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Collettiva finalisti premio NUOVA ERA, organizzato da L’officina dell’arte con il patrocinio della Provincia di Milano: DIALOGHI – Perna, Dossi, De Francisco, Crisanti, Degradi, Dente.

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 Organizzata dall’associazione L’officina Dell’Arte

DIALOGHI

Dal 20 giugno al 6 luglio

Collettiva di: Rinaldo Degradi, Fausta Dossi, Lucio Perna, Giulio Crisanti, Daniela Dente, Angelo De Francisco

Vernissage 20 giugno ore 18.30 e..

 a seguire, ore 20.30 presentazione del progetto Artonlife

con sfilata e performance artistiche

La collettiva rappresenta un dialogo tra diverse tecniche espressive come la scultura, la pittura, la fotografia.

Gli artisti sono i vincitori del premio Nuova Era organizzato da L’Officina dell’arte, associazione fondata dall’artista Antonio Musella e patrocinato dalla Provincia di Milano. Le opere sono state selezionate dal critico Giorgio Seveso, dal professor  Alfredo Mazzotta e Luigi Sergi, da Melina Scalise, presidente di Spazio Tadini e dallo stesso  Antonio Musella, scultore.

La mostra a Spazio Tadini costituisce una delle tante tappe organizzate per tutti i finalisti, la prima si è svolta a maggio nello Spazio Del Sole e della Luna della Provincia di Milano e l’ultima sarà a Novara. Spazio Tadini ha voluto offrire l’esposizione per incentivare lo spirito di collaborazione tra gli artisti che questo premio rappresenta, essendo gli artisti stessi anche organizzatori e membri della giuria. L’associazione si propone il puro fine di offrire delle opportunità di visibilità a chi, in questo momento di crisi economica, opera nell’ambito artistico culturale non con poche difficoltà.

Tra i sei artisti vincitori due hanno già esposto a Spazio Tadini come Fausta Dossi e Lucio Perna. Sono tutti di livello e il percorso offre l’opportunità al visitatore di avere una panoramica particolarmente interessante di modalità espressive veramente diverse tra loro.

BREVE BIOGRAFIA DEGLI ARTISTI

 Rinaldo Degradi

Rinaldo De Gradi- Spazio Tadini
Rinaldo De Gradi- Spazio Tadini

 Rinaldo Degradi nasce a Milano nel 1940.

Dopo il conseguimento del diploma di perito industriale frequenta corsi di scultura con Tina Jacob presso il Gruppo Artistico Rosetum, all’UNI 3 con la scultrice Anna Blasi. Nel nucleo delle opere plastiche realizzate in argilla, si innesta quello della ceramica Raku e contemporaneamente del bronzo. Visti gli studi tecnici a suo tempo compiuti unitamente alla pluriennale esperienza di progettazioni strutturali, ben presto protagonisti  saranno l’acciaio ,il ferro,la ghisa ,la plastica. Partecipa a diverse collettive ed a mostre personali a Milano, Perugia, Lodi, Legnano, nelle valli di Comacchio e nelle valli Bergamasche.

Fausta Dossi

Fausta Dossi, Sedie
Fausta Dossi, Sedie

Fausta Dossi nata a Rivolta d’Adda (CR)

Vive e lavora a Trezzo sull’Adda. Si affaccia al mondo artistico nel 1956 La creatività dell’artista si manifesta con diversificate esperienze e ricerche quali la scultura lignea, bronzi, terrecotte e piccole sculture d’argento da indossare fino a raggiungere un’esspressione sempre più protesa all’essenziale.L’esperienza della riduzione della forma a gioielli, cioè a micro-sculture ha portato Fausta Dossi a forme sempre più rastremate,semplificate,essenziali.Sente molto le materie e il colore,ama la scultura e la pittura due mondi apparentemente diversi ma che nel suo modo di operare e nella sua percezione della materia come spazio plasmabile e articolabile si intersecano e coincidono in vari aspetti. Fausta Dossi realizza le sue opere pittoriche soprattutto a tecniche miste, collage e decollage di carte colorate ed antiche, leggere e trasparenti su tela, su tavola o su carta. Numerose sono le rassegne nazionali e internazionali che l’hanno vista protagonista in Spagna, Austria, Germania, Belgio, Svizzera.

