8, 15 e 21 novembre dalle ore 21:00, tre date per il workshop di Fabrizio Crippa rivolto ad appassionati e fotoamatori che vogliono vivere l’esperienza di scattare in uno studio fotografico professionale e approfondire la fotografia di ritratto realizzata in studio apprendendo le tecniche per realizzare ritratti, imparando la gestione dei punti luce, utilizzando flash e attrezzature proprie di uno studio fotografico.
Il corso prevede 3 moduli:
1) Lezione teorica dove verranno affrontati i concetti fondamentali della fotografia come il triangolo espositivo (Tempi, Diaframma, ISO) e la sua applicazione, scelta dell’obiettivo, le regole della composizione, posa del soggetto, l’inquadratura.
Lo studio fotografico, dalle attrezzature, flash da studio, luci fisse, fondali e tutti gli accessori necessari.
Durata della lezione: 1,5 ore
Location: Spazio Tadini
2) Shooting fotografico in studio con modella. Verrà allestito un set fotografico e verranno provati due schemi luce differente, uno a luce continua e uno con utilizzo di flash.
Durata dello shooting: 3 ore
Location: Studio fotografico Drella in zona C.so Sempione – Arco della Pace (MI)
3) Esame delle fotografie realizzate dai partecipanti, accenno alla post-produzione con Photoshop e alla preparazione del file per la stampa.
Durata della lezione: 2 ore
Location: Spazio Tadini
Numero di partecipanti minimo: 5, Numero di partecipanti massimo: 10
Il costo individuale di iscrizione comprensivo di tutti e tre gli incontri – da saldare a Fabrizio Crippa prima dell’inizio delle lezioni – è di euro 140 + IVA
Per ulteriori informazioni: info@fabriziocrippa.it
Biografia
Fabrizio Crippa è un fotografo per passione e la sua curiosità è il motore del suo obiettivo.
Fotografo a 360 gradi, realizza servizi fotografici personalizzati, di matrimonio ed eventi in genere ma soprattutto è appassionato di viaggi, rappresentando con successo e con immagini colorate i luoghi e le diverse etnie che esplora.
Rimasto folgorato fin dal suo primo viaggio in India, ha realizzato diverse mostre fotografiche facendo conoscere in tutta Italia le stranezze e i colori di questo meraviglioso paese.
Sempre alla ricerca di luoghi poco conosciuti, si pone come obiettivo quello di condividere con le persone l’inimmaginabile che i suoi occhi e la sua macchina fotografica riescono a vedere e a immortalare.
Considera la fotografia uno dei pochi mezzi adibiti a fermare il tempo, capace di non far dimenticare ma soprattutto di diffondere ciò che non tutti possono vedere.
E’ autore di due libri illustrati intitolati “La mia India” (2014) e “Tribal India” (2016) e tiene corsi di fotografia in A.Mondadori editore.
Ha partecipato con successo a diversi concorsi fotografici e realizzato diverse esposizioni.
Una mostra da vedere e rivedere. Fabrizio Crippa racconta paesi lontani e documenta le ultime donne costrette a tatuarsi il volto per sfuggire a violenze e soprusi.
A cura di Federicapaola Capecchi e Francesco Tadini
DAL 20 OTTOBRE AL 19 NOVEMBRE 2017-
WOMEN Survivors – India & Myanmar di Fabrizio Crippa. Un viaggio insolito nei territori dell’India e della Birmania.
Quando il tema è India o Birmania, come Vietnam o altri territori asiatici, ci si aspetta di vedere un po’ solo fotografie di viaggio. In questa mostra, invece, un reportage incentrato su un focus di indagine preciso e particolare: i ritratti delle donne dello stato del Chin (Birmania) e di alcune della tribu dei Kondha – come di altre – (India), caratterizzate dall’avere il volto completamente tatuato. Tatuaggi, oggi, vietati e osteggiati dal Governo. In mostra 30 fotografie per addentrarci nelle tradizioni, nelle leggende, nell’antropologia del simbolo/segno, in un viaggio tra volti e storie; in un racconto dalle molte verità dove “sfigurare” il proprio volto era l’unica via di salvezza.
