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Fulvio Tornese in mostra a Milano: Siamo solo il nostro sguardo

Siamo solo il nostro sguardo, Mostra personale di Fulvio Tornese, in collaborazione con la Galleria internazionale Monteoliveto – Dal 17 gennaio al 18 febbraio 2018- Casa Museo Spazio Tadini – Via Niccolò Jommelli, 24 Milano – Inaugurazione su invito 17 gennaio 2018 ore 18- Apertura al pubblico 17 gennaio ore 18.30 .

Fulvio Tornese -Siamo solo il nostro sguardo_ cm 100x100- acrilico su tela
Fulvio Tornese -Siamo solo il nostro sguardo_ cm 100×100- acrilico su tela

Fulvio Tornese, artista leccese, è uno degli artisti più interessanti del panorama nazionale con un lavoro artistico di ricerca sull’uomo contemporaneo. La casa Museo Spazio Tadini, in collaborazione con la galleria internazionale Monteoliveto, presenta una personale sulla sua ultima produzione dopo il notevole successo di pubblico e critica ricevuto a luglio 2017 alla mostra al Museo di Arte contemporanea di Matino promossa dal Comune e patrocinata da Regione Puglia, Provincia di Lecce, Ordine degli Architetti, Paesaggisti e Pianificatori della Provincia di Lecce, Puglia Promozione.

La mostra milanese presenta un nutrito corpo di opere della più recente produzione di Fulvio Tornese, che sin dagli anni Ottanta ha individuato nella disciplina pittorica la sua ideale traduzione formale, attraversando un’estetica che si intreccia con la poetica delle immagini sulla città e trova i suoi riferimenti nei maestri del ‘900 dell’arte, dell’architettura e della letteratura.

Le forme regolari, il segno definito, la declinazione del bianco e le figure antropomorfe in primo piano, caratterizzano la selezione di opere appartenenti al progetto che Fulvio Tornese suole chiamare i bianchi. Riuniti in questa personale sotto il titolo “Siamo solo il nostro sguardo”, i bianchi sembrano invitare all’attenzione verso il sé e verso ciò che lo circonda, un suggerimento a volgere lo sguardo in un continuo movimento dall’esterno verso l’interno e viceversa, ad acquisire una costante e disinvolta predisposizione sulla contemporaneità. In questa narrazione, le scenografie del mondo in cui siamo abituati a muoverci quotidianamente sembrano provvisoriamente annullarsi e svelano la forma della loro essenza artificiosa, la ragione della loro presenza e la natura della loro funzione. Le architetture sbilanciate mostrano piccole porzioni di strade e piazze in cui si aggira il protagonista incontrastato di questa serie, l’uomo. La figura antropomorfa senza lineamenti del volto, sembra sospesa nella tonalità fredda del colore, utile ad annullare la congiunzione tra cielo e terra per farla emergere come unità irripetibile. Equilibrio superiore e assenza di gravità per una pittura che si fa corporea e incorporea, come le nuvole che spesso ricorrono nella trama delle sue tele narranti.

Scrive sul suo lavoro Melina Scalise: “Siamo solo il nostro sguardo” è il titolo dell’ultima serie di lavori di Fulvio Tornese, eppure, ciò che manca a tutti i suoi personaggi che presenziano scenari, a volte Chagalliani a volte alla De Chirico, è proprio il volto.

Il volto non è solo l’elemento che dichiara la nostra  identità, ma è anche ciò che indica la nostra volontà, la nostra emozione attraverso il nostro sguardo.

Tornese toglie la volontà allo sguardo per conferirla al corpo. Le posture, le mani, i gesti, danno a quell’uomo qualunque uno spazio alla propria volontà. I corpi però sono ingessati in abiti che lasciano poca libertà di movimento e indicano un’appartenenza sociale che li colloca, come avrebbe detto il pittore e scrittore Emilio Tadini, tra gli “uomini dell’organizzazione” (noto ciclo di Tadini).

