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Maledetto amore mio: l’ultimo libro di Piefrancesco Majorino a Spazio Tadini con l’Associazione per i Diritti Umani martedì 18 novembre 2014

Per la rassegna

D(i)RITTI AL CENTRO: AMORE E SOLIDARIETA’ IN PERIFERIA

Incontro con Pierfrancesco Majorino

sul suo ultimo romanzo “MALEDETTO AMORE MIO”

Maledetto amore mio di Piefrancesco Majorino a Spazio Tadini con l’Associazione per i diritti Umani

 

MARTEDI’ 18 NOVEMBRE

ore 19.00

presso

SPAZIO TADINI

Via Jommelli, 24 (MM Piola, Loreto – Milano)

 Milano 14/11/2014 – L’Associazione per i Diritti Umani presenta il nono appuntamento della serie di incontri dal titolo “DiRITTI AL CENTRO”, che affronta, attraverso incontri con autori, registi ed esperti, temi che spaziano dal lavoro, diritti delle donne in Italia e all’estero, minori, carceri, disabilità.

In ogni incontro l’Associazione per i Diritti Umani attraverso la sua vice presidente Alessandra Montesanto, saggista e formatrice, vuole dar voce ad uno o più esperti della tematica trattata e, attraverso uno scambio, anche con il pubblico, vuole dare degli spunti di riflessione sull’attualità e più in generale sui grandi temi dei giorni nostri

In questo incontro Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali presso il Comune di Milano, in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo intitolato “MALEDETTO AMORE MIO”: si parlerà di città e di cittadini, italiani e stranieri, di relazioni sociali, di diritti e di molto altro.

L’appuntamento è per martedì 18 novembre, alle ore 19.00, presso Spazio Tadini in Via Jommelli, 24 (MM Piola, Loreto – Milano).

 

Visualizza il video su You reporter: http://www.youreporter.it/embed/fcc77cc6732f7b9f37baca5ae027bffc&autoplay=0

 

IL LIBRO: Chi è davvero Markus, un omone di due metri che un giorno decide di volare giù dal balcone? Che relazione aveva con lui Lisa, anziana donna che vive nello stesso stabile? Perché è così importante ogni oggetto che si trova nell’appartamento dell’uomo?Siamo a Milano. Lo scenario è quello di un palazzo popolare in cui si intrecciano le vicende di una miriade di personaggi. Su tutti il vecchio Ivo e il giovane Little Boy. Una miriade di personaggi che ruotano attorno a un segreto che deve essere svelato, che riguarda i vivi come i morti, e di cui qualcuno ha la chiave.Mentre da tutt’altra parte sta Erika, la figlia di Lisa, che non vuole più avere niente a che fare con la madre. E di cui non si sa chi sia davvero il padre .Con una scrittura chirurgica Majorino tesse una grande storia sociale del nostro tempo.

 

PIERFRANCESCO MAJORINO, un figlio, è nato a Milano dove vive e lavora. Fin da ragazzo si occupa di politica all’interno dei Ds, di cui è stato segretario cittadino e responsabile del coordinamento milanese. Dal 1994 al 1998 è presidente nazionale dell’Unione degli Studenti e della Rete Studentesca. Nel 1998 viene nominato consigliere delegato dall’allora Ministro alla solidarietà sociale, Livia Turco, con l’incarico di occuparsi di politiche giovanili.

Nel 2006 entra a far parte del Consiglio comunale nella lista dell’Ulivo. Nel 2008 è stato eletto capogruppo del Partito Democratico. Durante l’amministrazione Moratti è tra coloro che ha proposto l’istituzione della Commissione Antimafia, il registro delle Unioni civili per le coppie di fatto, l’aumento delle abitazioni sociali all’interno del Piano di Governo del Territorio, l’istituzione del fondo anticrisi come misura contro il precariato e la povertà. Si è occupato di tematiche legate all’immigrazione. Ha collaborato con istituti di ricerca sociale. Nel maggio 2011 è stato eletto per la seconda volta nelle liste del Pd come consigliere comunale. Scrive romanzi, testi teatrali, reportage.

 

DIRITTI UMANI: presentazione del libro LA FABBRICA DEL PANICO di Stefano Valenti serata in collaborazione con l’associazione per i Diritti Umani

PER LA RASSEGNA DIRITTI AL CENTRO: MORIRE DI LAVORO

A DURA DELL’ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI

 la fabbrica del panicoVENERDI’ 10 OTTOBRE ore 19.00 Stefano Valenti, presenta il suo libro vincitore del premio Campiello Opera Prima “La fabbrica del panico”, con la proiezione del cortometraggio omonimo

L’Associazione per i Diritti Umani presenta il secondo appuntamento della manifestazione intitolata “DiRITTI AL CENTRO”, che affronta, attraverso incontri con autori, registi ed esperti, temi che spaziano dal lavoro, ai diritti delle donne in Italia e all’estero, i diritti dei minori, la condizione dei detenuti , la disabilità. Continua la lettura di DIRITTI UMANI: presentazione del libro LA FABBRICA DEL PANICO di Stefano Valenti serata in collaborazione con l’associazione per i Diritti Umani

Emigrazione e società: Mohamed Ba a Spazio Tadini con l’Associazione per i Diritti Umani- giovedì 12 dicembre 2013 alle ore 18.30

 

Associazione per i Diritti Umani
Associazione per i Diritti Umani

presenta

giovedì 12 dicembre 2013 alle ore 18.30

in occasione di SAVE MY DREAM

Mohamed Ba parla del suo romanzo

 Nel corso della serata verrà presentato il corto di 4 minuti

“I live in Melbourne”

