’ c/o Spazio Seicentro Milano
Marzo 2015: ‘’WallsOfMilano’’ c/o Neurotitan gallery Berlino
2014 fotografie per scenografie trasmissione Anno Uno – La7
Testimonianze sul Giovanni Candida da parte di alcuni Street Artist
WOF by Zed
Poesia lo scatto e il fuoco.
Ritratto per Gianfranco (Giovanni) La notte gelata
di Ivan
ad essere obbiettivo ricordo quel tuo scatto avanti
quel metter a fuoco la vita poco distanti
che fa luce la notte gelata
la rincorsa la città più salata
e gianfranco che rincorre la vernice
una sera milano raccolta di buio
i pugni gelati per il freddo
la tua rincorsa che non scordo
e dietro a far foto ricordo
a far memoria la bufera dello scempio
se occorre alla strada far strada
dietro le tue foto ci si ricorda che nessuno è straniero
che si dipinge un sentiero comune
muro contro muro
grigio contro le parole che pigio a muso duro
l’asfalto divampo di gianfranco che ci rincorre
e rimbomba la chiamata alle arti
non è arte ma solo aver parte la sorte
mille e poi mille scatti ancora la stessa corsa
l’ancora cui gettarsi se il mare fa burrasca
una passione la tua che resiste la risacca
di questa loro autorità che attacca
non tanto la vernice ma gli scuri del pensiero
giovanni mi ricorda noi
tutti diversi
spesso sparsi
che c’abbiam creduto
e s’è avverato davvero
ritratto gianfranco il ponteggio e la neve che cade
poesia le sirene d’incanto da cui scappare
ch’ora si confonde questo tuo guardare pacato
gentile il tatto e ancora il parlato
della tua voce piana come l’alba una notte d’assalto
se noi siam il burrone
giovanni
tu ne sei il salto
ivan
Casa Museo Spazio Tadini
Apertura della mostra al pubblico il 12 luglio alle ore 18.30 (ingresso su invito e a pagamento)
Orari: da Mercoledì a sabato dalle 15.30 alle 19.30 e domenica dalle 15 alle 18.30
Ingresso 5 euro con visita guidata a richiesta gratuita anche nella sezione di mostra permanente dedicata a Emilio Tadini.
Casa Museo Spazio Tadini, via Niccolò Jommelli, 24 Milano
Apertura al pubblico 23 febbraio ore 18.30 ingresso 5 euro
Un percorso inedito sui cicli pittorici e le pubblicazioni più importanti dell’artista, scrittore, poeta e saggista italiano nella sua casa natale, un’antica casa editrice degli anni Venti, nonchè suo atelier. Per la prima volta in mostra Tadini pittore e scrittore con il contributo narrativo di 80 fotografi che arricchiscono il percorso letterario e concettuale mostrando la forte attualità del suo pensiero.
(orari mostra: 24 e 25 febbraio dalle 15 alle 18 – in queste due giornale l’orario subisce una variazioni – per tutte le settimane successive rimane valido l’orario seguente: da mercoledì a sabato dalle 15.30 alle 19.30 e domenica dalle 15 alle 18.30)
Con il patrocinio di Municipio 3 di Milano e Comune di Milano
All’interno della rassegna Novecento Italiano organizzata dal Comune di Milano per porre l’attenzione sui processi storici, culturali e artistici del secolo appena trascorso, non poteva mancare un approfondimento su uno degli autori milanesi più eclettici della cultura italiana del Novecento: Emilio Tadini.