Per lo più in giacca e cravatta, i personaggi che popolano le tele di Tornese sembrano essere borghesi o individui che rivestono incarichi lavorativi di tipo istituzionale. Queste scelte non sono certamente un caso e l’analisi di questi elementi configura uno scenario di denuncia e di decadenza di un epoca. Si potrebbe dire che la cosiddetta “organizzazione sociale”, lascia, per Tornese, l’uomo “in bianco” tant’è che ne rappresenta solo il simulacro. Bianco è il coloro dominante dei suoi lavori. L’uomo è dunque solo con il suo apparire senza più l’essere, senza più la possibilità di esprimere la propria volontà (leggi tutto il testo critico di Melina Scalise)”.

Galleria internazionale Monteoliveto

“…quelle teste sfrangiate, quel dinamismo represso, non trasmettono un dramma, una tragedia incombente, tanto meno l’accettazione di una sconfitta, non il gemito con cui, dice Eliot, finisce il mondo, ma l’incompiutezza della gioventù (Alberto Cristofori. “ Il volo difficile” dal catalogo della Mostra “Siamo solo il Nostro Sguardo” Matino 2017).

Monteoliveto Gallery è lieta di collaborare alla realizzazione di questa mostra che costituisce un nuovo punto di partenza nella ricerca artistica di Fulvio Tornese, che abbandona le sue originarie immagini di paesaggi urbani e frammenti di città immaginarie per concentrarsi su una nuova poetica: la poesia urbana dell’uomo fra le nuvole, che non oscilla più, goffo e sproporzionato, tra le geometrie improbabili di campagna e città, ma sembra trovare un nuovo equilibrio soffermandosi sull’universo poetico delle proprie emozioni.

Monteoliveto Gallery rappresenta dal 2013 le opere di Fulvio TORNESE che riscontrano sempre gran successo oltre che in Italia, anche in tutti i saloni ed eventi internazionali in Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Svizzera e prossimamente in Canada. Le sue opere, molto apprezzate dai collezionisti del Nord Europa, fanno oggi parte di collezioni pubbliche e private a Parigi, Amsterdam, Strasburgo, Losanna, Lussemburgo, Mulhouse e recentemente Capri.

Le opere di Fulvio Tornese proseguono il loro “volo difficile” e dopo il Palazzo Marchesale di Matino approdano a Milano, nelle sale della storica Casa Museo Spazio Tadini.

Monteoliveto Gallery è lieta di aprire il proprio programma artistico per l’anno 2018 con la collaborazione alla realizzazione di questo importante evento di arte contemporanea”.

Chantal Lora e Antonio Nicola Ciervo

quotidiano Carmelo Cipriani

Biografia

 TORNESE-accanto-allAngelo--780x1024Fulvio Tornese nato a Lecce nel 1956, città in cui vive ed esercita la professione di architetto in una felice fusione con la sua pratica artistica. Lavora presso l’Università del Salento, dove ha firmato progetti di musei e biblioteche ed è responsabile degli allestimenti per le grandi mostre d’arte dell’Ateneo. I diversi traguardi conseguiti nella carriera professionale, si accompagnano a una incessante attività artistica che, sin dagli anni Ottanta, lo vede tra i protagonisti dello scenario artistico contemporaneo. La sua ricerca pittorica prosegue in maniera costante sin dagli esordi e i suoi riferimenti formali si rintracciano nella tradizione del Novecento italiano contaminato dalla Pop Art e dal fumetto. Le sue opere, realizzate con tecniche tradizionali su supporti quali tela, carta e tavola, vanno dalle monumentali pale d’altare fino ai piccoli formati su tavola e multistrato di carta. La produzione di multipli viene anche realizzata su tablet touch-screen e stampata a tiratura limitata. È presente con le sue opere in collezioni pubbliche e private. Tra le mostre più importanti si annoverano le personali di Barcellona nel 2009; presso l’Italy Point Gallery del Today Art Museum di Pechino nel 2011; presso l’Ambasciata d’Italia in Kuwait nel 2007. Numerose sono inoltre le mostre personali in gallerie di Milano, Roma e Firenze. Artista residente di Monteoliveto Gallery ha percorso i più importanti Saloni d’Arte Internazionali di Francia quali Strasburgo, Nizza, Parigi, Lione, Bordeaux, Mulhouse, Aix-en-Provence, e d’Europa come Principato di Monaco, Amsterdam, Lussemburgo, Stoccolma , Gent.

