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Electroclassic festival alla casa museo spazio tadini

Due appuntamenti, dell’ElectroCLassic festival alla Casa Museo Spazio Tadini il giovedì 21 novembre 2019 ore 21 con Infinito con letture poetiche di Paolo Lagazzi e il laboratorio d’informativa musicale e UNIMI. Giovedì 28 novembre 2019 ore 21 – ingresso con libera offerta a sostegno delle attività culturali.

La Casa Museo Spazio Tadini è lieta di ospitare la prima edizione milanese di un Festival che mette in dialogo le tecnologie digitali con gli strumenti acustici estendendo le potenzialità timbriche.

Electroclassic Festival è ricerca sul suono in senso armonico e creatività per un pubblico curioso alla ricerca di musiche nuove di qualità.

Electroclassic Festival si svolge a Milano, all’interno di spazi culturali differenti, tutti caratterizzati da un’apertura alla contaminazione e alla multidisciplinarietà artistica.

La Casa Museo Spazio Tadini non poteva dunque mancare a questo appuntamento con la musica, la sperimentazione e la contaminazione tra i linguaggi.

  • Il primo appuntamento è il 21 novembre ore 21 con un percorso tra musica e poesia.

INFINITO
Paolo Lagazzi (letture poetiche) +
LIM Laboratorio d’Informatica Musicale UNIMI (ri-letture musicali)

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Come si legge una poesia? Quanti modi di leggerla sono possibili e come si esprime l’arte di passare da uno all’altro di questi modi? Suggerito da una lezione tenuta da Paolo Lagazzi presso l’Università Cattolica di Milano, l’evento mette in relazione differenti modalità di lettura di una stessa poesia riconducibili ad analoghe modalità interpretative di una composizione musicale. Le caratteristiche dinamico/espressive delle letture di Lagazzi vengono applicate a una partitura musicale attraverso algoritmi creati appositamente dai ricercatori del LIM… con alcune sorprese. (scopri di più e registrati all’evento)

  • Il secondo appuntamento giovedì 28 novembre ore 21

THE SHAPE OF SOUND
Maria Luisa D’Eboli (action painting) +
Piero Chianura (elaborazioni elettroniche di sorgenti acustiche)

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La magia del suono racchiusa in un dipinto o il suono che guida il crearsi della tela?

Le note prendono forma in un viaggio emozionante che dalla musica confluisce sulla tela. L’esperimento di ascoltare e ascoltarsi, per poi utilizzare il pennello come strumento per fissare i vari stati d’animo su un’opera d’arte, nasce dalla profonda passione della D’Eboli per la musica. Il progetto The Shape of Sound che ha già coinvolto numerosi musicisti classici si contamina con i brani di Piero Chianura che elaborano suoni acustici e naturali, trasfigurandoli con l’elettronica. Un live set che accompagna il live painting in un dialogo astratto e minimale, fatto di bianchi o neri cangianti su tele di ampie dimensioni. L’abbondanza di colore crea superfici materiche, che ondeggiano come vibrazioni musicali o solchi di vinile, realizzati con un pennello fuori scala che cattura nel colore l’ondeggiare delle frequenze. (per maggiori info e iscrizione alla serata)

Citati, Il mago della critica di Paolo Lagazzi

Sabato 9 marzo alle ore 18.30 un appuntamento da non perdere: Paolo Lagazzi, presenta Il mago della critica, con Giancarlo Pontiggia, Carla Stroppa e Roberto Caracci alla Casa Museo Spazio Tadini (mappa)Un libro che racconta la figura di uno dei critici letterari e scrittori più interessanti del nostro tempo: Pietro Citati.

Accompagnati dalla narrazione di Paolo Lagazzi, nel libro si delinea un profilo di Pietro Citati che racconta l’uomo e il critico, la sua straordinaria capacità di collocarsi con occhio indagatore della narrativa in particolare tra ‘800 e il 900. Citati, nato nel 1930, si laurea alla Normale di Pisa e vanta, oltre a collaborazioni su riviste e quotidiani come Il Corriere della Sera e La Repubblica, vanta premi letterari sulle biografie su Tolstoj, Goethe e Kafka.

Paolo Lagazzi cura l’edizione Meridiani su Pietro Citati nel 2005. In questo libro lo ritrae e lo colloca nel panorama letterario come tra i critici più originali del nostro tempo lontano “dalle strategie scientifiche e dalle strettoie ideologiche del Novecento, trae le sue linfe dalla gnosi, dal neoplatonismo e dalla Cabala, dalle fonti stesse del pensiero magico, esoterico e alchemico riscoperto attraverso la fondamentale lezione di Goethe” .

Cornice alla presentazione del libro dell’intenso Paolo Lagazzi, cultore di letteratura antica e moderna, occidentale e orientale, di magia, musica, cinema e pittura non poteva che essere la sala di Emilio Tadini, presso la Casa Museo Spazio Tadini, che ha in mostra, fino al 20 aprile, tre dei 7 trittici che Tadini dipinse nel 1989 sul tema Profughi. Il senso del mito, del sacro, del sogno, della tragicità e comicità della vita fanno da cornice e tutti gli intervenuti alla presentazione del libro di Lagazzi, a cui è riservata, per l’occasione, l’ingresso gratuito alla mostra.

