RENZO FERRARI A SPAZIO TADINI con TRACCIATI MILANESI: una retrospettiva dal 1980 ad oggi- DAL 12 MAGGIO

Ritorna sulla scena milanese dopo la mostra del 2006 al Centro Svizzero, Renzo Ferrari, con una personale a Milano presso il centro culturale Spazio Tadini, fondato in memoria dell’amico artista Emilio Tadini, da domenica 12 maggio fino al primo giugno in via Jommelli, 24 con opere dal “1980/2013”, circa cinquanta tra oli carte e teatrini,  dal titolo “Tracciati milanesi”.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira che sottolinea il percorso di questa cronologia con un’intervista all’artista a cura di Francesco Tadini che ne indaga il suo lavoro artistico, la sua vena creativa. A completare, anche le testimonianze critiche dell’amico pittore Emilio Tadini. Tre testi in particolare “Vista della pittura di Renzo Ferrari” 1984, pubblicato in occasione della mostra di Ferrari alla galleria pro arte di Lugano; ”La figura intricata” 1990 inserito nel catalogo delle opere dal 1970-1990 edito in occasione dell’antologica alla civica galleria d’arte Villa dei Cedri di Bellinzona e “Africa” 1999 pubblicata nel catalogo dedicato al Fondo Ferrari, presso la civica galleria Villa dei Cedri, Bellinzona. La mostra, oltre ad essere un omaggio a Emilio Tadini, è un excursus breve del lavoro di Renzo Ferrari contemporaneo agli anni politici difficili per l’Italia dagli ” anni di piombo” a “mani pulite” allo “yuppismo” fino all’attuale crisi. Punti creativi salienti di ”Tracciati milanesi” sono attraverso una libera, ma complessa figurazione, lo spazio-intrico degli anni ottanta, l’affondo nel nero dei primi anni novanta, la miccia cromatica innescata nella seconda metà degli anni novanta.

DAL CATALOGO SHIRA

Renzo Ferrari ed Emilio Tadini erano due amici, due artisti. Insieme hanno parlato di pittura e insieme ancora oggi parlano d’arte attraverso le pagine di questo catalogo che raccoglie alcune opere di Renzo Ferrari e tre testi, dedicati al suo lavoro, scritti da Emilio Tadini.

Una “conversazione” a due: da una parte la matita e il colore, dall’altra l’inchiostro e le lettere, entrambi forti nei tratti e nei concetti,  attuali oggi come ieri, perché nulla c’è di più potente dell’arte per vincere il tempo e trovare un eterno presente, qui ed ora.

La mostra a Spazio Tadini è un omaggio a quel dialogo e, non a caso, diventa l’occasione per un’intervista tra Renzo Ferrari e Francesco Tadini, figlio di Emilio, per riscoprire il pittore, l’uomo e l’amico paterno. Ad accogliere l’esposizione di Ferrari  c’è oggi il  luogo dove dipingeva e scriveva Tadini. In questi  spazi/museo, dove ancora si conserva il lavello intriso dei colori dell’”Emilio”, ritorna il tratto di Ferrari pronto ancora a segnare e mordere.  Non c’è uno solo dei suoi lavori che non esprima forza e vigore. Ogni foglio, ogni tela, è contenitore di un racconto intero in cui si agitano personaggi e cose in un apparente caos, anagramma del caso e della vita. Ed è proprio la vita ciò che si sprigiona dalle opere di Ferrari. Ci sono intrecci di uomini e cose, di parole e spazi, di prospettive e piani. Sono come quei racconti onirici che lasciano sapori e colori alle giornate di veglia, perché così intensi ed enigmatici che te li porti dentro il mondo cosciente come schiaffi incompresi.  Il gesto di Ferrari è sempre veloce, graffiante e là dove non trova espressione nel tratto, l’artista usa anche la parola, imprigionata qua e là, tra un volto e un abbraccio, in uno sfondo o in primo piano. Segni e significati sparsi ad aprire porte per altri pensieri, per altri racconti. Teatrini della memoria dei sogni, ma anche creazioni volutamente celebrative della fecondità della nostra mente. Infatti, non è raro trovare le figure di Ferrari chiuse all’interno di un perimetro definito da un tratto nero o da un colore. Queste sono imprigionate insieme al loro mondo di cose e parole in uno spazio prescelto della tela e del foglio come se fosse una cellula o una sorta di sacco amniotico: un ventre generatore. Lì c’è l’essere, la sua storia, l’intero mondo in un perimetro con tutti i suoi chiaroscuri, i suoi colori puri. Bolle atemporali dove Ferrari non cerca l’espressione compositiva e ricercata dell’adulto, piuttosto quella del bambino, privo di censure, al quale ancora tutto è concesso. Ferrari è capace di raccontare, attraverso la sua pittura, quanto lo spazio e il tempo dentro ognuno di noi siano infiniti. Egli ha scelto di vivere quella dimensione di eterno. In lui convivono il bambino e l’adulto la donna e l’uomo, il cane e il gatto senza paura di guardarsi negli occhi e fingere di essere amici. Non c’è pudore, non c’è preconcetto, non c’è logica, ma forza primitiva, quasi magica a propiziare qualcosa o ad aspettare che qualcosa di nuovo accada.”

Melina Scalise

BREVE BIOGRAFIA

Renzo Ferrari, è nato nel 1939 a Cadro, dove attualmente vive lavorando nel suo atelier barakon. E’ una delle personalità che hanno portato all’estero l’immagine di un Ticino artistico originalmente creativo. Agli esordi si è imposto all’attenzione della critica con una “figurazione libera” come superamento dell’informale, alla figura Ferrari è poi rimasto legato con coerenza fino ad oggi, cercando proprio in essa uno strumento di mediazione fra natura e artificio. Una ricerca alla quale anche la sua terra ha dato un riconoscimento attraverso la costituzione, nel 1999, del “Fondo Ferrari a Villa dei Cedri, incisioni e carte, opere 1960/1999 “.

Rispondi