www.fulviotornese.com

Casa Museo Spazio Tadini, apertura dal mercoledì a sabato dalle 15,30 alle 19,30 e domenica dalle 15 alle 18.30- ingresso alla casa museo 5 euro.

 

 

Pachamama La natura si riprende i suoi spazi

PHOTO POCKET EXHIBIT – Pachamama La natura si riprende i suoi spazi

Mostra fotografica del Collettivo Manicomio Fotografico – A cura di Federicapaola Capecchi – DAL 20 al 29  OTTOBRE 2017 –apertura al pubblico venerdì 20 ottobre ore 18:30

 In mostra una selezione di 28 fotografie (di 60) che rivolgono l’attenzione ad un tema di grande attualità e di stampo ecologista che riguarda la salvaguardia dell’ambiente. Le fotografie rappresentano infatti luoghi abbandonati dall’uomo dove la natura si sta riprendendo i propri spazi arrivando letteralmente ad inghiottire e distruggere quanto è stato costruito e almeno momentaneamente dimenticato. I luoghi abbandonati dall’uomo sono il terreno di indagine dei fotografi esposti che, però, non si concentrano sugli spazi in sé, bensì sui vuoti che lentamente vengono riconquistati dalla natura.

Secondo le credenze degli Incas Pachamama è la madre terra che con generosità infinita offre nutrimento e vita al pianeta, ma che può anche mostrare un volto crudele nel momento in cui non viene rispettata.

La mostra non è una critica gratuita al crescente fenomeno di urbanizzazione né tanto meno all’abbandono di determinate aree ed al loro mancato recupero. L’obiettivo è, però, sollevare una riflessione volta a comprendere i motivi che stanno dietro al fenomeno della cementificazione del pianeta e al mancato riutilizzo/riconversione di spazi già urbanizzati. Tutto ciò nella speranza che arrivino soluzioni e proposte, ma soprattutto nella speranza di modificare l’abito mentale attuale rendendo tutti più consapevoli del valore della natura.

Rappresentare il vuoto per raccontare il pieno della storia di uno spazio” scrive Federicapaola Capecchi -”è compito tanto ardito quanto affascinante ed eccitante. Luoghi abbandonati e rovine sono soggetti fotografici molto ricchi, e hanno la magia di raccontare  nel silenzio e costruire storie dalle macerie […] Sono narratori naturali, in un dialogo complesso e articolato con tutto ciò che è loro intorno. Narratori naturali, come la fotografia!”

manicomio fotograficoManicomio Fotografico è un gruppo Facebook nato nel 2014 con la volontà di riunire gli appassionati di fotografia che si occupano di esplorazione e documentazione dei posti abbandonati. Non esistono regole nel “Manicomio” se non quella dell’assoluto rispetto e tutela dei luoghi visitati. “Manicomio Fotografico” è tutto questo ed anche di più.  Il resto è nascosto nelle fotografie, nel racconto di una vita che non vuole cedere alla dimenticanza.