“Ogni realtà sociale è, per prima cosa, spazio”.Fernand Paul Achille Braudel
Insieme ai ritratti delle donne, la selezione della mostra presenta anche alcune fotografie concentrate sul paesaggio ma non nel senso estetico o didascalico del viaggio, bensì come territorio di una comunità, spazio di relazioni e di vissuti, luogo del gruppo etnico – un’entità ben precisa e con precisi confini riconosciuti e stabiliti -, come spazio antropizzato: non un contenitore fisico ma un laboratorio di articolate e complesse relazioni interne ed esterne. Vediamo così fotografie dei luoghi dove si cremano i morti, come della cerimonia della cremazione, ambienti e paesaggi dei monaci, camminamenti su ponti di legno sospesi sull’acqua, i mercati.
Si dice spesso che la fotografia di viaggio ci porta in mondi così lontani da non sembrare, a volte, reali. In questa mostra conosceremo invece la realtà delle storie di Daw Yan Shen (91 anni) Tribù M’kaan, come di Le Ye (72 anni) Tribù M’kaan, come di tutte le women survivors che Fabrizio Crippa ha incontrato e ritratto in India e in Birmania.
Se vuoi approfondire sul tatuaggio e il suo significato nell’era contemporanea e nei paesi occidentali (clicca)
Fabrizio Crippa
Fabrizio Crippa nasce a Milano nel 1972.
Si avvicina al mondo della fotografia fin da giovane grazie al padre dal quale riceve la stessa passione.
Vedere le foto in casa appena stampate e appese ad un filo stese ad asciugare, il tutto in una luce rossastra e tenue, gli fa capire che la fotografia non è soltanto l’immortalare un momento da ricordare ma che in realtà nasconde tutto un mondo creativo e molto più ampio che lo incuriosisce.
La sua prima macchina fotografica è una Polaroid, una di quelle che dovevi sventolare la foto per farla asciugare, per poi passare ad una Kodak tascabile e ad una Yashica. L’avvento del digitale lo ha vissuto con molta diffidenza.
Gli sembrava impossibile equiparare la qualità di una reflex analogica a quella di una digitale.
Iniziando con una Olimpus ha capito che la possibilità di scattare foto senza rimanere legato al numero limitato di scatti di una pellicola non era l’unico grande vantaggio.
La semplice passione per la fotografia diviene una vera e propria sfida il cui obiettivo è quello di riuscire a trasformare in immagine digitale quello che si concretizza nella sua mente alla visione di tutto ciò che lo attrae.
Quando capisce che ormai ciò che i suoi occhi vedono viene convertito in luci e ombre, stop e diaframmi, si iscrive ad un corso di fotografia digitale tenuto dal fotografo professionista milanese Enrico Magri il quale conferma le sue pulsioni e rafforza ancor più la sua sfida alla ricerca dello scatto in grado di trasformare la sua visione in messaggio fotografico artistico e comunicativo.
La sua idea di fotografia non si limita al preservare dal passare degli anni un volto, un paesaggio, un ricordo ma è anche il far vedere ciò che l’occhio umano non arriva a cogliere nei dettagli o che non è abituato a interpretare.
Ha partecipato con successo a diversi concorsi fotografici e realizzato diverse esposizioni.
Le sue foto di viaggio, in particolare in India nei distretti del Rajasthan, Madhya Pradesh, Uttar Pradesh, e nelle zone tribali del Chhattisgarh e dell’Odisha sono state esposte nel 2016 in tutte le date italiane del noto Festival dell’Oriente e hanno riscosso notevole successo anche nelle mostre fotografiche organizzate.
Si occupa personalmente della fase di post-produzione e tiene corsi di fotografia e dei più diffusi software fotografici.