Lucio Perna

Lucio Perna- Spazio Tadini- Spazio Tadini
Lucio Perna- Spazio Tadini- Spazio Tadini

Nato a Palmi RC il 19.04.1946, si trasferisce a Milano alla fine degli anni “ 70 “. Entra in contatto col mondo artistico milanese ed ha proficui incontri con Aligi SASSU, Ernesto TRECCANI, Remo BRINDISI. Segue corsi di perfezionamento sulle tecniche del disegno e del colore presso l’Accademia di BRERA. Concorre a rifondare l’associazione artistico-cultirale “ Proposte d’arte “ presso la quale organizza e tiene seminari di ricerca e sperimentazione pittoriche. Nel 1998 fonda il movimento artistico “ SIMBOLICUM “ ed è tra i firmatari del primo manifesto insieme agli artisti Federico Honegger Fabio Massimo Ulivieri ed il critico e storico dell’arte Pedro Fiori. Aderisce e promuove, primo in Italia, il movimento “ GEOGRAFIA EMOZIONALE “ nato negli Stati Uniti d’America ai primi questo secolo per iniziativa della teorica Giuliana Bruno docente ad Harvard, autrice del fondamentale testo “ Atlante delle Emozioni”. Ha esposto in numerose gallerie italiane e straniere in prestigiosi centri d’arte e cultura e una sua esposizione è stata ospitata, come artista rappresentativo del panorama italiano, presso le Sale Vip dell’aeroporto di Malpensa nel 2011. Sue opere fanno parte di collezioni private e pubbliche tra le quali: L’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA di Bruxelles, il museo PARISI-VALLE di Maccagno

Giulio Crisanti

fuoco dentro, Giulio Crisante
fuoco dentro, Giulio Crisante

Giulio Crisanti nasce a Frascati; studia e si forma artisticamente a Roma. Già dalla fine degli anni ’50 presenta una sua identità artistica e ne sviluppa i contenuti attraverso l’uso della pittura, della ceramica e della scultura.  Le frequentazioni giovanili di artisti di chiara fama quali M. Moreni, L. Guerrini, F. Gentilini, O. Dorbes, G. Bogoni e altri gli hanno permesso di capire e migliorare la sua professionalità; Storici e Critici dell’Arte come J. P. Girod, F. Bellonzi, V. Riviello, B. Morini, gli hanno dato la possibilità di farsi conoscere ed apprezzare.  Partecipa su invito a rassegne nazionali ed europee, vince premi qualificanti, ha allestito molte personali ed alcune antologiche. Le sue opere sono in musei e collezioni pubbliche e private. Dal 1982 vive nella Brianza lecchese dove la sua attività artistica è seguita con interesse dai critici e Storici dell’Arte D. Montalto, A. Veca, G. Seveso, M. Pizziolo, L. Erba, S. Bartolena, M. Tavola, D. Di Poce e da diversi collezionisti.

 Daniela Dente

INGORGO- Daniela Dente- Spazio Tadini
INGORGO- Daniela Dente- Spazio Tadini

Pittrice, Incisore, Restauratrice. Dal 1987 lavora come Restauratrice: Conservativo e Pittorico per la Sovrintendenza ai Beni Culturali. Ritrattista, paesaggista, dipinge animali e la natura in genere, i lavori recenti, più sintetici, satirici e compatti, la portano a sperimentare nuove tecniche e supporti. Referente artistica dell’Ass. Cul. Milanocosa; ha svolto per dieci anni attività di volontariato (ABIO); interessata all’ambiente e amante degli animali, è pacifista e si occupa attivamente per la difesa dei diritti umani. Questo cammino di cultura anche sociale si rivede nella sua esperienza creatrice, le opere hanno carattere, c’è dentro il passato, il presente e il futuro . Il “carattere” nasce dal dialogo, dalla discussione aperta tra vita e creatività . Fiere Internazionali d’arte Contemporanea: Italia, Austria, Francia ed esposizioni collettive: in U.S.A., Russia, Olanda, Francia,Italia, Inghilterra …