Tanka giapponesi e italiani – Cinquanta foglie

Spazio Tadini mercoledì 8 febbraio 2017 alle ore 18.30 Paolo Lagazzi, saggista, scrittore e tra i maggiori esperti di poesia nel panorama letterario nazionale presenta in anteprima assoluta il suo ultimo libro: Cinquanta foglie (五十枚の葉) : Tanka giapponesi e italiani in dialogo – casa editrice Moretti e Vitali (ingresso libero).

L’autore, ispirandosi a quell’antico cerimoniale per cui il tanka era veicolo di messaggi amorosi, o di scambi di pensieri tra amici nel libro raccoglie venticinque tanka giapponesi recenti proposti a venticinque poeti italiani invitandoli a rispondere con un loro tanka. Un vero e proprio dialogo.

LA MOSTRA

La presentazione del libro sarà accompagnata da una mostra di opere di Satoshi Hirose e Daniela Tomerini dall’8 al 19 febbraio .

Anch’essa un dialogo tra un artista giapponese e un’artista italiana.  Secondo Paolo Lagazzi la libertà intima della poesia è la via più vera per ritrovare ciò che unisce gli uomini, ciò che li fa sentire, anche nei momenti più oscuri della storia, partecipi della stessa magia, dello stesso mistero del mondo.

Alla serata inaugurale, ad ingresso gratuito, parteciperanno, insieme al curatore, Yasuko Tatsumura (traduttrice), Alberto Moro (presidente dell’Associazione Culturale “Giappone in Italia”), i poeti Giancarlo Consonni, Adele Desideri, Umberto Fiori, Tomaso Kemeny e il maestro zen Fausto Taiten Guareschi.

Durante la serata brani di musica giapponese saranno interpretati all’arpa da Floraleda Sacchi.

LA CONFERENZA SULLA POESIA GIAPPONESE

Paolo Lagazzi

Come appendice di questo evento, sabato 11 febbraio, a partire dalle ore 18, Paolo Lagazzi terrà presso lo Spazio Tadini una conferenza sulla poesia giapponese antica e moderna. (ingresso 5 euro)

Stralcio dal libro Cinquanta foglie: Tanka giapponesi e italiani in dialogo – casa editrice Moretti e Vitali :

“Ciò che più mi affascina del tanka è la plasticità, il carattere
insieme sciolto e concreto, la schietta vocazione metamorfica. Se,
da un lato, ha resistito nei secoli senza modificare il suo impianto
metrico, dall’altro si è dischiuso ai contenuti più disparati, da quelli
tipicamente “cortesi” (l’amore e la natura, le galanterie, i sospiri,
le lacrime, le lune, i fiori di ciliegio, le brezze che increspano i momenti…) fino a quelli peculiari dei tempi moderni (treni, metropoli, luci artificiali, malattie o ansie di nuovo genere…) scivolando in souplesse attraverso le innumerevoli pieghe dell’umana esperienza, nutrendosi di tutto e spostandosi senza tregua verso altre prospettive, occasioni, visioni.
Mentre lo haiku richiede un esercizio tagliente, vertiginoso dello
sguardo che solo, forse, chi si sia nutrito in modo radicale dell’insegnamento zen può liberare dal fondo del suo essere, il tanka si offre alla pratica artigiana dei poeti come uno strumento duttile,
come un oggetto agile e discreto. Rispetto alla brevità lirica, assoluta
e fiammante dello haiku, il tanka porta in sé un germe narrativo o
discorsivo, è sensibile a temi che sono, in nuce, racconti, ma, come
10 un ventaglio aperto e subito richiuso, li contiene in uno stringato e vibrante intarsio contrappuntistico, in un disegno circoscritto, allusivo. Proprio per questa sua natura disponibile al dialogo e insieme protetta dagli dèi della forma, al tanka fu, per molto tempo, affidato il compito di messaggero, di confidente, di postino dell’anima”.

IL TANKA

Il tanka è una forma lirica giapponese molto antica, precedente il celebre haiku di tre versi; il suo ruolo-chiave nella storia della poesia nipponica comincia nell’ottavo secolo d.C. (allora si chiamava waka) e si protrae fino ai nostri giorni. La struttura metrica del tanka è di cinque versi privi di rime: quinario / settenario / quinario / settenario / settenario.

Si legge nel libro  Cinquanta foglie: Tanka giapponesi e italiani in dialogo – casa editrice Moretti e Vitali

“il tanka fu per secoli inteso come la forma lirica per eccellenza del
Sol Levante, tanto da essere battezzato in un primo tempo waka,
che significa semplicemente “poesia giapponese” (il termine tanka,
“poesia breve”, sarebbe stato introdotto solo nella modernità).
A partire dal Man’yoshu, la “Raccolta di diecimila foglie” (mitica,
vastissima antologia realizzata nell’ottavo secolo dopo Cristo), e
poi attraverso le ventuno antologie allestite per ordine imperiale, il
tanka si impose rispetto ad altre forme metriche in quanto strumento
asciutto e flessibile per rêveries innervate dallo spirito dell’allusione,
dal piacere dell’evocazione rapida e palpitante, dal gusto
leggero della toccata e fuga delle immagini. Soltanto assai più tardi
dal tanka si sarebbe staccato, come per un processo di gemmazione
o per un bisogno di condensazione lirica portato al grado estremo
d’incandescenza, lo haiku di tre versi (quinario, settenario, quinario);
ma questa è un’altra storia, una storia che è già stata raccontata
molte volte e che qui non ripeterò”.

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