“Alla sera, prima di dormire, la mamma scioglieva la sua voce squillante da soprano in glissandi di frasi per leggerci le mirabolanti avventure di Salgari, mentre il babbo, nei momenti più imprevedibili, sapeva improvvisare, candido e sornione, delle storielle tanto sgangherate quanto irresistibili. In forme diverse era sempre l’esprit della leggerezza a ventilare i nostri passi nel mondo, e io sono certo di dovere a questa primissima educazione quella sete di cose e parole lievi, aeree e fatate che mi avrebbe sempre accompagnato negli anni”.
(Paolo Lagazzi, tratto da Forme della leggerezza – Ed. Archinto)
Nelle pagine di questo libro, lo scrittore e critico letterario Paolo Lagazzi ha inanellato degli scritti che è andato raccogliendo in occasioni diverse negli ultimi 15 anni, ponendoli tutti sotto il segno della leggerezza, intesa come gratuità della grazia, come l’infinità del desiderio.
Partendo da Calvino e Kundera, attraverso una prosa che Davide Rondoni definisce giustamente “ariosa e saporita”, Lagazzi avvia una ricerca dell’orizzonte della leggerezza soprattutto come respiro dell’anima, liberandola dalla sua dimensione esclusivamente antropologica. Come in una passeggiata ideale tra sentieri del passato e del presente, sfiorando classici indiscussi, autori dimenticati e maestri segreti, auspica di poterci mostrare come la leggerezza si annidi tra le volute del caso, come possa essere nutriente e gratificante “riverniciare” a fresco la nostra breve avventura di uomini, perché “quando un bambino rimescola i colori, la sua tavolozza gli si svela come il grembo di tutte le figure possibili”.
Con l’ausilio diAcilia, selezionatrice e importatrice di tè in foglia e redattrice del sito Insieme a Tè (www.insiemeate.net) , sarà allestito un rito del tè unico, tra parole e sapori che ambiscono a ridisegnare quella stessa leggerezza tracciata nelle pagine del libro di Lagazzi.
Nasce così l’idea del Reading associato alla degustazione e al racconto di 4 tè rari che per lavorazione, aromi o potere evocativo si legano a varie forme della leggerezza, che nel tempo di un sorso sono in grado di far librare in un frammento di spazio sospeso. Potrete dunque gustare:
– un tè verde giapponese
– un tè bianco cinese
– un tè semi-ossidato taiwanese
– un tè cinese lavorato a mano
La voce e le parole di Lagazzi, insieme alle foglie e ai profumi di Acilia, vi sottrarranno per una sera dal peso, dal richiamo e dalla rigidità della fatica quotidiana, per schiudervi “come un guscio di noce in grado di liberare dal suo interno, col tocco limpido e arioso delle fiabe, tutte le stoffe dei sogni”.
In un mondo troppo spesso dominato dal demone della pesantezza, dalla rigidezza delle idee e dal risucchio asfissiante delle cose, Paolo Lagazzi ha cercato per anni, nella letteratura e nell’arte, l’orizzonte della leggerezza: la leggerezza come freschezza di segni e colori, gusto della magia, palpito sottile dell’azzardo, soprattutto come respiro dell’anima. Questa ricerca lo ha portato in molti luoghi, tra svariatissime forme dell’esperienza e dell’intuizione. Spostandosi dall’antichità ai giorni nostri e dall’Occidente a diversi Orienti, confrontandosi con classici supremi e con autori decisivi del Novecento, esplorando maestri segreti o scrittrici dimenticate, ma di alto valore, in questo libro il saggista ci avvicina a opere capaci di trascinarci nei voli fatati della rêverie e nella danza rapinosa delle immagini, ci immerge entro pagine vibranti del movimento della vita, aperte al gioco ondoso, erratico del possibile e dell’impossibile. Se Kundera ci ricorda il lato fallimentare, «insostenibile » della leggerezza – la nostra evanescenza di esseri appesi alla fuga del tempo –, Lagazzi sa mostrarci come la leggerezza si annidi, fluttuando, tra le volute del caso e il vento del destino; la ritrae mentre si slancia verso il cielo al modo d’una splendida farfalla, o mentre corteggia tutti i rischi e gli abissi al modo d’u na intrepida avventuriera; soprattutto sa cogliere, anche nei mondi degli autori più tragici, dolorosi e arsi, semi di quella leggerezza che è il soffio dell’altrove, la fiammella della grazia, il battito irriducibile della speranza, o quella misteriosa radice, capace di far spuntare le ali, di cui parlava Aristofane negli Uccelli.