Angelo De Francisco

Stampa lighjet sotto plexi.cm 150x100- De Francisco- Spazio Tadini
Stampa lighjet sotto plexi.cm 150×100- De Francisco- Spazio Tadini

Angelo de Francisco nasce a Milano bel 1951, dove risiede e lavora. Dopo aver conseguito la Maturità classica e quella artistica sotto la guida di Franco Mazzucchelli, nel 1976 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e come alievo del critico e docente Guido Ballo, approfondisce il significato dell’Arte e del suo farsi. L’opera digitale di Angelo de Francisco, nasce ai primordi di questo nuovo millennio. Foto e video sono il tessuto su cui si articola questa sua nuova ricerca. Il computer diviene la matrice che dà vita a queste sue nuove opere, un mondo di variegate raffigurazioni che vanno dai ritratti, autoritratti, ai paesaggi urbani e marini. De Francisco brucia i tempi della fotografia e dipinge con colori computerizzati. La macchina fotografica è solo un pretesto per catturare immagini ad alta risoluzione, che poi vengono immesse in una alchimia computerizzata da cui rinascono rielaborate e cariche di nuova vita. Computer e scanner quindi, sono i nuovi strumenti con cui inizia a ricercare.  

A Spazio Tadini il 20 giugno presentazione del progetto Artonlife:L’ARTE CHE PREMIA LA SOSTENIBILITA’ con Milano Brera

Spazio Tadini  Artonlife di Melina Scalise e Eleonora Stellacci-Spazio Tadini-MilanoBrera

un progetto d’arte, cultura e lifestyle di Melina Scalise in collaborazione con Eleonora Stellacci

prototipiartonlife-spaziotadini-milanobrera
prototipi per Artonlife-SpazioTadini-Milano Brera

PRESENTAZIONE

20 GIUGNO ORE 20.30

Via Niccolò Jommelli, 24 – 20131 Milano

(bus 92 e 81/MM 2 Piola e MM1 Loreto)

Alle 18.30 inaugurazione di una collettiva con sei artisti e a seguire sfilata, perfomance e brindisi di benvenuto

Una sfilata, un’esposizione di oggetti e accessori per la persona e la casa che gli artisti scelgono di impreziosire per premiare uno nuovo stile di vita. Il pubblico potrà portare abiti o biancheria da “riciclare” attraverso l’arte: un gruppo di artisti eseguirà disegni su tessuto a richiesta.

 Spazio Tadini presenta in anteprima il progetto Artonlife. Come dice il nome, vuole far entrare l’arte nella vita di tutti i giorni attraverso nuovi canali di fruibilità interpretando le nuove esigenze dell’uomo contemporaneo. Sostenibilità, economicità, ecologia, responsabilità sociale e accessibilità sono i criteri su cui si fonda la selezione di oggetti quotidiani sui quali un gruppo di artisti di Spazio Tadini interverrà con la creatività.

L’arte diventa uno strumento di comunicazione e di stimolo al cambiamento dei nostri stili di vita. Saranno valorizzati oggetti selezionati per orientare verso acquisti socialmente responsabili capaci di coniugare i bisogni individuali con quelli collettivi in una logica nuova di qualità dell’essere e della vita.

Il 20 giugno a Spazio Tadini è previsto il lancio del progetto. Si organizzerà una sfilata di abiti in tessuti naturali che saranno dipinti in diretta da alcuni artisti, ci sarà la presentazione di alcuni prototipi come borse in pvc riciclato o tessuti riciclati, cravatte, sempre realizzate con tessuti di recupero, magliette con inseriti lavori pittorici il tutto per trasformare chi li indossa, in portatori di arte e cultura.

Il progetto, ideato da Melina Scalise, sarà promosso e sviluppato in collaborazione con Eleonora Stellacci, ideatrice del marchio Milano Brera, imprenditrice italiana operativa a Francoforte con uno show room dedicato al Made in Italy. A novembre è prevista la presentazione della collezione che sarà realizzata attraverso una selezione tra gli artisti che saranno interessati a partecipare.