Ha realizzato due libri fotografici illustrati intitolati “La mia India” (2014) e “Tribal India” (2016)
ESPOSIZIONI FOTOGRAFICHE
3 Maggio – 26 Agosto 2011, Milano: Centro Medico Santagostino – “In Luce”
Esposizione fotografica collettiva; le 30 fotografie in mostra interpretano la luce, elemento fondamentale della fotografia stessa che, pur non avendo forma, ne dona una sempre diversa a tutto ciò su cui si posa
31 maggio – 12 luglio 2013, Milano: Centro Medico Santagostino – “Il mondo nelle mani”
Attraverso i gesti e le azioni delle mani si può agire sulla vita, costruire la propria storia ed esprimere la propria identità, recuperando un destino sociale, psicologico e materiale che sembra essere sfuggito dalle mani dell’uomo, sempre più dominato da eventi che dipendono meno dal suo controllo manuale che da quello intellettivo
26 Settembre – 6 Ottobre 2014, Milano: Le Biciclette Art Bar & Bistrot – “La mia India”
Oltre 50 fotografie raccontano il viaggio nel nord India, dalle cremazioni nei Burning gath alle abluzioni in riva al Gange, dall’oziare ai lavori più stravaganti, dai sari colorati ai sorrisi dei bambini
2016: In tutte le sue date italiane, il Festival dell’Oriente ha dedicato uno spazio espositivo alle le oltre 50 fotografie relative alla mostra “La mia India”. 16 Stampe su forex in formato 70×100, più di 50 stampe su forex in formato 40×30, 3 stampe in formato 3×2 metri su Comunication e 2 tele formato 3×2 metri
26-26-28 Febbraio e 4-5-6 Marzo 2016, Bologna: Festival dell’Oriente – “La mia India”
11-12-13 e 18-19-20 Marzo 2016, Torino: Festival dell’Oriente – “La mia India”
27-28-29 Maggio e 1-2-3-4-5 Giugno 2016, Milano: Festival dell’Oriente – “La mia India”
22, 23, 24, 25, 29, 30 Aprile e 1, 6, 7, 8 Maggio 2016, Roma: Festival dell’Oriente – “La mia India”
23-24-25 Settembre 2016, Napoli: Festival dell’Oriente – “La mia India”
28, 29, 30, 31 Ottobre e il 1 Novembre 2016, Carrara: Festival dell’Oriente – “La mia India”
2-3-4, 8-9-10-11 e 16-17-18 Dicembre 2016, Padova: Festival dell’Oriente – “La mia India”
27 Maggio 2016 pubblicazione su Panorama online: 17 foto “La magia dell’India al Festival dell’Oriente”
5 Luglio 2016 pubblicazione Panorama online : 12 foto Categoria “Le foto più belle” Il viaggio fotografico tra le Etnie tribali dell’Odisha e del Chhattisgarh
25 ottobre – 7 Novembre 2016, Loretoprint Milano: “Tribal India” un viaggio tra le popolazioni tribali del Chhattisgarh e dell’Odisha
Loretoprint, il noto Centro stampa di Milano si è trasformato per l’occasione in Galleria d’arte ospitando la mostra “Tribal India” sponsorizzata dal Festival dell’Oriente e da Incredible India, Ente del Turismo indiano: 30 Ritratti formato 30×30 e 12 Stampe formato 70×100 tutte stampate su carta e tela Fine Art. E’ stata inoltre allestita l’area di stampa con opere prodotte in grande formato 3×2 metri su Forex e Comunication
7-11 Dicembre 2016, Milano: Auditorium JOY, evento organizzato da Milano Peperoncino Sud Festival – “Tribal India”
2017: Il Festival dell’Oriente continua a dedicare uno spazio espositivo a “Tribal India” iniziando con la data di Milano a Febbraio ed esponendo stampe in formato 3×2 metri su comunication, tela e forex
Gennaio 2017: pubblicazione sulla rivista leader in Italia “Il fotografo”
