DIRITTI UMANI: presentazione del libro LA FABBRICA DEL PANICO di Stefano Valenti serata in collaborazione con l’associazione per i Diritti Umani

PER LA RASSEGNA DIRITTI AL CENTRO: MORIRE DI LAVORO

A DURA DELL’ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI

 la fabbrica del panicoVENERDI’ 10 OTTOBRE ore 19.00 Stefano Valenti, presenta il suo libro vincitore del premio Campiello Opera Prima “La fabbrica del panico”, con la proiezione del cortometraggio omonimo

L’Associazione per i Diritti Umani presenta il secondo appuntamento della manifestazione intitolata “DiRITTI AL CENTRO”, che affronta, attraverso incontri con autori, registi ed esperti, temi che spaziano dal lavoro, ai diritti delle donne in Italia e all’estero, i diritti dei minori, la condizione dei detenuti , la disabilità.

In ogni incontro l’Associazione per i Diritti Umani attraverso la sua vicepresidente , Alessandra Montesanto, saggista e formatrice, vuole dar voce ad uno o più esperti della tematica trattata e, attraverso uno scambio, anche con il pubblico, vuole dare degli spunti  di riflessione sull’attualità.

In questo incontro dal titolo “Morire di lavoro” si affronta il tema del Lavoro (con la L volutamente maiuscola) alla presenza di Stefano Valenti, autore del romanzo “La fabbrica del panico”, vincitore del premio Campiello Opera Prima e con la proiezione del cortometraggio omonimo. Cosa vuol dire lavorare in fabbrica? I diritti negati degli operai; le morti di Stato e molti altri argomenti verranno approfonditi grazie alla parola scritta e al raconto in prima persona dell’autore.

Stefano Valenti ha tradotto numerosi libri sia di narrativa sia di saggistica per diverse case editrici (fra cui Questo non è un Manifesto di Michael Hardt e Antonio Negri, Feltrinelli, 2012 e Invecchiando gli uomini piangono di Jean-Luc Seigle, Feltrinelli, 2013). Ha ancora pubblicato con Feltrinelli La fabbrica del panico (2013), il suo primo romanzo, vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2014. Per i “Classici” ha tradotto Germinale (2013) di Émile Zola e Il giro del mondo in ottanta giorni (2014) di Jules Verne.

Il libro “La fabbrica del panico”

‟Immaginava di vivere senza la fabbrica e preparava il corpo con meticolosa accuratezza al grande evento, il momento fatale della separazione.”

Una valle severa. In mezzo, il lento andare del fiume. Un uomo tira pietre piatte sull’acqua. Il figlio lo trova assorto, febbricitante, dentro quel paesaggio. è lì che ha cominciato a dipingere, per fare di ogni tela un possibile riscatto, e lì è ritornato ora che il male lo consuma. Ma il male è cominciato molto tempo prima, negli anni settanta, quando il padre-pittore ha abbandonato la sua valle ed è sceso in pianura verso una città estranea, dentro una stanza-cubicolo per dormire, dentro un reparto annebbiato dall’amianto. Fuori dai cancelli della fabbrica si lotta per i turni, per il salario, per ritmi più umani, ma nessuno è ancora veramente consapevole di come il corpo dell’operaio sia esposto alla malattia e alla morte. Lì il padre-pittore ha cominciato a morire. Il figlio ha ereditato un panico che lo inchioda al chiuso, in casa, e dai confini non protetti di quell’esilio spia, a ritroso, il tempo della fabbrica, i sogni che bruciano, l’immaginazione che affonda, il corpo subdolamente offeso di chi ha chiamato ‟lavoro” quell’inferno. Ci vuole l’incontro con Cesare, operaio e sindacalista, per uscire dalla paura e cominciare a ripercorrere la storia del padre-pittore e di tutti i lavoratori morti di tumore ai polmoni. È allora che il ricordo diventa implacabile e cerca colori, amore, un nuovo destino.

Dai primi romanzi di Paolo Volponi nessuno è riuscito a ‟entrare” in fabbrica con la potenza, il nitore, la stupefazione di Stefano Valenti, e quello che sembra un mondo perduto torna come il rimosso infinito della sopraffazione.(Dal sito http://www.Feltrinelli.it)

 

Per informazioni:

Associazione Per i Diritti Umani
peridirittiumani@gmail.com
www.peridirittiumani.com

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