Il suo amico Umberto Eco lo definì “Un pittore che scrive e un artista che dipinge” e queste “due anime” sono state per Tadini un irresistibile ed instancabile strumento di analisi della cultura del suo secolo, ma soprattutto della condizione umana:
“ll senso della vita credo stia proprio nel cercarne il senso. E credo che l’arte, la cultura e anche le passioni rispondano proprio a questo: contribuire a dare un senso alla vita.“ (Emilio Tadini)
Per conoscere la ricca e significativa opera letteraria e artistica di Emilio Tadini dal 23 febbraio al 18 marzo 2018 si svolge a Milano un’esposizione nella sua casa natale, in via Jommelli, 24, una traversa di via Porpora, tra Loreto e Lambrate, luogo di riferimento anche di alcuni suoi racconti. Nella Casa Museo Spazio Tadini, a lui dedicata e sede dell’archivio, fondata dal figlio, Francesco Tadini (regista e autore televisivo) e Melina Scalise ( psicologa e giornalista), tutte le sale connesse all’atelier dell’artista proporranno un percorso duplice tra arte e scrittura, tra immagini e figure. Le sale, appartenute all’ex tipografia del padre di Emilio, Grafiche Marucelli & Co, ospiteranno i grandi trittici, opere pittoriche rappresentative di vari periodi della ricerca artistica di Emilio Tadini, disegni, sculture, opere di design, lavori pittorici inediti. In altre sale, compreso l’ex studio, una mostra di quadri rappresentativi di diversi cicli pittorici, arricchiti anche da appunti, quaderni e lavori letterari: romanzi, poesie, saggi e fotografie di una vita. Un percorso costellato da momenti di riflessione sulla sua visione dell’arte nel 900 e sulla sua ricerca filosofica con il supporto di contributi fotografici prodotti da fotografi contemporanei aderenti al gruppo PhotoMilano che documenta il capoluogo lombardo per immagini (www.photomilano.org).
I fotografi di PhotoMilano sono:
Diego Bardone, Francesco Falciola, Cesare Augello, Elisabetta Gatti Biggi, Luigi Alloni, Giovanni Paolini, Walter Ciceri, Gian Paolo Grignani, Alberto Scibona, Gianfranco Bellini, Laura Caligiuri, Francesca Giraudi, Giovanni Gianfranco Candida, Domenico Sestito, Fabio Zavattieri, Andrea Rossato, Francesco Summo, Adele Caracausi, Daniela Loconte, Alberto Grifantini, Michele Salvezza, Alessandra Antonini, Francesca Gernetti, Franco De Luca, Tiziana Granata, Rodolfo Cammarata, Giuseppe Di Terlizzi, Elvira Pavesi, Rosario Mignemi, Corrado Formenti, Armando Melocchi, Anna Limosani, Giovanna Paolillo, Maria Luisa Paolillo, Angelica Mereu, Cinzia Beatrice Stecca, Roberto Ramirez, Federica Tamagnini, Cristina Risciglione, Renato Corpaci, Matteo Garzonio, Romina Pilotti, Silvia Questore, Roberto Longoni, Fabio Natta, Antonella Fiocchi, Stefano Barattini, Luca Barovier, Michele De Fusco, Fabio Bonfanti, Maria Grazia Scarpetta, Marvi Hetzer, Walter Turcato, Claudio Stefanoni, Magda Chiarelli, Mimma Livini, Cristiano Vassalli, Roberto Crepaldi, Marisa di Brindisi, Marco Simontacchi, Claudio Manenti, Nerella Buggio, Giuliano Leone, Paola Fortunato, Lorena Tortora, Roberto Manfredi, Maria Cristina Pasotti, Bruno Panieri, Marina Labagnara, Antonia Rana, Alberto Chignoli, Andrea Fraccaro, Emanuele Cortellezzi, Daniele Rossi, Maurizio Buttazzo, Marco Bellavita.
A tale gruppo si aggiunge, con alcuni suoi disegni, l’artista Eleonora Prado.
Emilio Tadini 009 ph.MariaMulas, 1984,
Nato nel 1929 e morto nel 2002, Emilio Tadini ha vissuto appieno i momenti salienti del 900 dalla Grande Guerra fino alle soglie della rivoluzione linguistica e relazionale data dal web. Ha vissuto l’urgenza della ricostruzione, ha dovuto elaborare il dolore della perdita dei suoi genitori ancora ragazzo, ha saputo costruire nuove visioni sulla città collaborando anche con le istituzioni pubbliche, ha progettato la sua vita attorno alla curiosità culturale che gli è sempre appartenuta divorando libri tanto da entrare nelle commissioni di diversi premi letterari tra cui il Bagutta, di cui fu anche presidente. Davanti a un bicchiere al bar Giamaica, nei piccoli atelier di pittori allora sconosciuti, tanto quanto nelle sale dell’informazione dei grandi quotidiani, come il Corriere della Sera, o negli studi della Rai o della Radiotelevisione Svizzera, nelle sale riunione di importanti aziende italiane, come l’Eni, nei palazzi dell’Arte, come l’Accademia di Brera, Emilio Tadini era il pensatore, il produttore di idee, il commentatore, il critico, il designer, l’uomo della comunicazione e l’intellettuale a tutto tondo.
