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Lampedusa -lettera dell’assessore alla cultura del Comune a Spazio Tadini: anche noi abbiamo un sogno da realizzare- Save My Dream

LETTERA DELL’ASSESSORE DI LAMPEDUSA e LINOSA

Rosalia Antonella Brischetto Assessore alla cultura

“Cari amici dell’associazione “Spazio Tadini” vi ringrazio a nome di tutta l’Amministrazione Comunale, che rappresento, per la  vostra iniziativa e ringrazio tutti gli artisti che hanno aderito al vostro progetto .

Il titolo del vostro evento mi ha  molto emozionata, perché riassume in poche parole il dramma di migliaia di persone che arrivano sulla nostra isola. E’ da 20 anni circa che viviamo questo fenomeno e tanti sono i sogni dei migranti   che abbiamo visto realizzare,  ma anche tanti sono stati quelli che sono stati inghiottiti dalle onde del mare. Dopo il 3 ottobre tante cose sono cambiate, perché adesso tutto il mondo conosce le scene di dolore e anche di gioia che si vivono sulle nostre coste . Ogni vita salvata è una grande conquista, è una vittoria in una guerra silenziosa che non fa notizia, Lampedusa vuole essere l’isola della vita, la terra della salvezza, la terra dell’accoglienza. La nostra piccola isola sta scrivendo nuove pagine di storia , perché ha capito che il mondo sta cambiando, la storia sta cambiando, per questo è necessario rivedere le leggi e  la politica   per risolvere questo problema.

Anche noi abbiamo un grande sogno da realizzare, non vorremmo più vedere le scene di dolore che abbiamo vissuto in questi anni, non vorremmo più ascoltare il grido dei bambini che scendono dai barconi infreddoliti, impauriti e affamati, non vorremmo più vedere gli sguardi tristi e addolorati di tanti uomini e donne che hanno lasciato il loro paese e le loro famiglie per cominciare una nuova vita. Speriamo che un giorno questo nostro sogno diventi realtà, che ogni uomo possa vivere nella libertà e democrazia, che ogni bambino possa giocare e crescere serenamente nella propria terra . 

 La solidarietà e la vicinanza  che ci avete dimostrato ci riempie di gioia, perché non ci fa sentire soli nell’affrontare e vivere quotidianamente i problemi dell’immigrazione .

Colgo l’occasione per augurarvi un Natale di pace, di gioia e serenità.

Vi aspettiamo presto a Lampedusa.”

                                                                                        Assessore alla cultura

                                                                                      Antonella Brischetto 

L’associazione Spazio Tadini ringrazia pubblicamente l’assessore, il sindaco e tutti i cittadini del Comune di Lampedusa che hanno e che collaboreranno con Save My dream

“In queste ore, in cui Lampedusa  è ancora al centro delle cronache, questa volta non per nuovi sbarchi e nuovi morti, ma per le condizioni in cui vivono e vengono trattate le persone presso il centro di accoglienza dopo il servizio mandato in onda sul Tg2, riteniamo doveroso diffondere la lettera pervenutaci dall’assessore alla cultura di Lampedusa. Di fronte alla continua  situazione d’emergenza in cui si trova l’isola è triste vedere, ancora una volta, che l’attenzione al problema si manifesta solo quando emerge l’ennesimo episodio di morte o di violenza Lampedusa e Linosa. Le nostre isole, sono lì tutti i giorni e, tutti i giorni, hanno a che fare con una situazione che va gestita non più con la logica dell’emergenza, ma della cooperazione e della coscienza civile, che dovrebbe tradursi in azioni politiche nuove e lungimiranti frutto anche di in un nuovo approccio culturale. I flussi migratori non sono solo un problema italiano, ma di tutti gli italiani, gli europei, i cittadini del mondo. Finchè questa politica economica costringe, ancora una volta nella storia,  anche noi italiani a migrare in cerca di un posto dove si possa vivere con dignità del proprio lavoro, non si possono trovare soluzioni. Il tempo che passa mette a rischio la convivenza civile e può alimentare fenomeni di razzismo frutto di una guerra tra poveri. Questo fenomeno può allontanare dalla visione della vera causa che non è il possesso del territorio, ma dei propri diritti di esseri umani: avere una prospettiva di vita e di futuro. E’ per questa ragione, per questa semplice finalità che più di 110 artisti, ormai, hanno aderito all’iniziativa promossa dall’associazione Spazio Tadini donando un loro lavoro al Comune di Lampedusa e Linosa, perché loro non si sentano soli, perché possano trarre, da questo dono non solo denaro, per gestire l’emergenza, ma anche senso di vicinanza, di premio, al loro lavoro quotidiano”

