Fotografia Pocket Exhibit- Istantanee da Memoire di Laura Caligiuri

Per il ciclo Photo Pocket

Mostra fotografica

di Laura Caligiuri

“ISTANTANEE da “MEMOIRE- storie di bellezza nascosta”

28 giugno – 7 luglio
Dal 28 giugno alle 18:00 al 7 luglio alle 19:00

Spazio Tadini, Casa Museo e sede del gruppo Photo Milano, club fotografico milanese.
“ISTANTANEE da “MEMOIRE- storie di bellezza nascosta” è un progetto scaturito dal connubio tra il mio interesse per i luoghi lasciati in stato di abbandono e la fotografia di spettacolo.
Il luogo desolato mi porta a fantasticare a come deve essere stato nel pieno fulgore della sua frequentazione e… per una curiosa coincidenza la Compagnia di Teatro- Danza Sanpapiè decide di rappresentare un proprio spettacolo confezionato per quel luogo, l’ Albergo Diurno Venezia di Milano, in costume anni ’20.
Così la fantasia sembra tramutarsi in realtà, anche se solo per la durata dell’ originale spettacolo.
La firma di chi ha ideato questo luogo sotterraneo è dell’ Architetto Portaluppi, che lo inaugurò nel 1926.
I proventi della vendita dei biglietti ha aiutato il FAI, Fondo per l’ Ambiente Italiano, a racimolare fondi per il restauro di questo Bene altrimenti destinato alla completa rovina.
Ed io felice di aver contribuito in parte, con questo lavoro, a far conoscere ai milanesi questo luogo nascosto ed affascinante.”
Laura Caligiuri

Cinquant’anni di fotografia in un libro: Stefano Pacini a Spazio Tadini

Le immagini di Stefano Pacini raccolte nel volume

Noi sogniamo il mondo

sarà presentato presso la Casa Museo Spazio Tadini via Jommelli, 24.

Sabato 1 luglio ore 19, presente l’autore.
A cura di Stefano Malvicini

La fotografia, e, di conseguenza, anche il mestiere di fotografo, sono una scelta di vita, che ci porta a girare il mondo alla ricerca di nuovi stimoli, nuove umanità, nuovi fenomeni socio-politici e nuovi spazi. Questo è stato il percorso del fotografo toscano Stefano Pacini (Massa Marittima, 1956), alla ricerca di tutti quegli elementi umani che compongono il pianeta e lo rendono terreno di esplorazione privilegiata per chi è alla ricerca di immagini realistiche, ma di forte carica simbolica. Un percorso iniziato da piccolo, quando cominciò a fotografare nel podere di famiglia con una vecchia Ferrania, ma poi proseguito con pezzi di storia come Nikon.