Emilio Tadini 017, fototeca de L’Europeo, Francesco Tadini, maggio 1962, nella sua casa in via Jommelli con il figlio Francesco
Emilio Tadini 014 con Antonia Tadini 1986
Nei suoi dipinti e nei suoi scritti, tanto quanto nelle sue recensioni e testi critici sull’arte del 900 emerge una straordinaria capacità di sintesi frutto di uno studio attento di artisti, scrittori, poeti, filosofi e psicoanalisti. “Quando mio padre non dipingeva – ricorda il figlio, Francesco Tadini – era perché mia madre, Antonia, lo portava fuori da Milano, nella nostra casa in Valsesia, a Campertogno, condivisa per un breve periodo con la famiglia Fallaci, quella dell’”Oriana”. Lì, in tre mesi, scriveva un romanzo. Era instancabile e qualunque cosa producesse era naturalmente un’edizione degna d’interesse o addirittura di un premio Campiello. Del resto esordì scrittore ad appena vent’anni, con un poemetto di poesie “La passione secondo Matteo” sulla rivista Il Politecnico scelto da Vittorini e Montale. Tradusse autori significati del 900 come Pound, Eliot, Auden, Stendhal, Melville, Shakespeare, Joyce e di tutto questo mondo lui e noi figli, io e Michele, ne fummo intrisi. Ricordo sere in cui io appena ventenne rinunciavo ad uscire con gli amici perché a cena c’erano Umberto Eco e Furio Colombo. Mi divertivo più con loro che con i coetanei, rimanevo incantato ad ascoltarli nei loro discorsi seri e poi subito a ridere di ogni cosa, perché l’approfondimento culturale colmava sempre con il paradosso e non c’era filosofia che tenesse rispetto al piacere di stare felicemente tra scherzi e battute insieme”.
EVENTI CORRELATI ALLA MOSTRA
Il 24 e 25 febbraio, dalle 18.30 la mostra sarà visitabile nel contesto di un approfondimento sull’arte e la moda africana che tanto ha influenzato la produzione artistica del 900 in collaborazione con Afro Fashion Week e in esposizione una serie di maschere Africane collezionate da Tadini.
A finissage della mostra, il 18 marzo alle ore 18.30 è previsto il concerto a tre voci e fisarmonica di The Apricot Tree con musica del repertorio jazz anni 40 in particolare con brani del Quartetto Cetra.
Emilio Tadini (Milano 5 giugno 1927-Milano 25 settembre 2002) è stato uno scrittore, un pittore, un critico d’arte, un poeta, un drammaturgo, un giornalista (della carta stampata e della televisione), un intellettuale civilmente impegnato.
Ha detto di lui il suo amico Umberto Eco: “uno scrittore che dipinge, un pittore che scrive”.
La giovinezza
Emilio Tadini nasce a Milano il 5 giugno del 1927. Rimane orfano di madre a 6 anni e pochi anni dopo anche del padre per un incidente stradale. Vive la sua giovinezza prevalentemente accudito e accompagnato nella sua crescita dalla zia e dalla nonna. Con suo fratello eredita la tipografia e Casa Editrice Grafiche Marucelli acquistata dal nonno in via Jommelli, 24. In quella palazzina su due piani, sfiorata dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale tra il quartiere Casoretto e piazzale Loreto, vivrà poi tutto il resto della sua vita. E’ cresciuto tra l’odore degli inchiostri, nella piccola impresa di famiglia dove venivano stampati i primi giornali economici: l’Esercente e il Corriere Agricolo, poi schiacciati dalla concorrenza di nuove testate economiche come Il Sole 24 Ore. Quest’attività fu poi seguita dal fratello Gianni, mentre Emilio ereditò dal padre la passione per la scrittura a cui dovette rinunciare per ragioni economiche e vi si dedicò da giovanissimo.