Melina Scalise Presidente Spazio Tadini

 

 

Migranti e Media: Integrazione possibile? ..incontro organizzato da Cesvi a Spazio Tadini durante Save My Dream

Nell’ambito del progetto UE- in occasione della mostra

Save My Dream

„Face2Face”. Facilitating dialogue

between migrants and European citizens“

 

Cesvi -Onlus
Cesvi -Onlus
corriere delle migrazioni
corriere delle migrazioni

vi invitano all’incontro

 “Media e Migranti: integrazione possibile?”

 Lo stato dell’arte e le buone pratiche in atto

 Mercoledì 18 dicembre, ore 17
Spazio Tadini, via Niccolò Jommelli, 24 – Milano (MM LORETO)

 

Introduce Giangi Milesi, Presidente Cesvi

Modera: Cesvi

Interventi (17.15-18)

Jeroen Vaes (Università di Padova), presentazione della ricerca “Immigrazione, paura del crimine e mass-media: ruoli e responsabilità”

Robert Elliot (co-fondatore Occhio ai media), le parole discriminanti passano per il blog

Best practices (18.00 – 19.00)

Stefania Ragusa, Direttore Responsabile magazine  “Corriere delle Migrazioni”

Martino Pillitteri,  fondatore blog  “Yalla Italia”

Zeina Ayache,   ideatrice e conduttrice  radiofonica “Generation Pop”

Aliou Diop, fondatore e autore  format  web TV “Allo scoperto “

Dibattito tra i relatori e intervento dal pubblico (19-19.30)

Aperitivo (19.30)

Partendo dal presupposto che i media possono contribuire in maniera significativa al processo di integrazione, l’iniziativa vuole offrire un’opportunità di riflessione e dialogo “face2face” sul macro-tema comunicazione e rappresentazione dell’universo migrante  nei media in Italia.

Attraverso il contributo di esperti, operatori di settore e la partecipazione del pubblico si cercherà di promuovere un confronto sul ruolo dei media nella comunicazione interculturale a partire da una fotografia accurata del contesto e tramite la presentazione di buone pratiche in atto.

Informazioni e adesioni: 035 2058 035/029; face2face@cesvi.org

Emigrazione e società: Mohamed Ba a Spazio Tadini con l’Associazione per i Diritti Umani- giovedì 12 dicembre 2013 alle ore 18.30

 

Associazione per i Diritti Umani
Associazione per i Diritti Umani

presenta

giovedì 12 dicembre 2013 alle ore 18.30

in occasione di SAVE MY DREAM

Mohamed Ba parla del suo romanzo

 Nel corso della serata verrà presentato il corto di 4 minuti

“I live in Melbourne”

L’attore, autore teatrale e musicista, Mohamed Ba ha deciso di narrare anche con la parola scritta e lo fa con il suo primo libro intitolato “Il tempo dalla mia parte”, pubblicato dalla casa editrice San Paolo, in cui racconta l’odissea di un popolo alla disperata ricerca di un tamburo. La siccità non lascia tregua: nessuna goccia di pioggia ammorbidisce il terreno secco della mitica Jolof, terra africana densa di racconti e incrocio di popoli e il giovane Amed si vede affidare una missione importante: dovrà partire per l’Occidente alla ricerca del tamburo magico, capace di invocare la pioggia e interrompere l’arsura. Ma Amed non è il primo a partire: un gruppo di giovani ha tentato l’impresa e non ha mai fatto ritorno. Tra Francia e Italia, tra momenti spassosi e altri di intensa drammaticità, questa vicenda si legherà a doppio filo ai problemi della convivenza tra popoli diversi, fino a costituire una vera e propria fiaba di riconciliazione.

In occasione dell’uscita del libro, abbiamo rivolto alcune domande a Mohamed Ba:
Spesso, nelle favole o nei racconti mitologici, ci sono elementi simbolici: cosa rappresenta, in questa storia, la ricerca del tamburo perduto?