Aprile 2017: pubblicazione sulla rivista “Latitudes life – Travel Magazine”, leader in Italia, del reportage “Orissa, India. Romanzo etnico”
Settembre 2017: mostra collettiva Numero 1 di “PhotoMilano”, progetto inedito di Spazio Tadini e curato da Francesco Tadini, Melina Scalise e Federica Paola Capecchi
Docente di fotografia (corsi di primo e secondo livello) presso la sede di Arnoldo Mondadori editore
Riconoscimenti in diversi concorsi locali e a livello nazionale
Progetto del gruppo e cura della prima esposizione di Francesco Tadini
Novanta fotografi raccontano Milano attraverso una mostra, la N 1°, ma ancor più attraverso un gruppo e un sito www.photomilano.org che raccoglie, attraverso le immagini, uno spaccato contemporaneo dalle mille sfaccettature di questa metropoli internazionale. E’ una città simbolo dinamico e intramontabile di arte, moda e imprenditoria Made in Italy, ma oggi forse, molto altro ancora. Per scoprirlo basta vedere gli scatti dei tanti fotografi che hanno colto l’opportunità di raccontarla, di metterla e nudo e di interrogarla grazie anche agli stimoli dell’ideatore del progetto, del gruppo, nonchè della mostra: Francesco Tadini.
Così descrivono lo spirito del gruppo di fotografi aderenti a Photomilano: “PhotoMilano è un progetto inedito. E’ il club fotografico che ha Milano nel cuore, la città più mutevole al mondo. Ma è anche luogo speciale dove si racconta, si fa e si raccoglie la cultura della grande fotografia metropolitana. Con quella speciale attitudine milanese per il fare, sotto la regia di Francesco Tadini che ne cura personalmente mostre ed eventi, PhotoMilano raccoglie in sé centinaia di fotoamatori e fotografi professionisti, creando un laboratorio artistico unico nel suo genere, officina delle immagini e delle idee della nostra città”.
01 Diego Bardone
02 Lucia Laura Esposto
03 Alberto Scibona
04 Luigi Alloni
05 Elena Galimberti
06 Francesco Falciola
07 Maurizio Aloi
08 Laura Zulian
09 Fabrizio Crippa
10 Claudio Manenti
11 Giovanni Orlando
12 Adele Caracausi
13 Emanuele Minetti
14 Marco Rilli
15 Bruno Panieri
16 Giorgio Panigalli
17 Alexandra Grippa
18 Elisabetta Gatti Biggi
19 Daniele Rossi
20 Cesare Augello
21 Andrea Fuso
22 Bianca Maria Vitali Rosati
23 Giuliano Leone
24 Gianfranco Bellini
25 Elena Santoro
26 Cristina Bianchetti
27 Giorgio Barbetta
28 Marco Parenti
29 Francesca Giraudi
30 Monica Santoro
31 Calimero Elvio de Santis
32 Alberto Grifantini
33 Laura Caligiuri
34 Giovanni Candida
35 Paolo Bianchi
36 Elvira Pavesi
37 Roberto Pireddu
38 Roberto Ramirez
39 Angelica Mereu
40 Roberto Manfredi
41 Alessandra Bettoni
42 Luca Augello
43 Andrea Cherchi
44 Daniela Loconte
45 Luigi Lusenti
46 Elisabetta Merlo
47 Maria Grazia Scarpetta
48 Gianluca Sgarriglia
49 Stefania Oppedisano
50 Alessandro Rocchi
51 Magda Di Genova
52 Giovanni Paolini
53 Francesco Summo
54 Fabio Bonfanti
55 Stefano Barattini
56 Daniela Borsari
57 Fabio Natta
58 Roberto Crepaldi
59 Emanuele Cortellezzi
60 Melania Siracusano
61 Giancarla Pancera
62 Antonio Renzo
63 Marzio Toniolo
64 Anna Limosani
65 Luciano Perciaccante
66 Silvia Questore
67 Gabriele Ghinelli
68 Cristina Risciglione
69 Domenico Sestito
70 Tiziana Granata
71 Mauro Lazzari
72 Amleto Natali
73 Corrado Formenti
74 Marisa Di Brindisi
75 Mimma Livini
76 Carlo Dulla