L’attore, autore teatrale e musicista, Mohamed Ba ha deciso di narrare anche con la parola scritta e lo fa con il suo primo libro intitolato “Il tempo dalla mia parte”, pubblicato dalla casa editrice San Paolo, in cui racconta l’odissea di un popolo alla disperata ricerca di un tamburo. La siccità non lascia tregua: nessuna goccia di pioggia ammorbidisce il terreno secco della mitica Jolof, terra africana densa di racconti e incrocio di popoli e il giovane Amed si vede affidare una missione importante: dovrà partire per l’Occidente alla ricerca del tamburo magico, capace di invocare la pioggia e interrompere l’arsura. Ma Amed non è il primo a partire: un gruppo di giovani ha tentato l’impresa e non ha mai fatto ritorno. Tra Francia e Italia, tra momenti spassosi e altri di intensa drammaticità, questa vicenda si legherà a doppio filo ai problemi della convivenza tra popoli diversi, fino a costituire una vera e propria fiaba di riconciliazione.

In occasione dell’uscita del libro, abbiamo rivolto alcune domande a Mohamed Ba:
Spesso, nelle favole o nei racconti mitologici, ci sono elementi simbolici: cosa rappresenta, in questa storia, la ricerca del tamburo perduto?

L’Africa, ancora prima dell’islamizzazione e dell’evangelizzazione, ha sempre avuto un rapporto morganatico con la natura. L’uomo considera se stesso come una perla la cui importanza avrà senso solo considerando l’intera collana, cioè la comunità sospesa tra il mondo visibile che siamo noi ed il mondo invisibile, quello degli Antenati che non sono sotto la terra ma circumnavigano attorno e ci curano. L’unico modo che abbiamo per entrare in contatto con loro è il tamburo. Nel mio romanzo, il tamburo rappresenta più di uno strumento musicale, ma diventa quel battito che farà ballare l’umano che c’è in ciascuno di noi, dovunque provenga. Ricercare il tamburo è più o meno l’analisi del terreno sul quale si vuole costruire un ponte per superare le divisioni secolari tra Nord e Sud del mondo.

Possiamo considerare questo testo come un testo anche sul tema dell’importanza della Memoria?

Tanti sono i figli d’Africa che sanno poco o nulla della loro storia. Quel poco che ne masticano passa attraverso i libri di testo scritti da altri e la conseguenza e la cancellazione progressiva dei valori morali tradizionali. Le frontiere e le lingue postcoloniali ci hanno divisi. Fratelli di ieri si massacrano oggi, la narrazione sotto l’albero – illuminati dal fallo e cullati dalla kora – si fa sempre di meno e gli anziani, una volta sacri, oggi si sentono quasi inutili. Credo che un popolo senza memoria è come una zebra senza strisce.

Lei vive da anni a Milano: è vero che, nonostante il passare del tempo, è sempre presente il sentimento della nostalgia per chi ha lasciato il proprio Paese d’origine?

Io vivo e lavoro in Italia da quattordici anni quindi posso affermare di essermi gradevolmente “italianizzato”. Tuttavia, mi muovo con la consapevolezza che il tronco d’albero in acqua ci può stare per secoli ma non diventa mai un coccodrillo. Sono tra coloro che hanno lasciato tutto sulla strada della speranza senza dimenticare nulla.

Si tratta di una favola dedicata ai giovani e anche agli adulti? Ci può, infine, anticipare il significato del titolo scelto per il libro: “Il tempo dalla mia parte”?

Il romanzo parla ai giovani ma anche ai meno giovani. Parla della necessità di aprire nuovi orizzonti, perlustrare nuovi mondi per evolversi. La drammatica situazione economica del sud del mondo si scontra con l’intrappolamento sociale di cui soffre il nord. Il migrante di oggi si allontana dai suoi affetti e dai suoi effetti, convinto di potersi realizzare dall’altra parte della barriera. Crede possibile una decolonizzazione dell’immaginario ma si ritrova tra due fuochi incrociati: la sua comunità che è spesso remissiva e il pensiero dominante che lo vuole invisibile nelle città. Il migrante di oggi rifiuta di essere solo braccia ma cerca di far capire una valenza culturale e sociale che alberga in lui e che l’uomo di strada ignora. Il migrante cerca di dare un senso al suo stare in questo Paese, investe ed accetta di dare al tempo, il tempo di produrre il suo effetto. Non si nasconde, va verso l’altro con la convinzione che chi non conosca sia semplicemente un libro che aspetta di essere letto e non vuole privarsi di quella lettura. Il problema è che l’albero non più alto di te, non ti potrà mai dare l’ombra di cui hai bisogno. Quindi, con il tempo, il migrante si ritroverà nelle mani un patrimonio storico-culturale di un valore inestimabile di cui il popolo italiano avrà avuto poca cura. Speriamo che ci pensi lui, a valorizzarlo.

 intervista a cura di Alessandra Montesanto

 IL RISCATTO di e con Mohamed BA

Nascere e crescere nel sud del mondo, coltivare l’idea ingenua, intollerabile, indegna di gente moderna, che il mondo è nostra patria comune e che, prima che la morte ci accolga tutti, secondo le credenze e i riti di ognuno, la terra che calpestiamo è di noi tutti. E così è il mare che la avvolge e il cielo che ci disseta capricciosamente. Ritrovarsi in mezzo al nulla assoluto, armati di solo speranza di essere visti, di essere notati, di essere salvati. Il riscatto è uno spettacolo che ci porta a toccare con mano tutto quello che bisogna sapere del fenomeno migratorio e forse capiremo almeno un perché,  tra gli altri mille perché.