L’Africa, ancora prima dell’islamizzazione e dell’evangelizzazione, ha sempre avuto un rapporto morganatico con la natura. L’uomo considera se stesso come una perla la cui importanza avrà senso solo considerando l’intera collana, cioè la comunità sospesa tra il mondo visibile che siamo noi ed il mondo invisibile, quello degli Antenati che non sono sotto la terra ma circumnavigano attorno e ci curano. L’unico modo che abbiamo per entrare in contatto con loro è il tamburo. Nel mio romanzo, il tamburo rappresenta più di uno strumento musicale, ma diventa quel battito che farà ballare l’umano che c’è in ciascuno di noi, dovunque provenga. Ricercare il tamburo è più o meno l’analisi del terreno sul quale si vuole costruire un ponte per superare le divisioni secolari tra Nord e Sud del mondo.

Possiamo considerare questo testo come un testo anche sul tema dell’importanza della Memoria?

Tanti sono i figli d’Africa che sanno poco o nulla della loro storia. Quel poco che ne masticano passa attraverso i libri di testo scritti da altri e la conseguenza e la cancellazione progressiva dei valori morali tradizionali. Le frontiere e le lingue postcoloniali ci hanno divisi. Fratelli di ieri si massacrano oggi, la narrazione sotto l’albero – illuminati dal fallo e cullati dalla kora – si fa sempre di meno e gli anziani, una volta sacri, oggi si sentono quasi inutili. Credo che un popolo senza memoria è come una zebra senza strisce.

Lei vive da anni a Milano: è vero che, nonostante il passare del tempo, è sempre presente il sentimento della nostalgia per chi ha lasciato il proprio Paese d’origine?

Io vivo e lavoro in Italia da quattordici anni quindi posso affermare di essermi gradevolmente “italianizzato”. Tuttavia, mi muovo con la consapevolezza che il tronco d’albero in acqua ci può stare per secoli ma non diventa mai un coccodrillo. Sono tra coloro che hanno lasciato tutto sulla strada della speranza senza dimenticare nulla.

Si tratta di una favola dedicata ai giovani e anche agli adulti? Ci può, infine, anticipare il significato del titolo scelto per il libro: “Il tempo dalla mia parte”?

Il romanzo parla ai giovani ma anche ai meno giovani. Parla della necessità di aprire nuovi orizzonti, perlustrare nuovi mondi per evolversi. La drammatica situazione economica del sud del mondo si scontra con l’intrappolamento sociale di cui soffre il nord. Il migrante di oggi si allontana dai suoi affetti e dai suoi effetti, convinto di potersi realizzare dall’altra parte della barriera. Crede possibile una decolonizzazione dell’immaginario ma si ritrova tra due fuochi incrociati: la sua comunità che è spesso remissiva e il pensiero dominante che lo vuole invisibile nelle città. Il migrante di oggi rifiuta di essere solo braccia ma cerca di far capire una valenza culturale e sociale che alberga in lui e che l’uomo di strada ignora. Il migrante cerca di dare un senso al suo stare in questo Paese, investe ed accetta di dare al tempo, il tempo di produrre il suo effetto. Non si nasconde, va verso l’altro con la convinzione che chi non conosca sia semplicemente un libro che aspetta di essere letto e non vuole privarsi di quella lettura. Il problema è che l’albero non più alto di te, non ti potrà mai dare l’ombra di cui hai bisogno. Quindi, con il tempo, il migrante si ritroverà nelle mani un patrimonio storico-culturale di un valore inestimabile di cui il popolo italiano avrà avuto poca cura. Speriamo che ci pensi lui, a valorizzarlo.

 intervista a cura di Alessandra Montesanto

 IL RISCATTO di e con Mohamed BA

Nascere e crescere nel sud del mondo, coltivare l’idea ingenua, intollerabile, indegna di gente moderna, che il mondo è nostra patria comune e che, prima che la morte ci accolga tutti, secondo le credenze e i riti di ognuno, la terra che calpestiamo è di noi tutti. E così è il mare che la avvolge e il cielo che ci disseta capricciosamente. Ritrovarsi in mezzo al nulla assoluto, armati di solo speranza di essere visti, di essere notati, di essere salvati. Il riscatto è uno spettacolo che ci porta a toccare con mano tutto quello che bisogna sapere del fenomeno migratorio e forse capiremo almeno un perché,  tra gli altri mille perché.