Dal 27 febbraio al 20 aprile 2019 si svolgerà una mostra di opere di EMILIO TADINI del ciclo PROFUGHI, realizzate negli anni 90.

In parallelo desideriamo coinvolgere ARTISTI E FOTOGRAFI sul tema PROFUGHI in chiave contemporanea. Selezioneremo i lavori migliori e più rappresentativi (per i pittori si richiede preferibilmente una tela massimo 100 cm) possono partecipare anche scultori. Potete inviarci le immagini dei lavori entro domenica 17 febbraio alle ore 12 via mail (i fotografi iscritti a PhotoMilano possono caricarle sul sull’hub). Per iscrivervi al bando inviare i propri dati personali, un breve curriculum e, possibilmente, un link ad un vostro sito. Il termine per inviare l’adesione via mail è il 10 febbraio. I lavori migliori saranno selezionati dal consiglio direttivo e comunicati entro il 19 febbraio. E’ a cura dei fotografi la stampa delle fotografie e la spedizione. E’ a cura degli artisti la spedizione entro il 25 febbraio. Il bando è aperto a tutti.
Erano gli anni ‘90 quando Emilio Tadini realizzò una serie di opere pittoriche dedicate ai profughi. Tadini raccontava l’Uomo e lui riteneva che l’essere profugo è una condizione che appartiene a qualunque essere umano perchè è parte dell’esperienza della vita la gestione del cambiamento e della perdita.
Il tempo dell’esperienza dell’Uomo è senza tempo e senza patria. E’ un’eterna ricerca della condizione migliore attraverso un viaggio, un sogno, un amore.
Nel 1945, Emilio Tadini ricordava che frequentava il ginnasio e trascorreva più tempo nel rifugio che in aula. In particolare gli rimase impresso il rischio di essere imprigionato o ucciso che corse suo padre (unica figura parentale a lui rimasta dopo la morte della madre) perché, da fervente cattolico qual era, si inginocchiò a pregare davanti a dei morti in Piazzale Loreto.
In quella Milano di lutti e di bombardamenti metteva radici la voglia di costruzione e la fame di diritto, libertà e benessere di tutta la generazione di Tadini.

Oggi quella Milano e quell’Italia ricostruita è tra le nazioni del mondo meta di popoli di altre parti del mondo in cui regna la guerra, l’orrore, la fame.
Ma quell’essere profughi è l’odissea di un’umanità che non è mai riuscita di fare di una terra, la propria terra quasi quanto nessuna patria è mai riuscita ad essere più importante e sovrana di una madre terra.
Questi sono tempi di contraddizioni in cui mentre la politica si allarma a difesa di confini, culture e religioni, madre Terra richiama tutti all’ordine e a una visione unitaria con i suoi cambiamenti climatici.
Ebbene proporre oggi una mostra sul tema Profughi, partendo dagli stimoli e dalle riflessioni di Tadini e del suo Novecento, ci sembra più che mai attuale.
In questo Duemila chi sono i profughi? Quali sono i cambiamenti, le perdite, i rischi di questa umanità che corre, che si ammassa nelle metropoli, orfana di ideali ed utopie, che cerca nuove forme di sostentamento e teme per il futuro di tutta la Terra?
CHIEDIAMO A FOTOGRAFI E PITTORI DI RACCONTARLA, DI RAPPRESENTARLA, DI AIUTARCI A VEDERLA TUTTA INSIEME QUESTA UMANITA’ IN VIAGGIO