Photofestival Milano: “Declinazioni naturali” in mostra Paolo Marcolongo – Dino Silingardi – Salvo Sportato a cura di Roberto Mutti a Spazio Tadini

logo-Photofestival-widget

23 aprile – 12 maggio

Questo slideshow richiede JavaScript.

Inaugurazione 23 aprile ore 18.30

a cura di Roberto Mutti

La natura è il vero soggetto di questa mostra dove tre autori si confrontano proponendo immagini di una rara suggestione. Paolo Marcolongo in “Natura naturans” indaga su soggetti solo apparentemente umili come le foglie per trasformarli, grazie a tecniche rare e insolite,in elementi di sorprendente bellezza. Dino Silingardi si sofferma, invece , sui fiori e lo fa producendo stampe al carbone e al platino che impreziosiscono la sua ricerca dove calle, girasoli, papaveri trasmettono un senso di grande eleganza. Salvo Sportato ci accompagna, infine, in un viaggio nel profondo delle miniere di zolfo siciliane producendo fotografie che ritrasmettono vita a luoghi che l’abbandono ha reso paradossalmente più vicini alla natura.

 

FIORI, PIGMENTI E CARBONE – DINO SILINGARDI

Decidendo di affrontare un soggetto molto classico come quello dei fiori, il fotografo Dino Silingardi ha anche pensato di farlo scegliendo uno stile decisamente originale. Invece di guardare avanti alla ricerca di un’espressività contemporanea dai confini ancora da definire, ha scelto di recuperare un’antica tecnica di stampa in bianconero caratterizzata da quel tipo di eleganza ancora capace di sorprendere. Abitualmente ci si accontenta di un buon compromesso fra le zone caratterizzate dalle alte e dalle alte luci, si lavora molto per garantire la stabilità dell’immagine e, soprattutto negli ultimi tempi, ci si lamenta se le carte con contengono molto argento rendendo più difficile ottenere risultati di alta qualità. La stampa al carbone risolve tutti questi problemi perché non utilizza depositi metallici ma pigmenti (un tempo di carbone, ora di tempera o acquerello) che quindi non ossidano e perché si caratterizza per un’elevata gamma tonale. Ovviamente a tutti questi vantaggi si contrappone l’ostacolo di una lavorazione lunga e complessa che richiede molta pazienza e una preparazione artigianale dei materiali visto che non sono più prodotti industrialmente. Sono tutti elementi, questi, che non hanno certo scoraggiato Dino Silingardi che per questo lavoro ha sposato anche in fase di ripresa la lenta precisione che un tempo era un valore da rispettare e ora, proprio per la sua eccezionalità, diventa un elemento indispensabile per ottenere i risultati di eccellenza qui presentati. Ad ogni fiore si è avvicinato con garbo per coglierne le più intime sfumature: si sofferma sulla corolla di una calla per sottolinearne la forma insolitamente serpeggiante e con la stessa curiosità indaga sulla sensualità di un lilium dai petali carnosi. Tecnicamente queste immagini dovrebbero essere definite still life ma più che morta qui la natura è attraversata da una forte vitalità perché il fotografo evita le ripetizioni e sceglie di evidenziare ogni volta in modo diverso le caratteristiche del fiore ora trasmettendoci la forza di due girasoli che si muovono e controcono in un dialogo serrato, ora rimandandoci la delicatezza di un papavero che sembra librarsi nell’aria“.  Roberto Mutti

Biografia di Dino Silingardi. Appassionato di fotografia sin dall’infanzia, ha seguito un percorso di ricerca personale e intimo, libero da qualsiasi contaminazione commerciale. Ritrattista raffinato, sperimenta tecniche particolari nella fotografia di paesaggio ed elabora un linguaggio visionario come dimostra il progetto “La Ticosa” dove ha immortalato la grande fabbrica tessile che ha profondamente segnato la storia di Como per oltre un secolo. Nello still-life creativo riprende antichi sistemi di stampa che conferisco alla sue immagini una grande eleganza e preziosità.