Scrittore
Emilio ad appena vent’anni, nel 1947, mostra i suoi interessi intellettuali e pubblica un poemetto sulla rivista di Elio Vittorini “Politecnico”: La passione secondo San Matteo per il quale riceve un premio da Montale, Solmi e Muscetta. Si laurea in Lettere ed inizia un mai interrotto lavoro di scrittura: poesie, saggi, romanzi. Nel 1960 pubblica Tre poemetti , nel 1963 per Rizzoli il romanzo Le armi l’amore, dedicato all’impresa di Carlo Pisacane. Poi seguirono L’Opera, (Einaudi 1980); La lunga notte, (Rizzoli) 1987 (vince il Premio Campiello);L’insieme delle cose, poesia edito da Garzanti (1991), La tempesta, Einaudi 1993 (Premio Strega),La deposizione ( Einaudi 1997), La distanza ( Einaudi 1998), L’Occhio della pittura 1999, Eccetera ultimo romanzo pubblicato post mortem 2002 a cura del figlio Francesco Tadini e a seguire, a cura di Anna Modena in collaborazione Fondazione del Correre della Sera Poemetti e poesie (Einaudi 2011).
La sua attività letteraria fu accompagnata e influenzata dalla sua attività di studio e traduzione di autori importanti e, all’epoca ancora poco noti, come Pound, Eliot, Celine Faulkner, Malevic. Frequenta intellettuali da cui trae ispirazione come Vittorini, Solmi, Albe Steiner, ma soprattutto, in quella Milano del dopoguerra allaccia amicizia con molti giovani intellettuali e artisti da Umberto Eco a Dario Fo, da Lucio Fontana e Valerio Adami, da Alik Cavalieri a Gianfranco Pardi, da Mario Schifano a Lucio Del Pezzo e tanti altri. Tadini ama anche il teatro e all’interno del “circolo Diogene” con cui andava a teatro tre volte a settimana conosce e frequenta Grassi e Strehler.
Pittore
Accanto al suo amore per la scrittura si affianca negli anni ’50 l’amore per la pittura sviluppando un linguaggio pittorico molto autonomo a ricordare figure simboliche di quadri di Bosch. Su questo ciclo di pittura per lo più inserito nella serie “Saggio sul Nazismo” (1960) la galleria Renzo Cortina di Milano dedicò nel 2008 un’ampia esposizione accompagnata da un catalogo. Negli anni a seguire Tadini si avvicinò al realismo esistenziale e alla “Pop Art” inglese. Fortemente influenzato dalla Pop art è “Il posto dei bambini” (1966).
Di questo periodo è il ciclo “Vita di Voltaire” (1967) . La sua prima esposizione personale è del 1961 alla Galleria del Cavallino di Venezia e il suo primo collezionista è stato il pittore Trancredi. ma l’inizio della sua ascesa artistica avviene con la partecipazione alla collettiva presso lo Studio Marconi nel 1965, della quale fecero parte anche altri tre grandi: Mario Schifano, Valerio Adami e Lucio Del Pezzo. Fin dagli esordi, Tadini sviluppa la propria pittura per grandi cicli, costruendo il quadro secondo una tecnica di sovrapposizione di piani temporali in cui ricordo e realtà, tragico e comico, giocano di continuo uno contro l’altro. Seguì il ciclo “L’uomo dell’organizzazione” (1968), Color & Co del 1969, Viaggio in Italia 1970, Paesaggio di Malevic 1971, Archeologia 1972, Magazine Réunis 1973, Museo dell’Uomo, 1974 e Disordine in corpo classico 1981. Nel 1978 e nel 1982 viene invitato alla Biennale di Venezia
Nel 1986 organizza un’importante esposizione alla Rotonda della Besana a Milano dove espone una serie di tele che preannunciano il ciclo dei “Profughi” e quello dedicato alle “Città italiane”,poi presentato nel 1988 alla Tour Fromage di Aosta. Nel 1990 espone allo Studio Marconi una serie di grandi trittici. Del 1992 è la serie Oltremarealla Galerie du Centre di Parigi. Nel 1995 alla Villa delle Rose di Bologna vengono presentati otto grandi trittici de “Il ballo dei filosofi”. A partire dall’autunno 1995 fino all’ estate 1996 una grande mostra antologica e itinerante ha avuto luogo in Germania nei musei di Stralsund, Bochum e Darmstadt accompagnata da una monografia a cura di A.C.Quintavalle. Nel 1996 la mostra de “Il ballo dei filosofi” viene presentata alla galleria Giò Marconi. Nel 1997 espone presso la Galerie Karin Fesel a Düsseldorf, la Galerie Georges Fall a Parigi e il Museo di Castelvecchio a Verona. Gli ultimi cicli dipinti sono quelli delle “Nature morte”e delle “Fiabe”chenel 1999 sono presentate alla Die Galerie di Francoforte. Nel 2001 la città di Milano gli rende omaggio con una mostra antologica Emilio Tadini:Opere 1959/2000, a Palazzo Reale. Del2001 è la celebre sede di Palazzo Reale a Milano ad ospitare l’ultima mostra antologica a lui dedicata, all’interno della quale esponenti del mondo della cultura quali Umberto Eco, Arturo Carlo Quintavalle, Alan Jouffroy gli hanno reso l’ultimo omaggio.
