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Emilio Tadini in mostra a Cannobio

Fiabe al lago è la mostra di Emilio Tadini a Palazzo Parasi a Cannobio a cura di Vera Agosti. Oltre trenta opere, tra acrilici su tela e sculture, in vetro e in metallo, dalle piccole alle grandi dimensioni, per un’antologica rappresentativa dei momenti salienti della ricca produzione dell’artista, dalle prime prove degli anni ’50 con Le Figure, le Cose, all’ultima ricerca dedicata alle Fiabe, che dà il titolo alla rassegna.

La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio eredi Francesco e Michele Tadini, la Casa Museo Spazio Tadini e la Fondazione Marconi di Milano.

L’omaggio va al Lago Maggiore, dove Tadini si recava con la famiglia, ospite dell’amico fraterno Valerio Adami (che ha esposto a Palazzo Parasi nel 2016), con il quale aveva costituito la Fondazione Europea del Disegno di Meina.

Emilio Tadini è stato pittore, disegnatore, scultore e designer, è stato anche scrittore, traduttore, poeta, critico d’arte e letterario, giornalista, collaborando per anni con Il Corriere della Sera. Dal 1997 al 2000 è stato Presidente dell’Accademia di Brera. Inoltre, ha scritto e condotto trasmissioni televisive culturali. Ha esposto con successo in Italia e all’estero. Nel 2001 si è tenuta un’ampia retrospettiva a Palazzo Reale a Milano. La sua ricerca figurativa e onirica indaga il mistero dell’uomo, muovendosi tra l’influenza della Pop Art inglese, la Metafisica di De Chirico e altre suggestioni

L’esposizione segue un percorso cronologico che si sviluppa dall’alto, partendo dalla sala video sul lavoro di Tadini. I grandi cicli su cui si è concentrata l’attenzione dell’artista hanno spesso confini labili, poiché una serie nasceva nel momento in cui un’altra non era ancora completamente interrotta. I dipinti sono costruiti secondo una logica di sovrapposizione di piani temporali differenti, in cui convivono memoria e realtà, tragico e comico. Ogni opera è aperta a una pluralità di senso e di interpretazione. significato.

Passando per Vita di Voltaire. Il magistrato in campagna (1967), Color & Co. Paesaggio nello studio (1969), Viaggio in Italia (1971), Museo dell’uomo (1974), Angelus Novus (1978), Disordine in corpo classico (1982)… , il pubblico incontra i filosofi che danzano (Il ballo dei filosofi, anni ‘90) il valzer del pensiero nella Città (Città italiana, 1988) tra i Profughi (No particular place to go, 1989), emblema della condizione umana e dello smarrimento che proviamo tutti noi, quando perdiamo i nostri punti di riferimento. La soluzione pare essere la Fiaba (Fiaba dei Tre Pittori, anni ‘90), l’immaginazione, con cui forgiamo la nostra identità e possiamo essere finalmente liberi. In esposizione anche alcuni lavori mai pubblicati, come la serie de La fiaba di Sant’Amleto (2000), ispirata all’opera shakespeariana e immagine guida dell’esposizione.

Il rapporto tra la figura e la parola scritta è sempre stato fondamentale per l’autore, in un gioco di contaminazioni. Parole dipinte, o scolpite, parole nella pittura, o nella scultura, come nei suoi splendidi Fiori. Non per nullaUmberto Eco definiva Emilio Tadini “scrittore che dipinge, pittore che scrive”.

LO SPAZIO

L’esposizione si iscrive nel quadro delle mostre pensate per valorizzare una storica costruzione risalente al XIII secolo adibita per tanti anni a luogo di giustizia e di governo. Il Palazzo della Ragione, meglio conosciuto come Palazzo Parasi, è stato accuratamente restaurato dall’Amministrazione Comunale, di concerto e sotto l’alta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della regione Piemonte. Si tratta di un imponente edificio che sorge a ridosso della Torre Comunale del XII secolo. Al piano terra è presente un portico coperto con volte a botte che conserva lapidi, stemmi e rilievi del XIV secolo e due tombe romane. Ai piani superiori sono state realizzate due aree destinate a spazio espositivo, una delle quali particolarmente interessante per il diretto contatto con le antiche capriate.