VIAGGIO NEL PROFONDO DELLE MINIERE DI ZOLFO SICILIANE – SALVO SPORTATO

Tempo fa un amico milanese mi ha chiesto, in occasione di una sua visita in Sicilia, di portarlo in un luogo veramente unico. Da buon nisseno ho pensato di portarlo, poco fuori il centro abitato di Caltanissetta, nella miniera abbandonata di Gessolungo, uno dei primi siti minerari che s’incontrano sul cammino di San Michiluzzu. Ebbene il folgorato della giornata sono stato io: non avevo mai valutato a fondo il patrimonio che si nasconde dietro quei luoghi inesorabilmente truccati e vestiti dal tempo. Motori elettrici, nastri rullanti, discenderie, gabbie di discesa, lampisterie, argani. Non ho esitato un attimo a utilizzare la fotografia, il mio mestiere, per raccontare le miniere, perché non se ne perdesse la memoria. L’entusiasmo che accompagnava già i primi scatti mi ha portato a puntare in alto e a confrontarmi con diverse personalità in qualche modo legate a quella che non esiterei a definire L’epopea dello zolfo. Fin dagli ultimi decenni del XVIII secolo la produzione di zolfo delle miniere siciliane soddisfaceva la richiesta della gran parte del mercato solfifero allora esistente. Francia e Inghilterra in particolare, in quanto precursori nello sviluppo dell’industria chimica, stabilirono rapporti commerciali lunghi e duraturi con le cosiddette pirrere siciliane. Una storia, quella delle solfare, che si è sviluppata per più di un secolo e mezzo passando dal dominio borbonico al secondo dopoguerra. La vita di quegli anni, le luci, le ombre e il sostrato sociale che la componeva è oggi pochissimo conosciuta e la memoria, il ricordo, la storia potrebbero definitivamente perdersi alla morte dei testimoni e con l’ulteriore degradarsi delle miniere. Questa reportage – pubblicato nel volume “Ramp” edito nel 2013 da Mondadori More – ritrae lo stato attuale delle miniere e sottolinea il totale immobilismo, quasi fossero dei quadri viventi, delle scenografie miracolosamente realizzate dall’inesorabile scorrere del tempo. Si è cercato di immortalare e documentare con occhi curiosi e attenti, ma allo stesso tempo colmi della passione di chi ama profondamente la propria terra, questi inconsapevoli capolavori di archeologia. Le fotografie mostrano la curiosa combinazione tra l’urgenza legata alla possibile perdita delle testimonianze dell’esistenza stessa delle miniere e la totale ed assoluta inerzia dei luoghi e delle atmosfere, quasi che entrandovi e osservando quanto vi rimane, si accedesse ad un non-luogo sospeso nel tempo e nello spazio. Un luogo per privilegiati che si vuole testimoniare“.  Salvo Sportato

Biografia di Salvo Sportato. Fotografo indipendente nato in Sicilia nel 1973, mentre lavorava nella comunicazione per l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano ha sviluppato la sua ricerca personale confrontandosi con altri autori e agenzie. Contatti che lo hanno spinto a considerare che la sua passione per la fotografia poteva diventare una professione anche partendo dal fatto che il Teatro alla Scala era un punto di vista privilegiato da cui partire per realizzare servizi nei campi della fotografia di scena e della moda. Accanto a questi ha sviluppato un interesse per il reportage che realizza a partire da precisi progetti. Sue fotografie sono state pubblicate su importanti testate. Nel 2013 ha pubblicato presso l’editore Mondadori More il volume “RAMP”.

