Gabriele Poli 2009

in mostra

GABRIELE POLI

La Medusa delle periferie
a Spazio Tadini

dal 5 al 27 marzo 2009

zattera della medusa

Gabriele Poli d’apres Gericault
Luca Pietro Nicoletti

Gabriele Poli non è nuovo alla pratica del d’apres o, meglio, a risemantizzare i maestri del passato nel proprio linguaggio espressivo. Già nel 2007, nelle sua mani la musa Erato dello studiolo di Belfiore, dipinta da Cosmè Tura, si era trasformata in una visione surrealista, con l’architettura del trono che si sfaldava come a lievitare in assenza di gravità. Sempre nello stesso anno, su invito di Antonio d’Amico, si era cimentato, per una mostra in omaggio all’arte marchigiana, con Federico Barocci, anch’esso tradotto nella lingua pastosa e materica, a forti contrasti, di Gabriele Poli. Poco prima, dal San Sebastiano del bresciano Polittico Averoldi di Tiziano era nato lo spunto per una nuova soluzione visiva dei suoi Angeli delle periferia.

lavori di preparazione1

Ma tutti questi cimenti con l’antico, pure congeniali ad essere rivisitati in questa nuova veste, provenivano da sollecitazioni esterne. Con la Zattera della Medusa, invece, è l’artista stesso ad avere scelto il referente storico con cui misurarsi, e che fosse affine anche a degli addentellati culturali che fanno parte de background della sua generazione: Géricault, per Poli, è letto anche attraverso le pagine che gli aveva dedicato Giulio Carlo Argan nella sua Arte moderna. «Realismo, per Géricault» scriveva il critico romano «è […] la disfatta dell’ideale, l’inutilità e la negatività della storia, l’ostilità tra l’uomo e la natura, l’incombere della morte negli atti della vita. Ricusare l’ordine che nel flusso torbido della passione (l’energia) isola e distingue i sentimenti (le forze) dirigendoli verso un agire lucidamente deciso (la storia); cogliere […] la vita nella sua contraddittorietà e nella sua precarietà: ecco il primo assunto di un realismo, che non è affatto imitazione della natura, ma rifiuto morale della concezione classico-cristiana dell’arte come catarsi». Non è un dato esornativo, questo, perché per molti dei nati negli anni ’50 la storia dell’arte, antica e moderna, si rifà al modello proposto in quel fortunato manuale, e le opere si riempiono del senso interpretativo che ne offriva quel testo. In questa prospettiva, quindi, non deve stupire che, nello scegliere autonomamente un grande maestro su cui buttarsi a capofitto, Poli abbia scelto proprio Géricault e la sua Zattera. Ma la grande tela del 1818 era anche, per lui, un modo per avere a che fare non con una traduzione formale, bensì con una rappresentazione di grande respiro narrativo. Poli ne ha attinto gli elementi strutturali, le dinamiche compositive, ma li ha centrifugati nel suo stile, fatto di contrasti e iridescenze della luce, e di bianche lame di colore pastoso. I naufraghi della nave hanno preso le vesti dei suoi angeli della periferia, embrionali sintesi di segno-colore di una figura umana in progress.

lavoro di preparazione4

C’è un lungo lavoro di costruzione dietro questa grande tela: molti schizzi, molti disegni che documentano un iter di elaborazione creativa. In un primo tempo, all’orizzonte della Zattera compariva un profilo urbano e l’insieme si presentava con una impaginazione scenografica. Sul bordo della zattera, poi, un televisore stava scivolando giù dalle assi di legno del naufragio: l’impianto di quel progetto era ancora molto illustrativo, ma intendeva modernizzare, attualizzare il contenuto di quel naufragio che, da fatto contingente e di attualità quale era per il pittore francese, diventava in quel momento una metafora generale della condizione umana odierna. Ma Poli non si poteva accontentare di una rivisitazione didascalica del soggetto, per cui lo ha rimesso in discussione, lo ha distorto per semplificazione di forme, lo ha contratto, geometrizzato. Infine, senza più nemmeno guardare quelle prove, è andato sulla tela, e di tutto ha fatto macchie di materia e lame di colore: il cielo si è infuocato all’orizzonte; sotto di lui, abbandonato l’aggravio di simboli e di retaggio iconologico, la narrazione è diventata puro, lacerato dinamismo di segno-colore.

Lavoro di preparazione 2
Al tempo stesso, poi, non manca una ragione biografica, che riporta, a monte, al ricordo di un particolare “oggetto trovato” in una delle innumerevoli perlustrazioni della periferia sud di Milano, fermato in uno scritto del 1981: un barile che «se fossi stato in Africa avrei scambiato per un elefante abbattuto» ad un tratto, colpito da una “lama” di luce, si trasforma in «un relitto vagante carico di esistenze, perduto e dimenticato ai margini di un universo ridotto ai confini di un campo». in fondo, la grande Zattera, unendo un dato di cultura generazionale e un dato biografico, aggiunge un tassello in più a quel suo lungo canto di riscatto, o di resurrezione visionaria, della periferia.

opera di grabiele poli 1

Gabriele Poli

E’ nato nel 1957 a Milano, città dove vive e lavora. Nel 1979 si é diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera.

