I MURI DOPO BERLINO

Non vuole essere solo una mostra, ma una provocazione, uno stimolo a riflettere, un invito a guardare attraverso la lente d’ingrandimento dell’artista per e svelarne le barriere, gli ostacoli, i muri da abbattere o forse quelli ancora da mantenere o costruire. Un’occasione per comunicare una voglia di cambiamento che passi attraverso una voce inusuale: quella che non rinuncia mai a cercare il bello. “I muri dopo Berlino” sarà un “muro viaggiante” i cui “mattoni” sono costituiti da opere e nelle quali ci sono i sogni, le speranze, i disincanti, la rabbia o la rassegnazione di chi i muri li vede, ma non sa come superarli, di chi li sente e non vuole dimenticarli. Le interpretazioni degli artisti sono le più diverse anche in relazione ai loro paesi d’origine. C’è chi il muro lo vede nella scarsa coscienza ecologica, chi nelle ideologie, chi nei sistemi di potere, chi dentro le persone, chi nelle rese, chi nelle religioni, chi nell’indifferenza, chi in un viaggio della speranza con biglietto di ritorno. Resta una cosa certa, che nelle centinaia di opere che prendono parte a questa mostra molte sono più una denuncia e una voglia di conquista che la constatazione di una resa. Questo risultato è certamente l’eredità che ci portiamo grazie a questi ultimi decenni di storia in cui abbiamo visto superare e abbattere o costruire molti muri. Per esempio quello tra conscio e l’inconscio, l’andata sulla Luna, ma a cui spetta un ruolo privilegiato senz’altro la caduta del Muro di Berlino che simboleggiò la fine della Guerra Fredda e di quella sorta di immobilismo ideologico che contraddistinse il destino del mondo dal dopoguerra in poi e che teneva in una sorta di morsa il destino di tutti tra timori di guerre nucleari e fini apocalittiche. Il 9 novembre del 1989 quando venne abbattuto il Muro di Berlino e le immagini televisive fecero il giro del mondo, quasi tutti vissero un’emozione di particolare sorpresa, perché abbattere quella barriera sembrava all’improvviso una cosa semplicissima come distruggere un qualsiasi muro di mattoni. Fatta la prima breccia, quel Muro rivelava la sua normalità, si svelava e sgretolava come tutti gli altri. Quel crollo fu un nuovo inizio. Da quel momento si ebbe la certezza che i muri, per quanto potessero apparire possenti, potevano essere abbattuti e si potevano scoprire nuovi orizzonti e spostare barriere e confini. Gli artisti aderenti a I muri dopo Berlino sono più di 119.

SE SEI INTERESSATO AD OSPITARE QUESTA MOTRA CONTATTACI: ms@spaziotadini.it tel. 0226829749

PRIMA TAPPA A SPAZIO TADINI 2009 –

Contributo testi:

I muri hanno orecchie, le nostre orecchie hanno muri di Roberto Di Caro

La lunga linea grigia di Claudio Rizzi

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muri3Guarda l’archivio

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SECONDA TAPPA

APPROFONDIMENTO SUL TEMA IMMIGRAZIONE IN OCCASIONE DELLA

GIORNATA PRIMO MARZO 2010 : UN GIORNO SENZA IMMIGRATI

  “I muri dopo Berlino si chiamano Frontiere”

e degli altri appuntamenti sul tema organizzati a Spazio Tadini in collaborazione con la giornalista Stefania Ragusa

In mostra anche un pezzo del muro di Berlino chiamato “Lo sguardo della speranza” e su gentile concessione del mercante d’arte Pierre Kaloussian Velissiotis.

A portare la Carta in Italia e a impegnarsi per la sua diffusione è stata la rete Primo Marzo
All’iniziativa del 27 giugno parteciperanno:
Cècile Kashetu Kyenge (coordinatrice/portavoce della rete primo marzo)
Stefania Ragusa (giornalista, scrittrice e fondatrice della rete primo marzo)
Cristina Sebastiani (fondatrice della rete primo marzo e blogger)
Paolo Buffoni (Arci)
Giuseppe Cassibba, artista e ideatore del logo del Primo Marzo

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 Spazio Tadini nel 2009 aveva organizzato, in occasione del Ventennale dalla caduta del muro di Berlino, una mostra collettiva itinerante chiedendo agli artisti, diventati più di 80 di esprimere quali fossero i nuovi “muri” da abbattere. A due anni da quella mostra la ripropone con gli artisti che si sono aggiunti, i quali, avevano già previsto il problema sociale, politico ed economico del momento: l’immigrazione e i suoi retroscena. Un’occasione per porre l’attenzione sui problemi d’integrazione socio-culturale a Spazio Tadini con eventi, dibattiti, spettacoli.