NATURA NATURANS – PAOLO MARCOLONGO

Foglie e fiori sono soggetti che si caricano di una forte valenza estetica e colpiscono l’immaginazione. Questa la ragione per cui soprattutto le prime sono sempre state un soggetto caro a molti autori fin dai tempi di Henri Fox Talbot che intorno al 1840 era stato il primo a riprenderle e a riportale nel suo “The Pencil of Nature”, il più antico libro fotografico mai prodotto. Paolo Marcolongo è perfettamente consapevole di tutto ciò: questa la ragione per cui le sue opere non riprendono affatto le strade già tracciate da altri ma ne percorrono di altre, più consapevolmente vicine al linguaggio contemporaneo. Il suo intento è quello di rendere vitali questi frammenti di natura che, proprio perché caduchi, sono destinati a perdere la loro freschezza nel giro di breve tempo. La fotografia peer la sua specifica natura è in grado di compiere questa operazione perché immobilizza l’attimo e lo rende per così dire assoluto: non il fiore ma la sua immagine è destinata così a trasmetterci la delicatezza, la vivacità, la bellezza (il profumo, verrebbe perfino da dire) attraverso il tempo. Nelle fotografie a colori la luce cade con pennellate avvolgenti, esalta trasparenze, sottolinea vibrazioni e il risultato si allontana dal realismo descrittivo preferendo far intuire l’insieme attraverso la sottolineatura dei particolari. Un discorso diverso va fatto per il bianconero il cui soggetto sono foglie delle più diverse forme perché la specialissima tecnica usata da Marcolongo conferisce al risultato un fascino un po’ misterioso. Si tratta, infatti, della cosiddetta fotografia Kirlian, dal nome del fotoriparatore russo Semvon Davidovich Kirlian che la scoprì nel 1939 considerandola come la prova dell’esistenza di un’aura vitale, una specie di anima. Frutto, invece, di una intensa tensione elettrica che lascia una traccia definita “effetto corona”, questa tecnica conferisce alle foglie una bellezza insolita e un effetto di rilievo quasi tridimensionale che esalta le forme facendone emergere i particolari più minuti che diventano tracce da seguire a da cui farci affascinare”.  Roberto Mutti

 Biografia di Paolo Marcolongo.  Sito: www.paoloammarcolongo.it 
Paolo Marcolongo nasce nel 1964 in provincia di Verona. Si diploma nel 1988 a Verona in arti grafiche presso la scuola grafica San Zeno dove apprende le basi della grafica in tutte le forme praticabili comprese tutte le procedure di sviluppo delle preparazioni e del dopo stampa. Per alcuni anni opera nella grafica industriale e in seguito nel marketing, appropriandosi di tutto quel bagaglio culturale che ruota attorno all’immagine come elemento primario delle arti visive. In quegli anni stringe amicizia con artisti di diverse estrazioni: Lo scenografo Fabio Palamidese, il fotografo Beppe Lopetrone, l’iconografa Lia Galdiolo e il poeta Franco Verdi, personaggi che segnano il percorso iconografico dell’artista. Nel frattempo integra le esperienze passate all’arte fotografica e pittorica. Personalizza tecniche pittoriche raramente praticate. Realizza una lunga serie di fotografie sperimentando tecniche fotografiche di grande impatto espressivo (Clichè Verre, kirlian, Light Brush oltre al bianco e nero di cui cura direttamente la stampa ai sali d’argento). Dal 1997 inizia una proficua serie di esposizioni, più di quaranta, in Italia e all’estero di pittura e fotografia risquotendo il consenso della critica . Nello stesso periodo apprende l’arte serigrafica . Attratto dalla sobrietà delle stampe calcografiche che al tempo stesso arricchiscono il fruitore dell’opera, affronta il vasto mondo della stampa calcografica, curandone tutti gli aspetti tecnici e pratici fino alla stampa finale eseguita nella propria stamperia.

 

Un commento su “Photofestival Milano: “Declinazioni naturali” in mostra Paolo Marcolongo – Dino Silingardi – Salvo Sportato a cura di Roberto Mutti a Spazio Tadini”

Rispondi