Spazio espositivo: PALAZZO PARASI, via Giovanola Cannobio (VB) Lago Maggiore

Accessibile ai diversamente abili solo al 1^ piano

Periodo: da sabato 19 giugno a domenica 29 agosto 2021

Inaugurazione: sabato 19 giugno 2021, ore 17:30.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA, obbligo di mascherina e distanziamento; rivolgersi a

rete@unionelagomaggiore.it; SMS o WhatsApp +39 348 7340347 tel. +39 0323 840809

Orari di apertura: martedì-mercoledì ore 16:00/19:00; giovedì-domenica ore 10:30/12:30;

                            venerdì-sabato ore 10:30/12:30-16:00/19:00;  

Partnership:  Archivio eredi Francesco e Michele Tadini
   Casa Museo Spazio Tadini         
   Fondazione Marconi, Milano

Curatela e testo critico: Vera Agosti

Catalogo: edizioni città di Cannobio

Accoglienza: Rete museale dell’Unione del Lago Maggiore (rete museale alto Verbano e Amalago)

Conferenza su Il pittore del parto: da Pier della Francesca a Emilio Tadini

Sabato 10 ottobre ore 15.30- 16.30 Conferenza Il pittore del parto: da Pier Della Francesca a Emilio Tadini, relatore Melina Scalise, psicologa e studiosa dell’arte di Emilio Tadini. La conferenza si svolgerà nella cornice della mostra Parlami di lei: tenerAmente forte nel palinsesto I talenti delle donne, con il patrocino del Comune di Milano e del Municipio 3.

Se esiste un pittore del Novecento che si è confrontato con i sacri trittici del Quattrocento e con i rapporti matematici di cui è intrisa l’arte del Rinascimento questo certamente è Emilio Tadini. E’ quanto emerso dall’analisi simbolica di un trittico di Emilio Tadini degli anni 90 intitolato Il pittore del parto e le donne fecondanti a cura di Melina Scalise. Il pittore del parto per antonomasia nella storia dell’arte è Pier della Francesca che dipinse La madonna del parto nel 1400.

La Madonna del parto Pier della Francesca 1400

Da studioso della storia dell’arte quale era Tadini certamente il riferimento al pittore Rinascimento era presente nel suo pensiero quando dipinse questo grande trittico. Da questa prima considerazione è nato un approfondimento e un confronto tra i due pittori e sono emersi elementi comuni, come il ventre “aperto”, che riporta all’antica figura di Cibele,

il richiamo ai colori base primari verde, rosso e giallo, il numero sette che si ripete nel rispetto di un rigore matematico che caratterizza entrambe le composizioni, ma emergono anche contaminazioni tra la religione cristiana e l’induismo.

Dentro questo trittico di Tadini c’è la ricerca dell’Uomo, in quanto maschio, a confrontarsi con il processo creativo che è possibile solo senza “la carne”, a prescindere dal corpo di cui è dipendente invece la donna, la quale, nel dipinto tadiniano, si trasforma in donna fecondante. Un ruolo che la donna assolve solo diventando musa e seduttrice dell’uomo, divisa, qual è, tra sacro e profano, tra santa e meretrice, tra i piaceri della carne e “mezzo terreno” attraverso cui si esplica e ripete il mistero della vita.

Queste e altre riflessioni saranno parte della conferenza che si svolgerà sabato 10 ottobre alle 15.30 alla Casa Museo Spazio Tadini a cura di Melina Scalise, psicologa e studiosa del lavoro simbolico di Emilio Tadini. Per prenotazioni inviare mail a melina@spaziotadini.com posti limitati per rispetto protocollo sanitario. Partecipazione con donazione a sostegno degli studi dell’Archivio Emilio Tadini.

La deposizione

Nell’ambito del Palinsesto I talenti delle donne del Comune di Milano e con il patrocinio del Municipio 3, Giovedì 11 giugno alle ore 21, on line, potrete assistere ad una presentazione del testo teatrale scritto da Emilio Tadini nel 1997 edito da Einaudi e andato in scena al Franco Parenti per la regia di Rith Shammah interpretato da Anna Nogara. La presentazione sarà visibile sulla pagina Facebook in diretta.

Il testo teatrale è il monologo di una donna accusata di aver ucciso sette uomini di cui non sono stati rinvenuti i cadaveri. E’ un testo altamente simbolico e che lancia alcune riflessioni sulla condizione della donna nella società.

Una donna in bilico tra l’essere santa e essere meretrice, una donna sempre sottoposta a giudizio, sempre in scena, oggetto del peccato e madre santa.

L’analisi sarà svolta da Melina Scalise studiosa del pensiero di Tadini e psicologa.