L’Italia, negli ultimi mesi, è diventata terra d’approdo di migliaia di persone, provenienti da Paesi poveri e in guerra, in cerca di una vita migliore. Loro, quelli che arrivano, sono i profughi, i disperati, noi, quelli che accogliamo e soccorriamo, la “breccia” nel muro dell’Europa. Noi siamo: la spiaggia, l’ultima, la frontiera, la prima, la speranza, sempreverde, il lavoro, nero, il diritto, violato, cercato, preteso, esteso, difeso. La Francia è arrivata a chiedere il blocco dei treni dall’Italia e il nostro Paese si ritrova con “gli ultimi” e come gli ultimi, fuori dalla porta. Mentre il Mar Mediterraneo è diventato il cimitero di centinaia di disperati.

Noi italiani, che siamo migrati in tutto il mondo e oggi siamo diventati gli ospiti, i guardiani della porta d’ingresso dei “Paesi sviluppati” . Il nostro confine è l’accesso al mondo occidentale, che tanto deve, per le sue ricchezze, ai Paesi oltre frontiera. Purtroppo, però, ancora tanti non sono pronti a “condividere” ad accogliere a “offrire”. Noi non possiamo fare i “parcheggiatori” e basta, memori del nostro passato e semplicemente della posizione che, nostro malgrado, abbiamo nel Mediterraneo, dobbiamo occuparci del problema migrazione. Dobbiamo proporre delle prospettive, dobbiamo farci “portavoci” dei “diritti degli ultimi”. Negli anni Ottanta il mondo si divideva in Paesi “paesi sviluppati”, “paesi in via di sviluppo” e “paesi poveri”. Una proporzione 2 a 1 che prima o poi avrebbe spinto al cambiamento, alla rivoluzione. Ma la distribuzione delle ricchezze è un dovere? Questo è un interrogativo a cui dobbiamo dare delle risposte perché viviamo in un’era globale, dove la questione dei muri e delle frontiere assume connotati nuovi.

Spazio Tadini, attraverso questa iniziativa vuole stimolare l’attenzione sul problema, tra l’altro proprio a Milano, dove nella spietata campagna elettorale tra centrodestra e centrosinistra, si è scelto come ago della bilancia anche la realizzazione della moschea e del centro culturale islamico.

La mostra sarà accompagnata dall’apertura di un blog sul tema migrazione per stimolare dibattiti, osservazioni, riflessioni.

SULL’IMPEGNO DI SPAZIO TADINI SU TEMI LEGATI ALLE MIGRAZIONI VEDI ANCHE LA MOSTRA SAVE MY DREAM

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TERZA TAPPA 2010

MOSTRA A VALONA MAGGIO 2010 (CLICCA)

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QUARTA TAPPA 2010

Cologno Monzese (Mi) a cura dell’Associazione Gli amici dell’arte

 Opere che si sono aggiunte in occasione dell’esposizione a Cologno Monzese

Link all’annuncio sul sito del Comune

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QUINTA TAPPA 2015

Comune di Vittoria (Ragusa)

a cura dell’associazione Spazio Instabile

Clicca per approfondire

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SESTA TAPPA 2015

Comune di Mortara

Col Patrocinio e la  Collaborazione del Comune di Mortara
In collaborazione con Palazzo del Moro, Liceo Artistico Angelo Omodeo, Istituto Comprensivo

 Da sabato 9  a Sabato 30 maggio 2015
Palazzo del Moro , Mortara (PV), Piazza Silvabella (mappa)
Aperta tutti i giorni dalle 16 alle 19.
Info : 3204557834
Inaugurazione con vernissage : sabato 9 maggio ore 18

A cura di Spazio Tadini, Caterina Seri, Filomena Nardillo

In contemporanea, mostra del pittore Lucien Bello, natìo e cittadino di Mortara.

CLICCA PER APPROFONDIRE

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Spazio Tadini è una associazione culturale non profit, fondata da Francesco Tadini e Melina Scalise.

2 commenti su “I MURI DOPO BERLINO”

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