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Per la rassegna Perle di Follia: pensieri di vita e relazioni interpersonali

Un nuovo appuntamento a cura della filosofa Samanta Airoldi
10 giugno alle ore 18.30
Presentazione di due libri:

PENSIERI DI VITA  di Felice Candi

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L’invito ad amare, accompagnato da ricordi e un filo di malinconia. La libertà di pensare e spaziare su righe di pagine come una goccia d’inchiostro con forma e anima. Questa raccolta rivela sentimenti chiari e diretti sulla vita, con pensieri, riflessioni ed emozioni.

PLISSE’ di Giulio Irneari

Un romanzo coinvolgente, ricco di spunti interessanti legati all’Alzheimer, alla vita, la morte, la fede e la musica, il cui filo conduttore è il mistero che accompagna il lettore sino all’epilogo.

 

“Identità”: termine ci cui sempre più spesso si abusa sia a livello individuale sia nella sfera pubblica.
Che cos’è l’identità?
Se la concepiamo in termini “essenzialisti” allora è ciò”che ci rende quel che siamo e non qualcun altro”. Analizzata sotto il profilo gnoseologico è “ciò che ci fa percepire come le medesime persone nonostante i mutamenti spaziali e temporali”.
Nel primo caso, se sovrapponiamo il concetto di “identità” a quello di “essenza”, escludiamo a priori il libero arbitrio nel decidere chi noi siamo e ci rassegnamo ad una fissità immutabile che trascende la nostra volontà.
A livello di “conoscenza del sè”, spesso, ci ancoriamo ad un’immagine, mentale e/o fisica, di noi quali enti che viaggiano nello spazio e nel tempo conservandosi, in una certa misura, sempre gli stessi.
In tutto questo “scoprire” o “mantenere” l’immagine che si ha di sé quanto conta l’elemento mnemonico? Che ruolo gioca la memoria all’interno della partita “identità”?
Questa difficile questione viene sviluppata, con scrittura sciolta e scorrevole, nel novello romanzo Plissè di Giulio Irneari (Silele 2016), dove il protagonista, colpito dal morbo di Alzheimer, per non perdersi e non perdere il rapporto con i suoi figli, organizza per essi una sorta di “caccia al tesoro” sotto forma di epistole che si snodano lungo un percorso a tappe: ogni tappa un indizio che conduce ad una persona, ogni persona una parte di vita vissuta.
Ma è davvero così importante sapere chi “eravamo” per sapere chi “siamo”?
Secondo il filosofo Wimmer sono, fondamentalmente, due le vie maestre che conducono al misterioso regno dell’ Identità: la via Retrospettiva e la via Potenziale!
Nel primo caso , come ha scritto F. M. Wimmer:
“Cercare una propria identità spesso è inteso come il cercare un qualche passato reale e più spesso un passato immaginario che si suppone non esista più nel presente o, almeno, non nella maniera in cui si immagina sia esistito un tempo.
Secondo tale prospettiva lo sviluppo di nuove forme di pensiero, nuove sensibilità e nuovi stimoli di vita è visto come una perdita di identità.”
Qui il passato è fondamentale per il presente e la memoria, dunque, diventa il pilastro portante della personalità stessa del soggetto.
Nel caso dell’ Identità potenziale, invece, l’individuo parte, in un certo senso, da zero. È il tipico individuo rousseuiano dello stato di natura o l’individuo rawlsiano posto dietro il velo d’ignoranza o, ancora, l’individuo habermasiano nel contesto della situazione argomentativa ideale: in tutti questi casi l’individuo , pur avendo certamente una storia alle spalle, fa astrazione da essa per costruire la propria identità e scegliere la propria strada e il proprio stile di vita.
Questa idea di identità è tipicamente illuminista: l’identità viene ricercata nel futuro, è con i soli mezzi della ragione che l’essere umano arriva a definire chi è, si “ri-sceglie” ogni giorno.
Ora Wimmer, in modo estremamente analitico e astratto, ha presentato i due estremi. Nella vita reale Memoria del passato e Progettualità presente e futura s’ intersecano per dare vita e forma a persone reali e complesse, legate ai propri ricordi ma dotate di libero arbitrio che conferisce loro la possibilità di scegliere chi essere e, per estremo, di “reinventarsi” anche ogni mattina.
Il passato, nel bene e nel male, ci ha condotti al presente ma ciò non implica che noi siamo e saremo ciò che siamo stati. Spesso conoscere troppo del passato è, anzi, fuorviante e pregiudica una conoscenza autentica dell’altro in quanto dissemina preconcetti lungo il percorso. Rimanere troppo legati ai ricordi non consente di evolvere, non consente di far emergere nuove potenzialità.
Spesso per sapere chi siamo è molto più utile prendere carta e penna e buttare giù ciò che ci passa per la testa…e per il cuore, come ha fatto Felice Candi nella sua nuova raccolta poetica Pensieri di Vita (Silele 2016): poesie che non ammettono di essere incasellate in un genere specifico…proprio come la vita!
Voglio chiudere con un aforisma di Eraclito, la cui massima era “panta rei”: non ci può bagnare i piedi due volte nella stessa acqua del fiume…perchè tutto scorre e cambia!
Impossibile fissare noi stessi in un’immagine o in un’ identità una volta e per tutte, la memoria talvolta incatena ma l’essere umano è nato per spezzare qualunque forma di prigionia, grazie alla ragione!
Samanta Airoldi