Il comunicato del Ministero recita così: “ I libri sbocciano in maggio. Perchè se in questo mese la natura si risveglia, lo stesso capita alla voglia di leggere. Leggere fa crescere: è questo lo spirito de Il Maggio dei Libri, la campagna nazionale nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile.”
Ebbene a Milano, il mese dedicato ai libri, ha visto protagoniste principalmente le librerie con una serie di eventi dedicati alla lettura, ma Spazio Tadini ritiene che il libro non sia solo uno strumento conoscitivo, ma anche un oggetto di uso quotidiano che assume significati diversi. Quante volte un libro diventa un accompagnamento di una vita intera, un feticcio, un riferimento, un ricordo, un’emozione e, in qualche caso, diventa opera d’arte. Per questa ragione il critico Alessandra Coruzzi ha selezionato due artisti per cui il libro è diventato soggetto del loro lavoro di ricerca.
“La rassegna propone due artisti che da tempo sono impegnati in un percorso legato alla ricognizione dell’opera creativa attraverso il testo, la valenza della grafia calligrafica, del valore dei contenuti e della forma – spiega Alessandra Coruzzi -. Nel corso della serata si lancia, attraverso le opere espresse con diverse tecniche e differenti linguaggi artistici, un messaggio di consapevolezza e di adesione al valore di arricchimento del libro e dell’arte. Gli artisti selezionati sono Giorgio Ulivi e Lorenzo Perrone”.
L’esposizione dei loro lavori è accolta nell’ambito della mostra in corso a Spazio Tadini dal titolo “Abbracci” di Elena Cirella, artista vivace e che affronta visioni di profondo impegno sociale per mezzo di un percorso di opere dai soggetti toccanti che stimolano approfondimenti testuali, di lettura dell’uomo e della storia, attraverso forti esplosioni cromatiche.
Giorgio Ulivi presenta opere creative e testuali in affinità con il pensiero intellettuale del poeta Carlos Franqui. Dal 1960 percorre una ricerca puntuale e segnata da mutamenti analitici ritmati nel tempo, sulla grafia e il rapporto tra il segno e lo spazio. “Le tematiche della sua produzione, rispecchiano ricerche di impronta testuale – scrive Coruzzi – con mezzi raccolti da richiami calligrafici, percorsi trascritti attraverso ricordi documentali, estrazioni di campi cromatici strappati dal tempo e dal testo già scritto.
Il percorso artistico e la stilistica sono anche da leggere in riferimento alle poetiche di Carlos Franqui, poeta rivoluzionario cubano e alle particolari ricerche di Mirò”.
Lorenzo Perrone propone al pubblico la ricerca dei “Libri Bianchi “ nati da veri libri antichi e contemporanei. “Essi celano contenuti dimenticati ora da riscrivere – scrive Coruzzi. Le sue opere aderenti alla purezza del bianco adeso alle pagine incamottate dei “libri veri “, sono una risposta alla sintesi estrema del colore, alla ricerca della forza della luce e di un nuovo racconto, dove il soggetto letterario, privo di legami col testo celato, è proiettato dall’osservatore attraverso un contesto immaginifico”.