Artisti, designer, creativi e commercianti interessati sono invitati a conoscere da vicino l’idea per collaborare al progetto.

Tra gli artisti e gli stilisti coinvolti: Azzurra Di Lorenzo, Gianfranco Testagrossa, Miky Degni, Elisa e Sara e altri ancora…..

Mostra a Spazio Tadini 30 maggio 2012: FOGLI DI CARTA Interpretati, usati e ritratti da tre artisti: Patrizio Vellucci, Rodolfo Guzzoni e Lorenzo Perrone. Finisce l’era della carta per entrare in quella dei tablet?

Dal 30 maggio al 16 giugno 2012

Inaugurazione il 30 maggio alle ore 18.30

Spazio Tadini, via Jommelli, 24

(MM2 Piola, MM1 Loreto, Bus 92 e81)

apertura dalle 15.30 alle 19 da martedì a sabato

Un percorso singolare che parte dalle opere di Patrizio Vellucci, interamente realizzate utilizzando il foglio di carta come supporto del suo lavoro artistico: Dialogo con un foglio di carta”, prosegue con Rodolfo Guzzoni che invece fa del foglio di carta il soggetto del suo lavoro pittorico: “Le cose non dette” e termina con Lorenzo Perrone che trasforma i libri in sculture: “Libri Bianchi“.

Una mostra che ci mette a confronto con uno degli oggetti più utilizzati da tutti e da sempre, a partire dall’infanzia. I fogli di carta hanno permesso all’uomo di trasmettere la conoscenza non solo attraverso l’oralità. Rappresentano lo strumento più semplice attraverso il quale è stata possibile la trasmissione del nostro pensiero.  Si potrebbe dire che il foglio di carta è alla base del nostro sviluppo, della nostra civiltà, tanto che persino sul computer apriamo virtuali fogli di carta per scrivere testi, per esprimere i nostri pensieri, per contenere le nostre parole.

Il riferimento visivo al foglio bianco, quando dobbiamo comunicare è immadiato, ma qualcosa sta cambiando.  Da quando è stato introdotto il Tablet le parole non le conteniamo più in uno spazio circoscritto, ma le facciamo viaggiare con ancora più facilità usando una tavoletta e un collegamento Internet. Cambia il supporto e cambia anche il linguaggio, non più lunghi discorsi, ma stringati sms e twitter.

Abbandoneremo i fogli di carta? Abbandoneremo i libri e i giornali? La mostra ci porta ad una riflessione di estrema attualità e ci invita ad una confronto ravvicinato con il foglio di carta a cui, questa volta, spetta forse un nuovo ruolo sociale e con lui, cambia il modo di comunicare la conoscenza e di fare l’informazione.

Melina Scalise

TESTI CRITICI

PATRIZIO VELLUCCI

Dialogo con un foglio di carta” di Melina Scalise

Vellucci usa la carta come uno scultore adopera la materia tridimensionale. Lavora sulla capacità di assorbimento del foglio e il risultato del suo lavoro è il giusto equilibrio tra l’ordine e il caos, tra la casualità e la razionalità, tra un togliere e un mettere, tra un più e un meno.

L’acqua agisce sul foglio, si insinua nella trama, entra nelle sue venature, si imprime sulle molecole così come uno scultore userebbe le mani per plasmare l’argilla e le dita per ottenere il dettaglio.

Il foglio assorbe i colori diluiti e restituisce forme, tracce, segni. L’acqua si muove sul foglio restituendo una grafia, come sa fare il vento che muovendosi tra le cose produce un suono, un sibilo, quasi una musica.  Comincia così un “dialogo” tra il foglio di carta e l’artista. Vellucci legge e risponde con nuovo colore, con una nuova acqua vitale e a sua volta il foglio replica, risponde, si trasforma, si anima.

Una conversazione tra un corpo inanimato e un corpo animato, tra un oggetto e l’uomo, in cui l’acqua agisce come elemento vitale, linfatico, primordiale, originario.