 

 

SPAZIO TADINI CASA MUSEO

Via Niccolò Jommelli 24

20131 Milano

http://www.spaziotadini.com

Pachamama La natura si riprende i suoi spazi

DAL 20 AL 29 OTTOBRE 2017

Orari: dal mercoledì al sabato 15:30/19:30 – domenica 15:00/18:30

tel +39 02 26 11 04 81

 

Valentino Bassanini, Milano negli anni 60

Milano negli anni ’60 e la fotografia di documento

VALENTINO BASSANINI

Valentino Bassanini2Progetto

di Francesco Tadini

Mostra a cura di Federicapaola Capecchi

e Lucia Laura Esposto

in collaborazione con Circolo Fotografico Milanese

19 settembre – 15 ottobre 2017

Spazio Tadini via Niccolò Jommelli 24

apertura al pubblico 19 settembre ore 18.30

Valentino Bassanini, membro del Circolo Fotografico Milanese dal 1961 e del Gruppo ’66 dal 1965, inizialmente fotografa paesaggi alpini e momenti di vita contadina. L’incontro con Ernesto Fantozzi, in occasione della mostra collettiva “Milano 64. Il Centro” esposta al Circolo Fotografico Milanese dove lui partecipa segna il suo passaggio al reportage urbano e alla sua attenzione per Milano. (acquista on line il biglietto per visitare tutte le mostre in corso alla Casa Museo Spazio Tadini )

In mostra, attraverso 25 fotografie, alcuni degli eventi di Milano che hanno richiamato l’interesse di Valentino Bassanini come il Primo Maggio, Il Corpus Domini, la festa di liberazione del 25 aprile, il Carnevale, ma anche il quartiere Isola, i cortili interni e il centro cittadino. Valentino Bassanini cerca situazioni, sceglie metodicamente fatti e aspetti dei fatti. E così si è mossa la selezione delle fotografie per la mostra. Un percorso nella costruzione visiva delle immagini di Bassanini che lascia ampio spazio al contesto, che induce l’osservatore a sentirsi egli stesso spettatore dell’evento fotografato, senza enfasi, priva di interpretazioni personali e di “protagonismo”. In questa mostra l’osservatore si muove tra funzioni religiose, bambini e un carnevale fatto di soli avanzi dei vestiti di mamma e papà, abiti da lavoro, intabarramenti cerimoniali, processioni, manifestazioni politiche. In ogni fotografia in mostra, pur fedele all’asciuttezza di stile e composizione, alla semplice documentazione, Valentino Bassanini sembra proporre una riflessione. Fatti, persone e cose rimangono protagonisti ma la narratività introduce, in qualche inquadratura, la voglia del fotografo di raccontare anche le sue valutazioni del suo mondo.

[…] queste situazioni riflettono modi di vivere autentici e semplici – dichiara Valentino Bassanini – per il modo in cui le ho fotografate, le situazioni stesse assumono significati emblematici di ‘valori buoni’, di piccole ma credibili testimonianze di umanità”.

La mostra completa un percorso alla scoperta di Milano ieri e oggi presso la Casa Museo Spazio Tadini che apre la stagione espositiva 2017/2018 con una mostra di 90 fotografi sulla Milano di oggi con Photo Milano, gruppo fotografico milanese ideato da Francesco Tadini e con altri tre autori sulla Milano anni 60, Carnisio e Fantozzi.

Breve Biografia

VALENTINO BASSANINI sin da ragazzo coltiva le sue inclinazioni artistiche. Attorno agli anni ’50 si iscrive alla Scuola di pittura di Brera e alla Scuola d’Arte del Castello. Quasi contemporaneamente si avvicina anche alla fotografia, nel ’61 si iscrive al Circolo Fotografico Milanese (di cui è tuttora socio), dove incontra Ernesto Fantozzi, con cui instaura un legame di profonda amicizia che continua tuttora.

Già nel ’64 alcune sue fotografie fanno parte della Mostra collettiva “Milano 1964. Il centro”, esposta al CFM; quindi diviene cofondatore del “Gruppo ‘66”.

Nel 1965 riceve la nomina di AFIAP (Artiste de la Federation Internationale de l’Art Photographique).

Diverse le pubblicazioni e le mostre che comprendono alcuni suoi scatti, da “Popular Photography Italiana” del 1965, alla mostra “Realismo, neorealismo e realtà” del 2016.