Così è nato Noi sogniamo il mondo, volume edito da Effigi nel 2016, con cui Stefano ha voluto raccogliere quella che, in fondo, è la sua vita: la fotografia, dalle immagini di famiglia, alle lotte dei Movimenti politici, dagli anni ’70 in Maremma alle grandi manifestazioni contro il G8 a Genova nel 2001, ma, soprattutto, ai suoi viaggi, autentici reportage in “mondi sommersi tutti da scoprire”, per citare il testo di un noto pezzo dei Litfiba. Il viaggio è un’esperienza di vita, per il fotografo, è quasi un romanzo di formazione, che lo induce a conoscere da vicino le realtà esplorate. Su questo aspetto, le immagini di Stefano si avvicinano non solo a quelle di Tano D’Amico, ma anche a quelle di un grande maestro come Francesco Cito: si tratta di immagini realistiche, senza modifiche, filtri e quant’altro di moda al giorno d’oggi, tra Photoshop e programmi vari di grafica, che raccontano come va il mondo, ma che sanno trasmettere la gioia di vivere e l’energia magmatica della rinascita. I bambini che animano Volare, scattata a Cuba nel 1995, sono proprio il simbolo del primo elemento, così come i cortei spontanei a Lisbona nel 1975, durante la Rivoluzione dei Garofani, o, nella loro crudezza, i palazzi bombardati di Mostar rappresentano il secondo. La fotografia di Stefano è Arte, ma mai fine a se stessa: in fondo, è un flusso creativo spontaneo, che vuole raccontare il mondo com’è, tassello per tassello, a formare un mosaico che, altro non è se non l’umanità intera. La fotografia di Stefano è anche denuncia di oppressione, come quella delle condizioni in cui versava il Portogallo nel 1975, dopo la caduta del regime fascista di Salazar, ma anche delle condizioni di vita dei rom in Italia (emblematica è l’immagine del muro a Reggio Calabria nel 1994), con uno stile che rasenta l’etnografia, come prova l’interesse per i matrimoni “tzigani” o anche, nella sua amata Siena, la folla radunata in Piazza del Campo per il Palio. Notevole, in questo senso, è anche l’interesse che Stefano ha sempre dimostrato per il Sud Italia, raccontato attraverso immagini descrittive dell’enclave occitana e valdese di Guardia Piemontese, ma anche attraverso l’umanità di Napoli che simboleggia la voglia dell’intero Sud di riscattarsi. L’impegno politico di Stefano influenza sicuramente il suo stile fotografico, ma senza trasformarlo in un elemento “politicizzato”: da questo punto di vista, l’autore utilizza un metodo d’indagine simile a quello pittorico di Renato Guttuso, raffigurando manifestazioni, fiumane umane come quella del Funerale di Berlinguer del 1984, con l’occhio (e l’obiettivo) tipico del fotoreporter: sono nate così immagini come quelle degli scioperi a Piombino, con banda musicale al seguito, oppure quelle del Gay Pride di Grosseto, della marcia per la pace Perugia-Assisi o del corteo anti-G8 a Genova prima che la situazione degenerasse. E, in fondo, c’è spazio anche per lo Stefano “intimo”, rappresentato soprattutto dalla bellissima Fratelli del 1994, in cui sono raffigurati i suoi due figli Emiliano e Raffaello bambini, ma anche dall’istantanea del Primo Maggio 1989 in Alta Maremma, così come per lo Stefano ironico, che sa anche farci ridere con Fiera bestiame del 2012, o farci sognare una bella partita a biliardo, con Circolo ARCI Scarlino del 2002.
Tutti questi tasselli compongono il mosaico della vita e della fotografia di Stefano e, da ciò, nasce il titolo del libro: un mondo nuovo, senza guerre né armi, in cui l’umanità sia sempre libera di esprimere se stessa e tutte le sue idee e le sue manifestazioni sociali, etnografiche e politiche, senza oppressioni e senza barriere. Per questo… noi sogniamo il mondo!

Gabriele Poli: la mostra Tappe Cromatiche aperta fino al 2 luglio 2017

Gabriele Poli Tappa 2 tecnica mista su tela

PROROGATA FINO AL 2 LUGLIO 2017 la mostra “Tappe Cromatiche” di Gabriele Poli A cura di Francesco Tadini e Melina Scalise

Il ciclo pittorico che l’artista Gabriele Poli ha dedicato ai ciclisti sarà visibile ancora fino al 2 luglio 2017. Uno studio del movimento del corpo/bici molto evidente. Il ciclista o il gruppo di ciclisti, sono ritratti sotto diverse angolazioni. Cambiano costantemente le prospettive dell’osservatore e lo spazio sembra trasformarsi, plasmarsi attraverso questo corpo che fende o attraversa lo spazio. Una metafora del vivere e del condividere vittorie e fatiche in un corpo unico con il mezzo in uno spazio e in un destino che si plasma con la volontà del movimento.

Una ricerca – QUI MAGGIORI INFORMAZIONI E IL TESTO DELLA MOSTRA – dove tutto è movimento e il colore è pura emozione enfatizzata da uno straordinario uso dei bianchi e dunque della luce. L’uomo è sempre al centro, è un individuo che lotta e che cerca il riscatto sociale tanto quanto una sua spiritualità.

Gruppo 2012 .- serie tappa cromatica Gabriele Poli

L’uomo, la fatica, l’obiettivo e il traguardo da raggiungere sono anche al centro delle fotografie di Alessandro Trovati – in mostra fino al 2 luglio 2017 – che vi introdurranno o chiuderanno il Vostro viaggio tra la materia e i colori di Gabriele Poli.

TAPPE CROMATICHE

A cura di Francesco Tadini e Melina Scalise

PROROGATA FINO AL 2 LUGLIO 2017

da mercoledì a sabato dalle 15:30 alle 19:30

domenica dalle 15 alle 18:30

CASA MUSEO in memoria di EMILIO TADINI- arte, cultura, eventi – Milano