La ricerca di Vellucci sta nello scoprire questo rapporto, nello svelare il codice intrinseco all’oggetto, mosso da quell’impulso che anche Michelangelo sentiva quando, toccando il marmo, riteneva che vi fosse già in esso contenuto il soggetto della sua scultura.

L’artista dunque è una sorta di rivelatore di ciò che già appartiene all’elemento. Una concezione che va ben oltre il contesto artistico perché giace su un modello di  rapporto tra l’uomo e la Natura che non ha nulla di antropocentrico per avvicinarsi ad un’interpretazione più olistica del mondo e dell’universo.

L’elemento naturale, come la montagna, la foglia, il fiore, il riflesso sull’acqua che sono raffigurati nei lavori di Vellucci sono dunque un risultato quasi inevitabile e consequenziale al suo approccio artistico e ideologico.

L’uomo e la natura appartengono allo stesso codice, allo stesso universo di immagini, di segni e di elementi. L’artista riporta alla luce, grazie all’acqua, le forme che sono contenute nella specificità della materia.

Il foglio di carta dunque non è più strumento su cui si sviluppa la semantica, ma una sorta di mezzo video che muove in superficie forme riconoscibili all’occhio umano che ne se appropria.

Patrizio Vellucci, grazie all’acqua e al colore, sprigiona quel flusso e apre la sequenza visiva ed espressiva con una straordinaria sensibilità e delicatezza. Il risultato è un effetto particolare fatto di trasparenze e colori che si allontanano dalle capacità dell’acquerello, perché non sempre l’artista lascia alla carta il dominio, a volte lo contrasta, ci discute e con l’uso del tratto, di colle e altro impone anche la sua visione per giungere a una sintesi che sprigiona una straordinaria vitalità e gioia.

RODOLFO GUZZONI

 

Le cose non dette di Melina Scalise

 

Un foglio di carta, un corpo di carta, un oggetto di carta, un soggetto di carta. Nei lavori di Guzzoni, acrilici su tela, lo sguardo dell’osservatore si posa su un pezzo di carta stropicciato che si eleva davanti agli occhi emergendo dal fondo come sospeso, in assenza di gravità.

L’oggetto è ingigantito e la scelta pittorica dell’artista ci costringe a guardarlo minuziosamente. E’ un corpo messo a nudo in ogni sua piega, in ogni suo minimo dettaglio. Il nostro sguardo diventa spietato, perché avido dell’infinitamente piccolo. L’occhio si insinua persino nelle pieghe, là dove l’ombra inghiotte la luce. Ma lì incontra l’ostacolo e si ferma. La ricerca del dettaglio viene abbandonata e si riconsidera l’insieme. Come con un cannocchiale, la nostra vista cambia fuoco e si riprende la distanza. Ecco allora che si riconsidera la forma, il suo complesso, il suo contesto e di lei si cerca l’esatta ubicazione, l’identità contestuale. Ci si domanda cos’è, chi è e perché. E’ in quel preciso momento che quel pezzo di carta diventa altro: da oggetto diventa soggetto. Le spigolosità delle pieghe proporzionali alla grammatura, grazie alla distanza, diventano più sinuose e le loro forme richiamano conseguentemente ad altre forme, altri movimenti, altre piegature, altri soggetti possibili. Magicamente il foglio bianco del quadro richiama alla memoria una nostra immagine già vista. Si anima. Come in un film prende inizio una sequenza. Ci parla. I fogli di carta di Guzzoni entrano in relazione con chi guarda. Non sono il racconto di qualcun altro scritto con l’inchiostro. Loro, i pezzi di carta, si esprimono in quanto forme anche senza contenere le parole. Si presentano al nostro cospetto e si distinguono per la loro individualità. Non lasciano andar via nessuno senza aver prima stimolato la sua immaginazione.