Nell’arco della sua carriera pittorica lo invitano a realizzare esposizioni personali a Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Londra, Anversa, Stati Uniti e Sudamerica, sia in gallerie private che presso istituzioni pubbliche e Musei.
Dopo la sua morte (2002) dal 24 al25 settembre 2004, presso il Palazzo Reale di Milano, Fondazione Corriere della Sera organizza il convegno Le figure, le cose a cui partecipano personaggi di spicco della cultura, dell’arte, del giornalismo come Ferruccio de Bortoli, Umberto Eco, Paolo Fabbri, Arturo Carlo Quintavalle, Valerio Adami.
Nella primavera del 2005 il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona gli dedica un’ampia mostra antologica. Nel 2007 si tiene a Milano la grande mostraEmilio Tadini 1960-1985. L’occhio della pitturanegli spazi espositivi della Fondazione Marconi, della Fondazione Mudima e dell’Accademia di Brera, con un ricco catalogo edito da Skira.
Nel 2008 il figlio Francesco Tadini e la giornalista Melina Scalise fondano l’associazione Spazio Tadini in suo omaggio inglobando negli spazi della tipografia di famiglia, lo studio dell’artista. Nel 2015, Spazio Tadini diventa Casa Museo nel circuito Storie milanesi che raccoglie 15 luoghi della città dove hanno vissuto dei personaggi (artisti, scrittori, designer) che hanno dato un contributo artistico e culturale alla città. Nelle sale della casa museo è possibile visitare l’ex studio e vedere opere dell’artista, oltre alla sua biblioteca. Presso Spazio Tadini ha sede l’archivio degli eredi Francesco Tadini, regista e autore televisivo, e suo fratello, Michele Tadini, compositore.
Incarichi professionali e istituzionali di Emilio Tadini
E’ stato presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera dal 1997 al 2000.
Dal 1992 inizia un’intensa collaborazione con il Corriere della Sera come critico d’arte ed editorialista.
Il 28 novembre 1997 Ha condotto e ideato la trasmissione televisiva sull’arte Contesto su Tele +. Al termine del ciclo di 100 puntate condotte, così si è espresso Aldo Grasso sulle pagine del Corriere della Sera, parlando della trasmissione ideata e presentata da Emilio: “Tadini fa 100 e chiude vincendo la sfida dei libri Che peccato, alla vigilia di Natale ha chiuso i battenti una delle poche trasmissioni civili, intelligenti, pacate della tv italiana (…)” Mentre Alessandro
Baricco disse: “Contesto” ha un’idea del tempo che non nasce dalla cultura televisiva
ma da quella libresca. Solo così è possibile articolare le proprie opinioni”.
