Profughi a Spazio Tadini: Fulvio Tornese

Fulvio Tornese, You’ never stay alone

You’ll never stay alone”

Acrilico su tavola cm 70 x 80

Anno 2019

La differenza dei termini Migrante/Profugo su cui si disserta fino alla nausea, per quanto mi riguarda, non ha un senso se non quello delle burocrazie degli stati del primo mondo…

La Treccani dice “Profugo: Persona costretta ad abbandonare la sua terra, il suo paese, la sua patria in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi… e poi

Emigrante: Chi emigra; in partic., chi espatria, temporaneamente o definitivamente, a scopo di lavoro

E non è forse un cataclisma minore, un disastro piccolo, il vedere i propri figli non poter crescere dignitosamente solo per la colpa di essere nati nella parte sbagliata del pianeta?

Dai primi del 900 in poi intere generazioni hanno abbandonato la propria terra, anche  la mia terra, per cercare una vita migliore o per cercare semplicemente una vita da vivere. Via dalla morsa di quello che li aveva resi schiavi.

Le immagini delle popolazioni in cammino fanno parte della storia di tutti, così come ne fanno parte le resistenze delle popolazioni che li ricevevano…

Sappiamo che chi riceve non è mai felice, ha paura che la sua terra sia depredata, violata .

I visitatori hanno avuto appellativi che ne definivano l’aspetto negativo: forestiero che deriva da “essere fuori”, straniero che deriva da estraneo, “strano” : quindi diverso.

Lo straniero può essere un portatore di “novità” una risorsa che quasi mai viene riconosciuta dagli ospitanti

Lo storico dell’arte Marco Cianchi in uno scritto giovanile parlava dell’energia che viene emessa quando le genti si spostano, viaggiano, emigrano, coniò in quell’occasione la definizione di “entropia del viaggio”.

Il punto in cui si definiva un prima e un dopo.

Il momento dilatato in cui la forza di volontà, l’energia della disperazione dei viaggianti si dispone ad affrontare lo spazio fisico dell’attraversamento.

A quel punto si definisce il muro naturale che può essere il mare da navigare, il valico di montagna da superare, il deserto da attraversare.

A questo punto le esigue forze del viaggiatore devono fare i conti con la forza immane che governa il luogo di passaggio. Il drago messo a guardia può salvarti non degnandoti di uno sguardo, ma può fare di te il suo giocattolo e farti soffrire fino a farti morire… .

Il veliero dell’Antico Marinaio di Coleridge in balia della grande ala della tempesta poco fuori del porto sicuro, della città protetta è il mio semplice raccontare in questo dipinto.

Poi il titolo dell’opera rappresenta la mia voglia di essere sempre e comunque fiducioso negli esseri umani.

Perché io so che le popolazioni di Lampedusa, di Castro, di Brindisi erano sul molo all’arrivo dei primi bastimenti dall’Albania e dalle coste Africane.

Erano lì per aiutare, sfamare, soccorrere quei coraggiosi. E ricordare loro che non sarebbero stati mai abbandonati. “You’ll never stay alone”

Una vita fa rispetto all’infamia che qualcuno, non in mio nome, sta perpetrando impunito in questi oscuri giorni.

Fulvio Tornese

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