Nel 1987 è segnalato alla rassegna “Giovane Arte Contemporanea” al Castello di Sartirana (PV). Nel 1995 si segnala la sua presenza alla rassegna “Percorsi dell’Astrazione” al Museo della Permanente di Milano.

Nel 1999 alla XIV Edizione del Concorso di Pittura “Treccani degli Alfieri” viene acquisita un’opera per il Museo d’Arte Contemporanea della Città di Montichiari (BS) Nel 1998 realizza un’opera per il Museo d’Arte Contemporanea “Paolo Pini” di Milano. Nel 2004 la Galleria d’Arte Contemporanea di San Donato Milanese acquisisce una sua opera.

Nel 2006 esegue tre grandi pannelli per l’ospedale Fatebenefratelli di Milano e sempre in quell’anno esegue la decorazione pavimentale per l’asilo “Il giardino dei monelli” presso la storica sede dell’Istituto dei Martinitt di Milano.

Fra le presenze più recenti si ricordano:

opera di gabriele poli 2
2008-Milano Pio Albergo Trivulzio installazione “I Colori dell’Angelo”

-Milano, Archivi del ‘900, “Dipingere l’immenso”

– Isola d’Elba, Park Hotel Napoleone, “Oltre gli Orizzonti dell’Anima” a cura di Antonio D’Amico

– Bologna, ArteFiera, Libro d’artista per Alda Merini

2007 – Montecosaro (MC), Complesso Agostiniano, “Ri-tratti della Memoria” a cura di Antonio D’Amico

2006 –“Megamosaico della Pittura Italiana”, Mostra itinerante nazionale a cura di Philippe Daverio: Milano, Campus Bovisa; Potenza, Museo della Provincia; Venezia, Chiesa di San Gallo, Padiglione Italia

2005- Svizzera,Ginevra, CERN, “Arte e Scienza”;

– Germania, “Berlin Mailand Kunst Aus Zwei Metropolen”.


Fra le personali più recenti si ricordano:


2009- Milano, Spazio Tadini, “La Medusa delle periferie”

2008-Milano, Incontri in Biblioteca: Biblioteca di Baggio, “Territori della pittura”

– Milano, Galleria Eclettica, “Territori della Materia” a cura di Luca Nicoletti

– Rho, Galleria Officina dell’Arte, “Milano in quattro metri quadrati” a cura di Luca Nicoletti

2007- Milano, Studio Iroko “Angeli della periferia”

2006- Sesto San Giovanni (Milano), Centro Culturale “S. Valmaggi”;

– Francia, La Gaude (NICE) “Destination Peinture 2006”

2005- Castellanza (Mi), Galleria Fondazione Pagani “Tappe per una indagine”;

– Milano, Galleria Eclettica “ Tappe per una indagine”;

2003- Milano, Galleria Cortina;

poli3

La “zattera” dell’Arte di Gabriele Poli

Giulio Dotto

Conosco Gabriele Poli da quasi 15 anni, ma solamente in questi ultimi tempi, frequentando assiduamente il suo studio, ho avuto modo di apprezzare la sua opera e ancor più il suo carattere. Poli è il protagonista di una forte trasformazione artistica, una vera e propria “escalation” maturata, anno dopo anno, grazie al suo forte impegno e alla sua grande sensibilità verso il mondo che lo circonda. Personaggio attento alla vita di tutti i giorni e alla cose che sembrano tra le più semplici e banali dove riesce sempre a scoprire qualcosa di interessante, Gabriele Poli è anche un grande conoscitore e cultore delle opere del passato. Importanti, nella sua trasformazione artistica, sono stati i viaggi sia in Italia che all’estero dove, mete obbligate, sono sempre i Musei e le raccolte d’Arte. E’ al Louvre di Parigi che tra le tante bellezze, è stato affascinato dalla mastodontica tela “Le radeau de la Méduse” il celebre quadro di Théodore Géricalut, che racconta il naufragio della Medusa, una fregata della Marina Francese che in rotta verso il Senegal, il 2 luglio 1816, s’incagliò provocando poi una tragedia. La tela che rappresenta una delle prime opere della neonata Scuola Romantica, per il modo e la drammaticità in cui l’autore aveva narrato il fatto, suscitò proteste e polemiche in Francia. La tela di Géricault ha scosso anche la sensibilità di Poli che ha voluto realizzare la sua “Zattera della Medusa”, l’opera principale di questa Mostra dove è possibile apprezzare il cammino, di un percorso artistico sempre in ascesa, ricco dei momenti della sua costante e affannosa ricerca. Le sue tematiche, come gli “Angeli di periferia”, le “Aree dismesse”, le “Memorie dell’asfalto”, i “Caruggi”, i “Paesaggi mediterranei” o le “Fenici”, sono dei “punti cardinali” della sua Arte che, partendo sempre dalle cose più semplici, a volte anche dimenticate, grazie alla sua tavolozza e attraverso un dinamismo fatto di luci ed intrecci matrici, si muovono e prendono vita.

Rispondi

CASA MUSEO in memoria di EMILIO TADINI- arte, cultura, eventi – Milano