“L’Essenziale”. Questo il titolo scelto dall’autore per la mostra che sarà
allestita nella Casa Museo Spazio Tadini, a Milano e in mostra dal 28 febbraio al 28 marzo 2020 con testo di Roberto Mutti.
Fotografie e componimenti Haiku legati fra loro dal filo rosso della riduzione al minimo indispensabile, per essere rappresentativi. Angelo Tondini dice che questa sarà la sua ultima mostra e che proprio per questo ha essenzializzato tutto: poesie ingabbiate nello schema metrico rigido dell’Haiku e immagini fotografiche, vuote, piene, astratte, geometriche, figurative… la cui composizione, sempre rigorosa, privilegia i vuoti; insomma, è ridotta all’essenziale. Confortato dall’età anagrafica, Tondini afferma che la sua mostra è come la vecchiaia. Gli anziani, infatti, escludono dalla propria esistenza tutto ciò che non serve alla loro intima sopravvivenza, fisica e psichica; e possono quindi scegliere di limitarsi all’essenziale, affidandosi alla creatività, l’ultima vera salvezza.
“La ricerca dell’essenziale –sostiene Tondini- è una parabola della vita. Penso che l’ultima fase di ogni arte sia fatalmente la stilizzazione, l’astrazione, la rarefazione, la geometria. Dai Greci (Palazzo di Cnosso) fino a Pollock e Fontana, un cammino naturale, quasi obbligato. È un percorso mentale, un modo di essere nel tempo.”

L’essenziale Testo di Roberto Mutti
Roberto Mutti de “La Repubblica”.
“Ci sono tanti modi per creare fotografie capaci di trasmettere quel sottile fascino che fa di un’immagine un tramite di emozioni.
Uno è quello di concentrare in una sola opera una molteplicità di elementi il cui fruitore si appllerà per cotruire un proprio personalissimo percorso. L’altro, al contrario, quello di lavorare “a togliere” per giungere a un risultato dove rimangano visibili solo pochi elementi con cui confrontarsi. IL primo, in estrema sintesi, è un approccio analitico, l’altro sintetico.
Angelo Tondini di questo secondo processo è un raffinato esegeta che ben riconosce la fatica e il lungo – peraltro insospettabile – lavoro di elaborazione innsieme teaorica ed emozionale grazie al quale sipuò finalmente approdare agli orizzonti certi dell’essenzialità. Basta che su un cielo azzurro colgano, ai margini del fotogramma, due frammenti delle pale di un mulino pe trasformare quel vuoro in una visione interiore devoe è come se l’intero edificio si capparizze in tutta la su imponente spettacolarità e pare perfino di sentire il vento e il cigolio dei meccanismo in movimento. Bastano tre linee che si intersecano sinuove fra di loro per creare l’immediatezza di un paesaggio desertico; una bicicletta appoggiata a un pannello per far esplodere n inserguirsi di cromie del rsso, un alternarsi di chiari e discuri per dar vita a una scalinata.

Angelo Tondini, che pure nella sua vita di reporter di viaggio ha dimostrato , ha dimostrato di sapere comporre vivacissimi e completi reportage, qui si esercita nel raffinato esercizio della composizione singola. Il suo è un iter originale, nel suo ripercorrere strade già intrecciate dalla contemporaneità in altri campi: nella musica, dove si è passati dall’imponente struttura sinfonica alle audaci riflessioni di un John Cage sul silenzio, nel teatro dove le tematiche de dramma borghese hanno ceduto il passo a quelle dell’assurdo. La fotografia di Angelo Tondini, dunque, si sviluppa andando oltre le convenzioni fino a stabilire un rappporto di analogia con le composizioni poetiche. Che qui, in tutta evidenza, non potevano che essere quelle dell’hiku,. Anche in questo caso, infatti, è il ritmo sincopato e la strutturaridotta a soli tre versi a rivelare la potenza espressiva di pochissimi elementi.
L’autore simuove con maestria sia nel campo fotografico – e qui le immagini acquisiscono una intensa valenza poetica – sia in quello di una scrittura che, nella sua capacità narrativa, si rapporta simbolicamente con l’immagine che evoca. Ed è la saldatura dialettica fra questi due poli a generare opere da guardare con attenzione, da leggere con impegno, per trasformare foto e poesie in una tensione da stabilire con ci le osserva.
Una mostra da non perdere.
Roberto Mutti
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