Tra le opere esposte :
Libri d’arte e di pregio come l’opera artistica di Giorgio Ulivi “Tatuaggi dell’anima” o cartelle di percorsi in opere cartacee con un gruppo di lavori da “Biografia immaginaria “ per soddisfare gli interessi di esigenti collezionisti.
Sculture “Libri bianchi “ di Lorenzo Perrone, che traspongono chiari messaggi critici . Troviamo tra i soggetti delle sue opere anche : “omaggio a Montanelli” ,”J’ACCUSE – omaggio a Saviano”,”Raccolta indifferenziata”, ”ma fille “ , “leggimi Forte “, “ANNA P. (in memoria di Anna Politkovskaja)”.
Paesaggi Post-urbani. La fine dell’esperienza urbana e le forme comunicative dell’abitare di Massimo Di Felice
Prefazione di Alberto Abruzzese
La crisi dell’esperienza urbana rimanda alla progressiva pluralizzazione dei territori generata dai media, producendo la perdita del significato unico dello spazio e la trasformazione qualitativa delle pratiche abitative. L’introduzione di ecosistemi informativi e dei mondi virtuali non soltanto ha iniziato a riprodurre ambienti attraversabili soltanto attraverso le mediazioni di forme tecniche di interazione, ma ha posto in discussione lo stesso significato di spazio e quello dell’abitare. Superando le percezioni architettoniche e topografiche, il libro propone un’interpretazione mediologica e comparativa dell’abitare, approfondendone i suoi possibili significati a partire dalle interazioni che media, soggetto e territorio sviluppano tra loro, in epoche differenti e all’interno di distinte architetture comunicative. L’abitare viene presentato come un concetto strategico per pensare e descrivere le trasformazioni che interessano la nostra epoca e le nostre società ma, anche, la nostra condizione percettiva e la nostra forma di sentire. Lo studio del rapporto tra tecnologia e ambiente comunicativo, tra i media e la “natura”, offre qui una preziosa chiave di lettura per comprendere i cambiamenti e le sfide del nostro paesaggio post-urbano.
Interverranno:
L’autore: Massimo Di Felice
Moderatori: Antonio Rafele e Mario Pireddu
Relatori: Alberto Abruzzese (IULM Milano)
Nicolò Leotta (Bicocca Milano)
Paolo Lucchetta (Retail Design, Politecnico Milano)
Paolo Rosa (Studio Azzurro)
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MASSIMO DI FELICE Professore di Teorie e tecniche dei nuovi media presso l’Università di San Paolo. Coordina il gruppo di ricerca sulla comunicazione digitale ATOPOS, dirige diverse collane per l’editore Annablume. Ha partecipato a conferenze, workshop e convegni in varie università italiane e straniere [Universitè Paris Descartes La Sorbonne, Universidad Nova di Lisbona, Università IULM di Milano, Università di Roma La Sapienza, Galatasaray Üniversitesi, Universidad Nacional de Córdoba]. Ha pubblicato il volume “Paesaggi post-urbani. Le forme comunicative dell’abitare” (Bevivino, Milano, 2010), uno studio intorno alle più recenti modifiche del rapporto esistente tra spazio e individuo.
ALBERTO ABRUZZESE
Professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la Libera Università IULM di Milano. Saggista, scrittore e operatore culturale nel campo dei media, del mercato editoriale e dei beni culturali. Ha svolto e svolge attività di ricerca per la RAI e per Mediaset, per il CNR, per il MURST, il Ministero della Pubblica Amministrazione e il Ministero dei Beni Culturali. Dirige collane sui media con editori: Einaudi, Marsilio, Lupetti, Electa, Liguori, Carocci, Ed. Lavoro, Meltemi, Luca Sossella, SEAM. Ha pubblicato oltre a Forme estetiche e società di massa (1973), La Grande Scimmia (1979) e L’intelligenza del mondo (2001), saggi sull’estetica dei media, sulla moda e sulla comunicazione politica.
CASA MUSEO in memoria di EMILIO TADINI- arte, cultura, eventi – Milano