Perché quei pezzi di carta stropicciata, ingigantita sulla tela, sono uno diverso dall’altro, con una storia diversa plasmata dall’azione dell’uomo e non dal pensiero dell’uomo. Guzzoni, lavora ogni singolo pezzo di carta stringendolo in un pugno, poi seleziona i puzzle del suo racconto pittorico e immortala ogni singolo pezzo elevandolo da piccolo a grande, da oggetto a soggetto. La loro storia è incisa nelle loro pieghe, ma il loro senso è attribuito solo da chi guarda: prima dal pittore, poi dallo spettatore. E’ un po’ come dire che la storia di ognuno si compie solo se c’è qualcun altro che la osserva, altrimenti non avrebbe storia, non avrebbe tempo, non avrebbe corpo, non avrebbe spazio o forma alcuna.

“Le cose non dette” dice Guzzoni riferendosi alle sue carte. Non “dicono” solo le parole, ma anche le forme, i corpi e le azioni: si tratta solo di un altro linguaggio. L’insieme delle sue opere raffiguranti i pezzi di carta rappresentano una sorta di alfabeto, di abbecedario immaginifico e per questo immortalati senza essere soggetti alle forze di gravità, ma come sospesi per presentarsi a chi guarda.

Non c’è per Guzzoni tela bianca che tema il vuoto creativo, perché per l’artista non c’è foglio bianco che tema l’incertezza della penna per raccogliere un pensiero. La mano che ha stretto quei pezzi di carta evidentemente lo sa ed è per questo che li ritrae come se fossero autoritratti in chiaro scuro, perché ciò che interessa è l’ombra che ne dà plasticità, vita e storia, prima ancora di riempirsi dei colori dell’arcobaleno.

 

 

 

 

 

 

 

LORENZO PERRONE

 

“Trascorsi sfogliati e biancori vitali” di Alessandra Lucia Coruzzi

 

Passando attraverso lo scorrere breve del tempo, lasciati al libero sfogo del vento che gioca causando valenze ritmate, si accolgono  le ricchezze delle pagine  imbiancate.

Un passato trascritto non basta a raccontare, non gratifica della sola esistenza, richiede ancora attenzione; spinge fortemente ad una nuova lettura. Richiede valenze plasmate, richiami di forte valore pungente, assestamenti e volumi  contrastano con le inerti  pagine piane evolvendosi in forme profonde d’intensi rilievi giocati

Le sensazioni cancellate dall’essere già storia passata, trasformano i pensieri in nuovi volumi.

Statici  compatti  elementi impilati di pagine inerti, si trasformano plasmando tra le dita il contesto letterario, in soluzioni ricomposte nell’aprire quei fogli rinvigoriti dalla poetica di Lorenzo Perrone. Cangianti bagliori in gestuali movimenti sapienti, si innescano sottili e curiosi ironie.

Elementi  sfogliati  si caricano di  senso vitale, trasferendo vigore  alla curiosità dell’umana natura e ai drammi vissuti  rendendoli interpretata poesia.

Mutando  i colori incupiti della negatività degli avvenimenti più infami e atroci, porosi supporti cartacei si imbevono di immenso biancore, ridando  alla luce interesse per migliori  saggezze interiori.

I planari  campi cartacei, attentamente   sbiancati  delle pagine dei libri, a cancellare ogni influenza oggettuale, rivedono plasticismi innovativi che adeguano nuovi pensieri a forme create, trasferendo  l’oscuro  al passato, scegliendo la chiarezza formale, il colore  di sintesi, l’effetto atmosferico inviando  intensi   messaggi di progresso e civiltà.

I volumi  divengono nuovi racconti, dirompenti e gridati  per esplodere con forti tematiche sussurrate con  sottili  e puntuali accordi trasmessi dal sonoro richiamo di voci sottese.

Il passato e la storia non devo turbare pensieri candidi, ma dare al futuro una chiave di  nuova lettura  che riporti al  valore del costruire, al senso del fare  nella costante ricerca di un processo civile.

Il trascorrere del tempo deve volgere ad un nuovo  trascritto individuale costruttivo e innovativo. Nel cogliere la poesia della vita si innesca  dalle sue opere, un potente mezzo linguistico, che diviene arma bianca: una  curiosa e coinvolgente espressione di nuova poetica.

 

Per ulteriori informazioni e immagini

Melina Scalise

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