Dal 2000 al 2001 collabora con la RSI Cultural (Radio televisione Svizzera)
Direttore Premio Bagutta
Membro della giuria del Premio IX Italo Calvino 1996
RICONOSCIMENTI E PREMI
« La passione secondo san Matteo », che vinse il premio “Renato Serra”
In uno scritto del 1960, Possibilità di relazione, Tadini aveva chiarito la poetica alla quale, malgrado l’incessante ricerca e metamorfosi del suo lavoro, è rimasto sempre fedele: il principio cui mi attengo, diceva, è quello di “una possibile libertà integrale della ragione…che porta a far saltare ogni diaframma tra il mondo ‘fisico’ e quello ‘spirituale’ (…). È questa presa di posizione che porta logicamente a superare ogni alternativa superficiale di realismo e spiritualismo (o di arte fantastica) proponendo qualcosa che si potrebbe chiamare realismo integrale, nella cui sfera devono essere risolte tutte insieme le funzioni dell’uomo in ogni particolare momento della sua storia”.
Tadini dichiarò la sua avversione nei confronti dell’espressionismo astratto americano, per contro l’espressionismo cinematografico tedesco condizionò non poco la sua visione dello spazio urbano. Se distinse la pop art americana da quella inglese, è perché mentre dalla prima prese le distanze, la seconda gli fu per molti versi congeniale. Non ebbe nessun timore di sperimentare nuovi linguaggi, ma mai per puro gusto avanguardistico o di accumulazione citazionistica post-moderna; al contrario, per arricchire e spostare il patrimonio di una tradizione classica che conosceva a menadito.
In una realtà come quella odierna, ormai definitivamente “sottosopra”, l’uomo sia destinato a sopportare una nuova croce: quella di vivere dentro un universo sconnesso, privo di riferimenti stabili, di territori sicuri, di valori condivisi. Il protagonista ricorrente, una sorta di Pinocchio metafisico e vagamente ridicolo, brancola nel vuoto: anche la forza di gravità sembra non sostenerlo più.
Detta altrimenti: certo che a Tadini premeva dipingere, colorare, distribuire le ombre e le luci. Ma gli premeva in funzione di quel “realismo integrale” ricordato nel suo testo del ’60, gli premeva in funzione di una lettura allegorica del presente, al modo di Beckmann. Gli premeva perché voleva raffigurare, raccontandolo e teatralizzandolo, L’insieme delle cose (come suona il titolo di un suo libro di poesie pubblicato da Garzanti).
È nell’intermittenza tra la razionalità e un’oscurità sempre incombente che vivono i personaggi dei suoi quadri. Basti citare, per tutti, il ciclo sul “ballo dei filosofi”, laddove il refrain verbale (un immaginoso e sgangherato “ego fuit”) suona a evidente sberleffo dell’Io cartesiano, che tutto sa e tutto controlla. Qui l’Io, invece, poco sa e meno ancora controlla. Ma non per questo demorde. In fin dei conti l’avventura cui è chiamato è sì tremenda, ma insieme affascinante. Chi infatti vede tra le maglie allentate del reale, il nulla, l’abisso, è ovviamente terrorizzato, ma può anche giovarsi del senso di assoluta libertà che ne discende.
Andata gambe all’aria ogni sistemazione definitiva del mondo, la luce di questa nuova ragione – affidata negli ultimi trittici a una ricorrente, piccola candela, sempre periclitante – sarà magari più fioca, più incerta. Ma finalmente propria: unica, singolare, irripetibile. Così come è stato, ed è, assolutamente unico, singolare, irripetibile, il tragitto artistico ed esistenziale di Emilio Tadini.
Casa Museo Spazio Tadini
Fondata nel 2008 da Francesco Tadini e Melina Scalise oggi è inserita nel circuito di case museali, Storiemilanesi (www.storiemilanesi.org)
Apertura mostra Spazio Tadini via Jommelli, 24 Milano
Durata della mostra: dal 23 febbraio al 18 marzo
Apertura 23 febbraio ore 18.30 apertura al pubblico – ingresso 5 euro.
Apertura settimanale
24 e 25 febbraio dalle 15 alle 18 (in queste due giornale l’orario subisce una variazione)
Per tutte le settimane successive rimane valido l’orario seguente:
Da mercoledì a sabato: Dalle 15.30 alle 18.30
Domenica dalle 15 alle 18.30
CASA MUSEO in memoria di EMILIO TADINI- arte, cultura, eventi – Milano