77 Sabrina Polo
78 Lamberto Morosini
79 Nicola Claudio Palermo
80 Maria Cristina Pasotti
81 Paolo Pacecca
82 Paolo Sommariva
83 Cinzia Beatrice Stecca
84 Giorgia Ionita
85 Antonella Fiocchi
86 Rocco Fanello
87 Massimo Magistrini
88 Franco Pelosi
89 Andrea Mele
90 Rita Manganello
La mostra è corredata da un catalogo offerto da Loretoprint grazie alla collaborazione di Fabrizio Crippa. Le stampe fotografiche sono state realizzate a un prezzo speciale da Bruno Melada. Si ringrazia Cesare Augello per la realizzazione del logo e l’impaginazione grafica di cartolina e locandina. Si ringraziano inoltre Elisabetta Gatti Biggì per il copy del lancio della mostra, Francesca Giraudi per l’ufficio stampa e Gianfranco Bellini per l’apporto ideativo.
PHOTOMILANO – passione e (non solo) per la fotografia – di Melina Scalise
E’ un gruppo di persone che ama fotografare, per professione o per piacere e che vuole condividere il gusto e l’arricchimento del confrontarsi su un soggetto prescelto: la Città Metropolitana di Milano.
L’idea è di Francesco Tadini, registra, autore televisivo, pubblicitario e fotografo che, attraverso queste sue “anime”, ha colto l’attenzione e l’attrazione della gente verso le metropoli, tanto quanto il bisogno di utilizzare un modo diverso di raccontare e di raccontarsi: l’immagine e i social. A luglio del 2017, spinto dall’istinto del comunicatore di professione e dal bisogno individuale di cimentarsi in una nuova avventura professionale e di vita ha aperto il gruppo su Facebook PhotoMilano, dal sottotitolo significativo: “passione e (non solo) per la fotografia”.
In due mesi, ha radunato intorno a sé e al suo progetto di racconto sulla città metropolitana più di un migliaio di persone. Dove? Nel luogo di milanese d’eccellenza per il confronto e il dialogo tra gli artisti e tra le arti: la Casa Museo Spazio Tadini, fondata con Melina Scalise, giornalista e psicologa, in memoria di suo padre Emilio Tadini, pittore, scrittore e saggista.
“Succede ad un certo punto della vita – racconta Francesco Tadini – di vedere delinearsi un nuovo orizzonte. Alle spalle 50 anni di vita tra professione, passione, amici, amori, sconfitte e vittorie e davanti una sorta di skyline che si staglia in controluce per cui sta solo a te decidere di illuminare. La fotografia mi permette di raccontare e “illuminare”, di incontrare e condividere “salvando la storia” perché la fotografia è comunque sempre documento. Su questo terreno comune, sempre più diffuso nella cosiddetta “società dell’immagine” ho immaginato qualcosa che permettesse alle persone di conoscersi e confrontarsi su un soggetto e un ambiente condiviso quotidianamente: Milano e la sua metropoli. L’immagine è un linguaggio privilegiato diretto e semplice e oggi alla portata di un telefonino tanto da permette a tutti di “dire”, prima ancora di saperlo fare a regola d’arte. Questo “dire” , questo confrontarsi su Facebook e poi uscire insieme per scattare in un luogo scelto della città, questo approfondire un tema e una tecnica con un esperto in un workshop tanto quanto il radunarsi all’ultimo minuto per stare insieme, è semplicemente qualcosa di meraviglioso: quello scarto tra il virtuale il reale, tra lo scatto e il fatto, tra il dire e il fare, tra l’essere e l’esistere”.
Succede, per iniziare alla maniera “del Tadini” – che ha quasi dell’incredibile – che più di un migliaio di persone, in circa due mesi, in pieno periodo estivo, si sia trovata insieme per aderire a un gruppo fotografico che racconta la metropoli milanese. Vuol dire che il linguaggio per immagini, prima ancora di diventare fotografia professionale, è ormai un nuovo modo di parlarsi, ma soprattutto che questo gruppo esprime un bisogno condiviso: “vedere insieme”. Cosa? Ciò che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni e che spesso ci sfugge.
In una società che corre veloce, fotografare è comunque “fermare”, “fermarsi”. Confrontarsi su ciò che ognuno sceglie come soggetto è un modo e un’occasione per riflettere. Mentre tutto va in un disordine apparente, qualcosa resta e come avrebbe detto Emilio Tadini, fine cultore del senso della distanza, ciò che rimane sono: “Le figure, le cose”. Quei punti fermi possono diventare riferimenti solo quando c’è comunicazione e quindi confronto e condivisione (la piattaforma social è il primo livello), e poi c’è il contatto fisico. Si delinea quindi una nuova mappa-racconto della città e, al tempo stesso, si individuano nuovi valori della gente che la vive. Nuovi riferimenti e oggetti che segnano la nostra identità di esseri sociali e di cittadini metropolitani.
Il gruppo PhotoMilano ha tutte queste fasi e forse va incontro alle nuove esigenze di vivere e incontrarsi in città cercando non solo locali “da bere” dove spesso ci si sente soli, ma emozioni, passioni da condividere, progetti da costruire in cui l’individuo conta per il “suo punto di vista” ed ecco che nasce subito la mostra PhotoMilano N°1. Il motore sociologico non credo sia dissimile da Critical Mass, il raduno degli amanti della bicicletta a Milano che si richiamano settimanalmente postando su Facebook. Questi gruppi virtuali e reali sono l’espressione di un bisogno contemporaneo di sviluppare un’appartenenza sociale che metta insieme interessi e valori in cui le piattaforme social sono funzionali – ma mai sostitutive – dando il giusto ruolo alla tecnologia e la giusta dignità all’uomo.
Melina Scalise
Milano padana, Milano internazionale. Milano multietnica e multiculturale all’ombra di una antica Madonnina. Milano che passeggia elegante e fiera per le affollate vie del centro. Milano che corre al tramonto verso le sue periferie. Milano è tutto questo e molto di più. Perché Milano è essenzialmente una città complessa, nella quale architettura e natura, spazi pubblici e privati, luoghi di transito e luoghi di incontro, convivono in un equilibrio delicato e cangiante. Come rendere questa poliedrica ricchezza di vita e di forme? Con quali immagini? Da quali punti di vista? Ed ecco che una strada possibile per rappresentare questa multiformità può essere la molteplicità degli sguardi: tanti piccoli frammenti, altrettante storie personali e modi di vedere, per ricomporre un puzzle imperfetto, incompleto, contraddittorio, ma vero perché sfaccettato, a tratti inatteso. Sono fotogrammi di una visione collettiva, che modula colori e bianco e nero, che cerca antiche e moderne verticalità, che indugia su vecchie e nuove discordanze, che si muove inseguendo vibrazioni veloci o si sorprende in assorte sospensioni. Così questa mostra costruisce un eccentrico mosaico, dove il sorriso convive con la malinconia, la geometria con il disordine, la folla con la solitudine, lo sguardo verso l’alto, verso le torri dove si proietta il futuro della nuova Milano, con quello che cerca il gesto di un passante o saluta un balcone che occhieggia dalle facciate degli antichi quartieri.
Marisa Prete
CASA MUSEO in memoria di EMILIO TADINI- arte, cultura, eventi – Milano